Lo stop agli Ogm

A partire dal 1° gennaio 2017 l’ingegneria genetica potrà essere utilizzata solo per test e ricerche di carattere scientifico.

A partire dal 1° gennaio 2017 l’ingegneria genetica potrà essere utilizzata solo per test e ricerche di carattere scientifico.

: Sergej Malgavko/RIA Novosti
La Russia ha proibito la coltivazione di organismi geneticamente modificati. Una scelta che porterà la Federazione a diventare un Paese “bio” o che causerà un passo indietro nel campo della ricerca scientifica?

Alla fine di giugno la Duma ha approvato un disegno di legge che vieta la coltivazione e la diffusione di piante e organismi geneticamente modificati. E anche il governo potrebbe a sua volta proibire l’importazione in Russia di prodotti Ogm, se verrà dimostrata la loro nocività per la salute dell’uomo e dell’ambiente. 

A partire dal 1° gennaio 2017 l’ingegneria genetica potrà essere utilizzata solo per test e ricerche di carattere scientifico. In caso di violazione della legge i pubblici ufficiali andranno incontro a una multa compresa tra i 150 e i 750 dollari e le persone giuridiche pagheranno una sanzione che potrà andare dai 1.500 ai 7.500 dollari. Finora in Russia era in vigore una moratoria sulla coltivazione degli Ogm che però non prevedeva sanzioni in caso di violazione delle norme.

Produttori soddisfatti e biologi scontenti

La legge è stata accolta con soddisfazione dai proprietari di aziende biologiche, che negli ultimi dieci anni hanno visto aumentare notevolmente i loro fatturati. “L’Ogm è un ottimo strumento per far sì che il mercato alimentare mondiale finisca sotto il controllo delle grandi multinazionali come il colosso americano della biochimica Monsanto che oggi produce quasi il  50% delle sementi Ogm”, sostiene Boris Akimov, fondatore della cooperativa agricola LavkaLavka.

A opporsi ai produttori è la comunità scientifica russa preoccupata che il divieto sugli Ogm nell’agricoltura possa avere delle ripercussioni negative anche sulla ricerca. “Tutti i genetisti progressisti saranno costretti a emigrare in Occidente”, afferma Stanislav Polozov, genetista molecolare.

Due scenari possibili

Ora si prospettano due diversi scenari: la Russia diventerà un paese bio o arretrerà nella ricerca scientifica?

Dopo l’introduzione del divieto di coltivazione e importazione di Ogm gli esperti russi delineano due scenari possibili per l’agricoltura. Secondo lo scenario positivo, la Russia potrebbe trasformarsi in uno dei maggiori produttori mondiali di cibi organici. Secondo quello negativo il Paese potrebbe arretrare nel campo della biotecnologia rispetto a Paesi leader nel mondo come gli Stati Uniti dove i prodotti con l’etichetta Organic costituiscono il 4,2% di tutta la produzione e la vendita al dettaglio. In Russia tale percentuale, secondo le stime di Ifoam, risulta, tra l’altro, di gran lunga inferiore, e la quota di aziende biologiche certificate sul mercato sfiora appena lo 0,1 %. 

A detta di Aleksandr Panchin, diventare una superpotenza bio facendo a meno dell’ingegneria genetica sarebbe una vera assurdità. “Gli esempi di casi in cui l’ingegneria genetica è servita ad aiutare i produttori biologici a realizzare prodotti più puliti si sprecano”. Molti Paesi utilizzano gli Ogm per ricavare ibridi e specie resistenti alla siccità, alle malattie, agli erbicidi, ai parassiti e a tutti i fattori nocivi dell’ambiente. “Oggi il 95% della soia e del mais coltivati in Brasile e in Argentina sono geneticamente modificati”, sostiene Aleksandr Gaponenko, direttore dell’Istituto di Biologia dello Sviluppo dell’Accademia delle Scienze russa. A suo avviso, attualmente in Russia specie e ibridi così resistenti non vengono praticamente creati.

Con l’introduzione del divieto degli Ogm il Paese dovrà affrontare un altro problema serio. “In Russia mancano per il momento le basi per la produzione delle sementi e tutte le sementi che si utilizzano nei campi russi sono d’importazione”, spiega Stanislav Polozov. “Nel caso in cui gli importatori si rifiutassero di venderci sementi non geneticamente modificate ciò potrebbe implicare serie conseguenze per noi che comporterebbero carestie e fame, perché non avremmo più niente da piantare”.

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