Femminicidio, alla radice del disagio

Come mai nella società russa la violenza domestica è tanto radicata, soprattutto nella provincia. Il commento dell'esperta Laura Zilio
Laura Zilio, studiosa della Russia
contemporanea e dei problemi
sociali del Paese
(Foto: archivio personale)

Una qualsivoglia analisi sulla società russa odierna non può prescindere da una considerazione basilare e dalle conseguenze che da essa derivano: la Federazione Russa dell’ultimo ventennio si caratterizza per le stridenti dispa­rità che rendono spesso difficile, soprattutto in ambito sociologico, caratterizzare in modo univoco una realtà tutt’altro che omogenea.

Il contrasto tra lo scintillio delle “due capitali” e la provincia russa; la crescente disparità tra i nuovi ricchi e una moltitudine di cittadini che vivono ai margini o appena sopra la soglia di povertà; i fortunati che hanno accesso a club privati, cliniche mediche all’avanguardia e scuole d’élite e una schiera di famiglie che, dopo i tagli al budget e la riduzione della spesa pubblica destinata ad istruzione e sanità, non riescono più ad accedere nemmeno all’assistenza di base e ai servizi essenziali.

Alle difficoltà materiali vanno poi sommati un forte disagio interiore e un marcato disorientamento della popolazione: le generazioni più adulte sbigottiscono davanti al progredire di credenze e mode spesso in contrasto con i valori con cui sono cresciute, apatiche e disilluse perché private improvvisamente dell’ideologia che le aveva guidate per decenni, senza che essa fosse sostituita da alcunché di alternativo; i giovani sono invece alla ricerca di riscatto sociale ed economico ad ogni costo, pur nell’impossibilità di poggiare le loro esistenze sul supporto di solide basi familiari e identitarie. Considerato un tale contesto, non sorprende riscontrare una crisi esistenziale e un esteso disagio familiare che portano la Federazione Russa a essere uno dei Paesi con un alto tasso di violenza domestica sulle donne.

Il ruolo della donna nella società russa odierna è il frutto dei settant’anni di comunismo che, grazie alla garanzia di accesso all’istruzione superiore e al mondo del lavoro, con considerevoli sostegni alla maternità e una fitta rete di asili, scuole, mense e consultori, ha portato a un tasso molto elevato di scolarizzazione femminile e a un altrettanto ampio inserimento della donna nel mondo del lavoro. Oggi, a causa dell'elevato numero di decessi dei maschi russi in età lavorativa, la sopravvivenza di migliaia di famiglie russe dipende da madri e nonne.

La debole sensibilizzazione della società russa alle problematiche sociologiche, considerate meno rilevanti in un momento sconvolgente di transizione come quello degli ultimi due decenni, ha giu­stificato sinora le lacune della legislazione russa circa le violenze domestiche. Inoltre, la scarsa fiducia della popolazione che emerge dai sondaggi nei confronti della polizia e, in generale, degli organi di pubblica sicurezza spiegano, in parte, la debole propensione delle donne russe alla denuncia degli abusi.

L'autrice è una studiosa della Russia contemporanea e dei problemi sociali del Paese

L'intervento è stato pubblicato nell'edizione di "Russia Oggi" del 30 maggio 2013

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie