Immigrazione, leggi sempre più severe

Operai stranieri al lavoro nella regione di Rostov.

Operai stranieri al lavoro nella regione di Rostov.

: Valerij Matytsin/TASS
Negli ultimi anni oltre 500mila persone sono state espulse dal Paese e cresce il numero di visti di ingresso negati agli stranieri. Perché la normativa in Russia si sta facendo così rigida?

Aumentano le espulsioni di immigrati dal territorio russo. E sono sempre di più i visti di ingresso che vengono negati agli stranieri. La politica migratoria russa si sta facendo sempre più severa: una tendenza segnalata da alcuni attivisti del movimento per la tutela dei diritti umani, preoccupati per il rilevante aumento del numero di cittadini stranieri espulsi dal Paese. Ma da cosa dipendono queste restrizioni? Da una nuova ondata di tendenze xenofobe o dal tentativo di regolamentare il fenomeno dell’immigrazione?

Il motivo delle espulsioni

Così come si legge nel rapporto “Disciplina dell’espulsione amministrativa dal territorio della Russia: procedimento giuridico o deportazione di massa?”, presentato a maggio dal comitato “Grazhdanskoe sodeistvie” (Società civile), il numero dei cittadini espulsi dal Paese è bruscamente triplicato rispetto al 2012, arrivando a quota 137mila. Secondo le stime degli attivisti per i diritti umani, ricavate da statistiche pubblicate dai dicasteri russi, dal 2013 al 2015 i tribunali russi avrebbero espulso oltre 500mila persone per violazione delle norme amministrative.

Quasi tutte le sentenze (il 98%) sarebbero state emesse in base a due articoli approvati nella metà del 2013 che prevedono un inasprimento delle pene per la violazione delle norme d’ingresso, di permanenza e svolgimento delle attività lavorative degli stranieri in Russia. Come affermano gli attivisti, l’espulsione dal territorio russo anche per una “lieve violazione” di tali norme amministrative è da considerarsi ormai una prassi. Inoltre, sempre a detta degli attivisti, i tribunali nell’emettere le sentenze di espulsione violerebbero ripetutamente i diritti dei migranti in contrasto con le disposizioni di legge.

Fonte: Gaia RussoPaesi di provenineza dei migranti regolari in Russia. Fonte: Gaia Russo

Ad aumentare tuttavia non è solo il numero delle espulsioni, ma anche il numero di visti di ingresso concessi a cittadini stranieri. Secondo i dati dell’Ufficio federale dell’immigrazione, fino ad aprile 2015 sarebbe stato negato il visto d’ingresso in Russia a 1,3 milioni di stranieri.

Il fantasma dell’immigrazione clandestina

Come si rileva nel rapporto, le autorità ricorrerebbero alle espulsioni di massa per risolvere il problema dell’immigrazione clandestina. L’inasprimento delle leggi sull’immigrazione, a detta degli attivisti, costituirebbe per il Cremlino il “principale strumento di soluzione dei problemi geopolitici e interni”.

Le autorità, come si evince dal documento, soddisferebbero in tal modo la richiesta di una parte della popolazione russa che chiede la limitazione del numero di immigrati e riducendolo eserciterebbero pressioni sui Paesi di provenienza dei migranti. In Russia si trovano attualmente circa 10 milioni di lavoratori immigrati stranieri: l’80% di essi proviene dalle repubbliche ex sovietiche con le quali la Federazione Russa ha introdotto un regime senza visti.

Fonte: Gaia RussoFonte: Gaia Russo

La gravità delle violazioni

Tuttavia, nel rapporto non vengono riportati dei dati che spieghino le cause per cui gli stranieri sono espulsi dalla Russia e che mostrino il livello di gravità delle violazioni da loro commesse. Svetlana Gannushkina, in un’intervista concessa a Rbth, ha espresso al riguardo una serie di considerazioni. Il documento segnala solo le violazioni rilevate dagli attivisti dei diritti umani riguardo alle sentenze di espulsione emesse dai tribunali di Mosca. Ed è proprio Mosca, insieme a San Pietroburgo e alle due rispettive regioni, a detenere il primato di espulsioni di cittadini stranieri.

Alcuni media, spiegando qual è il rapporto delle autorità con i migranti, riportano il caso di un rifugiato siriano di cui si è occupato il comitato. Nel 2015 le autorità avevano rifiutato a Mohammed Shawa il prolungamento del permesso di soggiorno, dichiarando che doveva tornare in patria dal momento che ad Aleppo era stato ripristinato l’ordine. Nel rapporto non viene tuttavia riferito l’epilogo della vicenda, e non è chiaro se il profugo siriano abbia vinto la causa, ottenendo l’autorizzazione a rimanere in Russia, benché il contenzioso con l’Ufficio federale dell’immigrazione sia andato avanti per parecchi mesi.

L’inasprimento delle leggi

Aleksandra Dokuchaeva, direttrice della sezione Diaspora e migrazioni dell’Istituto di ricerca sui paesi della Csi, in un’intervista concessa a Rbth, precisa che esiste la possibilità di far ricorso contro le sentenze dei tribunali. Tuttavia, come rileva, si tratta di una procedura complessa che andrebbe semplificata, mentre i funzionari pubblici che approvano l’espulsione e negano il visto d’ingresso dovrebbero ammettere a loro volta le responsabilità riguardo ad errori eventualmente commessi.

L’esperta concorda con gli autori del rapporto sul fatto che negli ultimi anni si sta verificando un inasprimento della legislazione sull’immigrazione e che persino la violazione di una sola norma amministrativa può costituire un motivo per le sentenze di espulsione. Al contempo, la Dokuchaeva rileva che occorre riesaminare la questione alla luce del regime senza visti concordato tra le repubbliche ex sovietiche e la Russia e dei tentativi non troppo felici di controllare il problema dell’immigrazione. “Una normativa più severa sull’immigrazione è comunque meglio dell’assenza totale di controlli sulla presenza di cittadini stranieri nel territorio russo. Non vedo altri meccanismi possibili, occorre regolamentare la materia,” puntualizza la Dokuchaeva.

La situazione in Europa e negli Stati Uniti

Secondo l’esperta, la politica della Russia in materia di espulsioni e divieti d’ingresso non appare anomala alla luce della normativa giuridica degli altri Paesi. In realtà, a giudicare dai dati pubblicati nella statistica ufficiale dell’Ue, nel 2014 le sentenze di espulsione hanno colpito 470mila cittadini di 28 Paesi del blocco. Tuttavia, fino a qualche anno prima il numero di cittadini stranieri espulsi aveva raggiunto i 600mila. Nel 2014 a detenere il primato in questo campo sono state la Francia con 87mila espulsioni e la Grecia con 74mila.

Anche le cifre che riguardano i divieti d’ingresso nei paesi Ue sono considerevoli. Nel 2014 nei Paesi del blocco europeo è stato negato il visto d’ingresso a circa 300mila cittadini stranieri. Tuttavia, negli anni precedenti la sola Spagna aveva rifiutato il visto a 510mila cittadini stranieri.

Le cifre degli Usa, confrontate con quelle europee, parlano di oltre 400mila espulsioni dal Paese. L’amministrazione Obama a partire dal 2009 ha espulso oltre 2,5 milioni di stranieri.

 

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