Il Presidente siriano Bashar al-Assad, a sinistra, e il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
: ReutersHa suscitato non poco clamore la dichiarazione del Presidente turco Recep Tayyp Erdogan fatta il 29 novembre durante un convegno a Istanbul: “Siamo venuti in Siria per porre fine al governo del crudele tiranno Bashar Assad, che ha costruito un Paese basato sul terrore”. Le truppe turche sono infatti stanziate nel nord della Siria dall’agosto di quest’anno. A poche ore da questa dichiarazione, l’amministrazione Erdogan si è affrettata a raffreddare i toni, comunicando che le parole del Presidente non devono essere interpretate alla lettera.
Un’affermazione che ha avuto parecchia risonanza in Russia poiché uno degli alleati principali del Presidente siriano è proprio Mosca. E le relazioni tra Ankara e il Cremlino sono state ripristinate da poco, dopo l’incidente del caccia russo Su-24. In questo contesto, un nuovo conflitto provocato dal problema siriano potrebbe assumere contorni minacciosi.
Erdogan ha accennato per la prima volta a una guerra contro Assad, mentre finora si era limitato a far presente che la Turchia si trovava in Siria per combattere l’Isis. A detta di Yurij Mavashev, coordinatore della sezione politica del Centro di studi sulla Turchia contemporanea, la sua gaffe improvvisa potrebbe essere dettata dalla morte di tre soldati turchi dovuta presumibilmente a un attacco dell’artiglieria siriana.
I soldati turchi sono morti a seguito di un bombardamento avvenuto lo scorso 24 novembre in un quartiere della città di al-Ba, nel nord della Siria, nell’anniversario dell’attacco contro il caccia russo Su-24. La Russia nega di essere implicata nell’incidente, mentre Damasco mantiene un ufficiale riserbo
Secondo Mavashev, la Turchia ritiene la Siria responsabile della morte dei soldati e propria questa potrebbe essere la motivazione che ha spinto Erdogan a rilasciare quella dichiarazione. “Dinanzi ai suoi alleati Erdogan non può far passare sotto silenzio l’incidente. Vuole rassicurarli che tutto sta procedendo secondo i piani e che non ha intenzione di abbandonare le sue posizioni sulla Siria”.
“Considererei la sua dichiarazione come l’esito di un attacco di nervi, una reazione del tutto emotiva. Erdogan è un uomo impulsivo”, sostiene il turcologo Viktor Nadein-Raevskij, direttore del Centro di studi orientali e diplomazia pubblica dell’Accademia delle Scienze russa. Ma, a suo avviso, a infastidire Erdogan potrebbero essere stati gli ultimi successi dell’esercito lealista ad Aleppo dove i ribelli alleati con la Turchia stanno subendo delle sconfitte.Prima delle ultime dichiarazioni, ricorda Vladimir Avatkov, Erdogan era apparso coerente nelle critiche rivolte ad Assad. “La Turchia fin dall’inizio del conflitto si è mostrata favorevole a un cambio di regime in Siria. È stata uno dei primi paesi a proclamare che Assad è un dittatore e che deve andarsene”. Per tale ragione la dichiarazione di Erdogan non risulta in contraddizione con la sua tradizionale linea politica tanto più che oggi l’esercito turco e l’esercito siriano si trovano pericolosamente vicini nel nord della Siria.
Tuttavia, Yurij Mavashev dubita che Siria e Turchia possano scatenare un conflitto di vaste proporzioni. “Damasco non dispone di un potenziale adeguato per ingaggiare una guerra contro un avversario così temibile come l’esercito turco. E i turchi, a loro volta, non possono combattere contemporaneamente contro l’Isis, i curdi e Damasco”, osserva l’esperto. A suo avviso, sarebbero possibili solo delle scaramucce locali.
I rappresentanti russi hanno reagito con cautela alle parole di Erdogan. La portavoce del Ministero degli Interni, Marya Zakharova, ha rilevato che la dichiarazione del Presidente turco non aveva alcun carattere ufficiale e si è astenuta dal fare commenti. Mentre lo speaker del Presidente della Federazione Russa, Dmitrj Peskov, ha ammesso che questa “grave” dichiarazione “ha colto tutti di sorpresa” precisando che dovrà essere oggetto di discussione. Tuttavia, Peskov si è trattenuto dall’abbandonarsi alle critiche, sottolineando che Putin ed Erdogan “hanno costanti contatti riservati”.
I turcologi osservano che tra Russia e Turchia esistono precisi accordi sulla Siria. La Russia appoggia l’esercito di Assad nella regione di Aleppo e la Turchia combatte contro l’Isis e i curdi nei territori di confine e i due Paesi cercano di non invadere “le aree di responsabilità” altrui. “Erdogan non deve uscire dal quadro degli accordi, benché in lui sia evidente tale desiderio”, sostiene Viktor Nadein-Raevskij che subito avverte: a volte il comportamento del leader turco è difficilmente prevedibile.A suo avviso, nella controversia tra Damasco e Ankara Mosca cerca di astenersi da dichiarazioni e azioni troppo radicali. “La Russia cerca di preservare la sua neutralità esterna, preferendo invece negoziare dietro le quinte prima con l’una e poi con l’altra parte” sostiene Mavashev.
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