Teniamoci stretto Depardieu

Vignetta di Natalya Mikhailenko

Vignetta di Natalya Mikhailenko

Lo scrittore russo Viktor Erofeev parla della mentalità francese

Il gesto surrealista di Gérard Depardieu - il primo francese di fama mondiale a prendere la cittadinanza russa - è molto più sensato (e insensato, allo stesso tempo) di quanto potrebbe sembrare a prima vista. È impossibile riuscire a capire il gesto del famoso attore francese senza prima analizzare l'anima francese.

L'anima francese, così come quella russa, è intrinsecamente polarizzata, anche se in un modo tutto suo. Da un lato, è ribelle, rivoluzionaria e capricciosa. È Marianne, il “Trionfo della Repubblica”. Dall’altro, è incline all’ambizione che sfocia nella vanità e si riversa nell’egocentrismo, nel distacco e nell’autocompiacimento.

Il francese è pronto a difendere i principi democratici più radicali ma, al tempo stesso, sarà lieto di cercare la compagnia di re, principi, oligarchi, attrici di Hollywood, e altri personaggi influenti. La sua anima francese non è riscaldata dal potere degli altri, bensì dal proprio.

Per coronare il tutto, è un patriota innato di un Paese così favolosamente bello, glorioso e immacolato, come la pelle profumata di una dama dell’alta società, che si infuria non appena la sua amata Francia si comporta in modo sconveniente: come quando, ad esempio, si prostra ai piedi dell’America o ogni volta che si discosta da quella che è la sua predestinazione divina e volterriana.

Depardieu si inserisce perfettamente in questo amalgama di sentimenti e in questo vortice di ideologie. Figlio di un lattoniere comunista, Depardieu ricorda ancora quando suo padre ascoltava Radio Mosca, e crede ancora che noi russi - l'avanguardia del comunismo mondiale - viviamo sulla cuspide di una beatitudine indicibile. Il comunismo ha affascinato diverse personalità francesi di spicco, da Picasso (spagnolo di nascita) ad Aragon, e può essere paragonato a una spezia d’importazione che viene spolverata su un tipico piatto francese.

Agli occhi di Depardieu, i russi stanno, in questo momento, zoppicando verso un futuro più luminoso, ma il suo gesto è legato al fatto che anche la Francia, in realtà, ha incominciato a zoppicare. Il popolo francese ha eletto un presidente socialista, che aveva in programma l’introduzione di una serie di imposte terribilmente assurde che andavano a intaccare i patrimoni dei pesci grossi del Paese, causando, di conseguenza, la loro fuga all’estero. Indipendentemente dal fatto che tali imposte fossero state davvero in grado di risollevare l'economia francese (anche se ciò è molto improbabile), il principio qui è importante.

I ricchi, al solo sentire menzionare la nuova tassa, sono scappati in tutte le direzioni. Depardieu era una delle vittime di questa sciocchezza fiscale, che è stata subito respinta, ma che ha dimostrato come la Francia di oggi non sia più quella di una volta. Figlio, non solo di un lattoniere comunista, ma anche dei disordini di Parigi del 1968, anche Depardieu, protagonista di molti film acutamente anti-borghesi e di natura sessuale, icona della “francesità” e dello spirito bohémien, nonché umorista e a volte clown, sente che qualcosa non va.

Alla ricerca di una via d'uscita, ha abboccato volentieri alla nostra esca russa. Il Cremlino, stufo di tutte le chiacchiere riguardanti la fuga all'estero della classe creativa russa per sfuggire alle leggi autoritarie e repressive, ha saputo approfittare della vicenda per sferrare un “coup” propagandistico.

Depardieu ha, inoltre, inflitto, un duro colpo all’orientamento anti-russo del giornalismo francese, che aveva fatto di tutto per prendere in giro i tentativi della Russia di diventare un Paese civile (in alcuni casi, in effetti, era stato divertente) fino quasi a inculcare nel cuore dei francesi, un odio per la tirannia ... e poi, invece, è successo questo fatto! Ciò significa che gli argomenti della stampa francese non erano stati, dopotutto, così convincenti?

In realtà, si dovrebbe guardare a come i francesi si relazionano con la Russia. A mio avviso, il loro atteggiamento assomiglia a una torta di quattro strati. Lo strato superiore di questa torta è quello più nocivo. Si tratta dello strato politico. La Francia, nonostante un paio di alleanze temporanee con la Russia, è pronta a etichettarla quale minaccia dispotica e imperiale.

Il secondo strato contraddice il primo. I francesi conoscono e amano la cultura russa. Depardieu ha basato la sua decisione proprio sulla cultura russa, citando l'esempio di Valery Gérgiev.

Il terzo strato è rappresentato dalla vecchia ed eterna Russia: un simulacro immortale e mitico, generatore di idee e di cose, dal lusso delle stanze del Cremlino al filetto alla Stroganoff, dalla Transiberiana alla balalaika, dal caviale alle bellezze russe in abiti folkloristici. La natura “sui generis” della cultura russa è tenuta in grande considerazione anche a Parigi.

Il quarto strato è il calore delle relazioni russe e dell’amicizia russa: i brindisi, le conversazioni in perfetto stile Karamazov, le donne accessibili o inaccessibili (a seconda di con chi si parli). È uno strato positivo che risulta disponibile a livello personale, anche ai giornalisti francesi.

E c'è dell’altro; ma in questo caso non si tratta di uno strato, bensì di un numero da circo. La Russia è l'anti-Francia, in un senso buono e cattivo. Tutto è sottosopra, come in Chagall – ed è per questo che le sue varie manifestazioni, tra cui anche il comunismo, sono così seducenti.

Se si banalizza il primo strato, lo si rovescia e ci si affeziona (i francesi amano il formaggio puzzolente!), proprio come ha fatto Depardieu con la forza della sua stessa retorica, allora la torta risulterà essere un po’ insolita, ma, comunque, gradevole al palato.

Depardieu va seguito molto da vicino. Va tenuto bello stretto! Chissà: forse proprio grazie alla sua presenza in Russia, il Paese si dirigerà verso un risveglio, l’ordine sarà ristabilito e la felicità recuperata. Dobbiamo fare di tutto pur di non deludere questo fantastico attore amato da tutti: tirare a lucido il Paese in modo che torni a brillare, portarlo dal barbiere a farsi barba e capelli, piantare rose rosse, organizzare (a dispetto di tutto) una società civile, e lanciare razzi in cielo… In caso contrario, ci scapperà via, il mascalzone!

Per leggere l'articolo in versione originale cliccare qui

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie