Tra voli e cadute, sale l’indice di gradimento di Putin

Vignetta di Alexei Iorsh

Vignetta di Alexei Iorsh

Per il terzo mese consecutivo il Presidente russo conquista il record di popolarità nei sondaggi. Il sociologio Denis Volkov analizza il livello di gradimento del capo del Cremlino negli ultimi anni

Nei primi mesi del 2014 la percentuale della popolazione russa che sostiene le azioni del Presidente Vladimir Putin è passata dal 65% di gennaio all'82% di fine di aprile. Contemporaneamente si è registrato un aumento dell’indice di gradimento del governo, della disponibilità a votare per il partito del premier e dei fattori generali di ottimismo.

Inizialmente la popolarità del Presidente era aumentata di quattro punti per merito della vittoria del paese ai Giochi Olimpici. L’intromissione della Russia nelle vicende ucraine e l’annessione della Crimea hanno fatto crescere di altri 11 punti il consenso. E infine, la linea diretta televisiva col capo del Cremlino, quasi interamente dedicata alla situazione in Crimea e Ucraina, ha consentito a Putin di consolidare il successo dell’operazione a suo vantaggio. Ciò ha fatto sì che l’indice di gradimento presidenziale conquistasse ancora un paio di punti di percentuale, in un momento in cui gli altri rating hanno cominciato a calare.

L’annessione della Crimea ha fatto aumentare l’indice di gradimento per una serie di ragioni. La minaccia di un conflitto militare produce sempre dovunque la necessità di schierarsi dalla parte dei “nostri” contro gli “altri”, coagulando inevitabilmente i consensi della popolazione attorno alla leadership del paese. Il “ritorno” – così come l’ha definito Putin – della penisola di Crimea nella compagine russa non solo è percepito dalla maggioranza dei russi come un giusto risarcimento storico, che allevia in parte lo spettro del dolore per la perdita di status di “superpotenza” della Russia, ma ha in sé anche qualcosa di nobile. L’idea che la Crimea dovesse tornare a far parte della compagine russa e che la leadership russa dovesse tutelare gli interessi dei russi nello spazio post-sovietico aveva cominciato ad affermarsi già all’inizio degli anni '90.

 
Il codice Putin

Una maggioranza schiacciante di cittadini è convinta che la Russia abbia offerto il suo aiuto alla popolazione russofona, difendendola da un’ineluttabile fine per mano dei “fascisti” e “nazionalisti” giunti al potere in Ucraina, teoria del resto accreditata ormai da parecchi mesi dai maggiori canali televisivi russi. Inoltre, secondo l’opinione della maggior parte dei russi, i governi dei paesi occidentali non farebbero che ostacolare la regolamentazione della crisi, perseguendo solo i propri sordidi interessi. La “storia ucraina” è proposta alla popolazione russa in una versione più attraente e corretta che differisce fortemente dalla visione che di essa si ha nei paesi europei e negli Stati Uniti. 

Infine, il fattore essenziale è che, secondo la maggior parte dei russi, l’annessione della Crimea e l’intromissione della Russia nelle vicende dell’Ucraina non ha comportato alcun prezzo. Alle sanzioni volute dall’Occidente i russi non credono, né del resto sono in grado di valutare le loro conseguenze dal momento che nei notiziari serali non se ne fa praticamente cenno. Ed è proprio dai notiziari – in primo luogo da quelli dei tre maggiori canali televisivi – che il 90% dei russi attingono informazioni su quanto avviene nel paese e nel mondo. A utilizzare internet a tale scopo è solo il 15-20% della popolazione, e anche qui il pubblico di utenti delle fonti di informazione indipendenti e di qualità, che offrono una pluralità di punti di vista sulla realtà, rappresenta solo una minima percentuale. La schiacciante maggioranza dei russi non ha accesso a fonti d’informazione alternative a quelle ufficiali.

L’indice di gradimento di Putin non è volato solo in primavera, ma livelli record erano già stati raggiunti nel 1999 dopo le esplosioni nei palazzi alla periferia di Mosca e all’inizio della seconda guerra cecena, quando il consenso per le azioni di Putin era balzato dal 31 all’80% e anche nel 2008, al tempo della guerra russo-georgiana, quando a settembre il rating del Presidente aveva toccato il vertice record dell’88%.

Tuttavia, accanto a questi importanti episodi si erano registrati decine di eventi minori (accompagnati da campagne d’informazione e di propaganda) che avevano indubbiamente contribuito ad accrescere la popolarità della prima carica dello Stato. Ricordiamo, tra gli altri lo scandalo estone del “Soldato di bronzo”, l’importazione di carne avariata dalla Polonia, gli scandali legati allo spionaggio inglese e americano, ecc. Qualunque conflitto in politica estera di qualche rilievo è stato utilizzato dai tecnocrati del Cremlino per far aumentare l’indice di gradimento. In questo caso, come in quello della Crimea, il regime politico russo ha mostrato la sua immensa capacità di adattarsi al cambiamento.

Tuttavia, senza addentrarsi nei dettagli, nei quindici anni di evoluzione del rating, durante i quali Putin ha ininterrottamente ricoperto la carica di premier e di presidente si possono distinguere due fasi principali: un primo periodo di crescita (dal 1999 al 2008, con un intervallo nel 2004), a cui ha fatto seguito un altro periodo di caduta della popolarità. Nel corso di tre anni, dal 2008 al 2011, Putin ha perso circa un terzo dei consensi. Il livello minimo di popolarità l’ha raggiunto nel dicembre 2011, quando nelle maggiori città russe ha avuto inizio l’ondata di proteste contro i brogli elettorali (allora il 63% dei russi appoggiava la politica di Putin, mentre il 36% era contrario). Poi la campagna per le presidenziali aveva temporaneamente migliorato il rapporto verso Putin, ma successivamente, per un anno e mezzo, fino al febbraio 2014, il rating non è praticamente cambiato, oscillando intorno al 65%. In altri temini, nessuna mobilitazione temporanea dell’opinione pubblica è riuscita a infrangere questo trend di lunga data, determinato dall’economia. La vicenda della Crimea ha migliorato per qualche tempo agli occhi dei russi l’immagine dei politici, senza però influire in alcun modo sulle valutazioni in merito alla situazione economica. È proprio per tale ragione che per la durata della popolarità di Putin e della stabilità del sistema politico saranno determinanti i ritmi della crescita economica.

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