Putin: Solo insieme si può crescere

Il Presidente russo Vladimir Putin risponde alle domande dei giornalisti (Foto: Mikhail Klemntiev/RIA Novosti)

Il Presidente russo Vladimir Putin risponde alle domande dei giornalisti (Foto: Mikhail Klemntiev/RIA Novosti)

L’intervista dell'agenzia stampa TASS al Presidente russo. “I problemi possono essere risolti soltanto cooperando”

Sta per prendere parte all'ennesimo summit G20. In quale misura è attualmente richiesto questo formato e fino a che punto è ragionevole che i paesi membri del gruppo 20, il cui scopo è quello di collaborare e sviluppare l'economia globale, introducano sanzioni contro uno dei partecipanti stessi del gruppo?

Se questo formato sia richiesto oppure no? Io penso che sia richiesto. Perché? Perché è una piattaforma dove ci si può incontrare, valutare tanto le collaborazioni bilaterali, quanto le questioni globali e perlomeno cercare di arrivare a una comprensione comune del problema e di una sua possibile risoluzione, indicare un percorso di lavoro congiunto. Questa, ecco, è la cosa principale, perché contare sul fatto che tutto ciò di cui si parla si concretizzi, è assolutamente irrealistico, tenendo a mente che le risoluzioni stesse non hanno carattere vincolante. In parte non vengono neppure eseguite. E in particolare non vengono adempiute laddove e quando esse non coincidano evidentemente con gli interessi di qualcheduno, e qui il discorso riguarda innanzitutto i giocatori globali. Ad esempio, da uno dei Venti era stata presa la decisione di rafforzare il ruolo delle economie emergenti nell'attività del FMI in merito alla ridefinizione delle quote. Il Congresso degli USA decise di bloccare questa risoluzione, e il discorso fu chiuso lì. E i negoziatori, nostri partner, dicono: beh, noi ne saremmo lieti, noi sottoscriveremmo, noi prenderemmo questa decisione, ma il Congresso non permette. Ed ecco qui tutta la risoluzione.

Nondimeno, il fatto stesso che questa decisione sia stata formulata e che tutti i partecipanti della vita internazionale all'interno della cornice del G20 abbiano convenuto che questa fosse giusta e che corrispondesse ai realia attuali, tutto ciò predispone già in un certo modo l'opinione comune internazionale e le menti degli esperti e con tutto questo bisogna fare i conti. E già il solo fatto che il Congresso USA abbia rifiutato di accettare questa legge dimostra che sono proprio gli USA a voler estraniarsi dal contesto comune di risoluzione dei problemi che stanno di fronte alla società mondiale. Di questo però nessuno vuol fare memoria. La speculazione sul proprio monopolio nei mezzi di informazione di massa soffoca questa informazione, ed è come se essa non esistesse.

Capisce, tutti parlano di problemi correnti, come quello delle sanzioni, i problemi con la Russia, ma di fatto, sul piano globale, in questo concreto caso, sono gli Stati Uniti a non cooperare. Questa, volendo parlare a proposito, è la cosa fondamentale. E non viene presa in considerazione.

Questo però non significa che si tratti di un formato inutile, io ho già spiegato il perché. I benefici ci sono.

Forse si potrebbe rendere queste risoluzioni vincolanti? 

Questo non è possibile. Sa, simili esempi nella pratica internazionale non esistono. Fatta eccezione per le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza nella sfera stessa della sicurezza internazionale. Ma tutto questo è stato sviluppato nelle condizioni estremamente complesse della sanguinosa Seconda Guerra Mondiale. Immaginare che al giorno d'oggi possano sorgere simili meccanismi nuovi che garantiscano l'esecuzione delle decisioni, tanto più nella sfera economica, è semplicemente irreale. Ma, ripeto, tutto ciò porta comunque carattere morale-politico-economico. E già di per se stesso, non è male.

Ed ora, per quanto riguarda il fatto che alcuni paesi dei Venti promuovano, attraverso gli stessi membri del G20, sanzioni contro la Russia: certamente, questo contraddice anche il principio di funzionamento del G20 e non solo i suoi principi di lavoro, ma anche il diritto internazionale, dal momento che le sanzioni possono essere introdotte nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e del suo Consiglio di Sicurezza. E, ancora di più, ciò si contrappone ai principi del WTO, all'accordo generale sulle tariffe e il commercio, il cosiddetto GATT. Sono stati gli Stati Uniti a fondare un tempo questa organizzazione e ora sono essi stessi a violarne grossolanamente i principi. Tutto questo è dannoso e certamente ci porta una certa perdita, ma è dannoso anche per loro, perché, in sostanza compromette l'intero sistema di rapporti economici internazionali. Io spero tanto, confido, nel fatto che tutto questo infine verrà compreso e che rimarrà nel passato.

All'interno del G20 si è ora creato un certo equilibrio di forze: da una parte, il gruppo dei 7, dall'altra i BRICS e altri stati satelliti. Partendo dall'assunto che, come ha detto Lei, ciascuno difenda i propri interessi, come lo trova questo assetto di forze: è questa la controversia da cui spunta la verità o è fondamentalmente un nuovo contrapporsi di due blocchi?

Innanzitutto, mi sembra che sarebbe molto male se si cominciasse di nuovo a creare dei blocchi. È estremamente anticostruttivo e persino dannoso per l'economia mondiale. Noi stiamo parlando di economia adesso?

Di economia, che è sempre più influenzata oggi dalla politica.

Questo è vero. Ma ad ogni modo il G20 è prima di tutto un forum economico. E io propongo di spostare lì il centro di gravità della nostra conversazione. Ecco, vorrei rivolgere l'attenzione su una cosa. Io ho già menzionato il WTO che ha stabilito determinate regole di gioco. È stato creato così un meccanismo come il FMI. Sono in corso discussioni per il perfezionamento dei meccanismi finanziari internazionali e il miglioramento dei rapporti commerciali. Lei sa che il cosiddetto Doha Round di negoziati all'interno del WTO si trova in sostanza in un vicolo cieco. Perché? Per le differenze di approccio e i diversi interessi tra le economie emergenti e le economie consolidate, inoltre si creano squilibri nell'ambito dei flussi di merci. Ecco nelle economie consolidate c'è abbastanza capitale libero e la questione sta nella distribuzione effettiva ed affidabile, nella distribuzione sicura di questi capitali in quelle regioni e in quelle economie del mondo che garantiranno la stabilità, difenderanno la proprietà e genereranno un qualche profitto capace di recare queste o altre entrate alle economie sviluppate. Per questo motivo gli uni esportano il capitale, mentre i paesi emergenti formano i flussi di merci.

Gli uni hanno bisogno di essere certi che i loro capitali siano ben collocati, mentre gli altri, che risultano essere i recipienti di questi capitali, devono essere certi che le regole del gioco non cambino secondo i capricci di chi esporta il capitale, specie se politici.

Ma tutti devono comprendere che l'intera economia mondiale e le finanze oggi si trovano in esclusiva dipendenza l'una dalle altre. Nel nostro caso, ad esempio, i partner hanno limitato l'accesso dei nostri istituti di credito ai mercati finanziari internazionali. Per via del fatto che noi attiriamo capitali dai mercati finanziari internazionali, i nostri istituti di credito finanziano le nostre compagnie che acquistano produzione finita da queste stesse economie consolidate e garantendo anche i posti di lavoro, nonché la sfera sociale e la crescita dell'economia. Se non smetteremo di fare questo, significa che là ci saranno scompensi. Si tкatta di cose molto profonde che non sono evidenti al primo sguardo, in superficie.

Grazie alla nostra collaborazione con la Germania, lì vengono assicurati 300 mila posti di lavoro. Ma non dovessero esserci più ordini lì, il discorso è chiuso. Sì, forse ci potrebbe essere un ri-orientamento, ma bisogna capire verso che cosa. Non è una questione semplice.

Per questo motivo bisogna risolvere tutti questi compiti che si presentano, le difficoltà (e ce ne sono molte) insieme. Ma se invece proseguiamo per un'altra via... Ecco ora gli Stati Uniti stessi parlano della creazione di due unioni: una Transatlantica e l'altra Transoceanica. Se queste andranno a costituire qualche sorta di gruppi chiusi, questo in fin dei conti porterà non ad un'eliminazione, bensì a un inasprimento degli squilibri nell'economia mondiale. E noi, certamente, siamo contro simili sbilanciamenti, noi siamo perché si lavori insieme. Queste domande possono essere risolte soltanto cooperando.

Ancora venti, trenta, cinquanta anni, fa la situazione era diversa. Perché io affermo con tanta sicurezza che le cose possono essere risolte solo insieme? A parità di potere d'acquisto, il PIL congiunto dei paesi BRICS è ancora di più dello stesso coefficiente nei paesi del G7: se i BRICS hanno, io credo, 37,4 miliardi di dollari, i paesi G7 ne hanno 34,5. E ora prendere e dire: “No, noi adesso tratteremo separatamente così e così e voi lì come vi pare”? Non vi sarà altro che squilibrio così in futuro. Se vogliamo trovare soluzioni: bisogna farlo insieme.

Ora parlano della comparsa del nuovo G7, per l'appunto BRICS, Indonesia, Turchia e Messico. Che cosa ne pensa, questo formato ha un futuro?

Io l'ho già detto: bisogna risolvere le questioni insieme, perché tutto è interconnesso nel mondo attuale e se si vogliono costituire delle unioni regionali, come noi ad esempio lo stiamo facendo, l'Unione Economica Euroasiatica con la Bielorussia e il Kazakistan, lo si può fare solo come complemento agli strumenti globali già esistenti che devono funzionare secondo le stesse leggi globali.

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