I ministri degli Esteri della Nato riuniti a Bruxelles hanno deciso di invitare il Montenegro ad entrare nell'Alleanza come 29mo Paese membro.
APIl 2 dicembre il Consiglio della NATO ha preso la decisione di avviare le trattative con il Montenegro sulla questione di un probabile ingresso di quest'ultimo nelle fila dell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord. Gli esperti russi hanno reagito in maniera piuttosto precisa a questa notizia.
“Mi congratulo con il Montenegro. Si tratta dell'inizio di una formidabile unione”, ha dichiarato il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, il 2 dicembre, dopo l'annuncio della decisione di avviare le trattative con Il Montenegro in merito alla questione di un possibile ingresso del Paese nella NATO. Nella dichiarazione congiunta dei ministri della NATO, è stato evidenziato che “il partenariato fra il Montenegro e la NATO consentirà di innalzare il livello di sicurezza nella regione, nonché dell'Alleanza nel complesso”.
Stoltenberg ha voluto sottolineare che la decisione “non è diretta contro la Russia, ma riguarda soltanto il Montenegro e la NATO”.
Una reazione prevedibile
La reazione della Russia all'espansione della NATO sul conto del Montenegro era definita da tempo. Ancora nel 2011, il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov si era espresso su questa questione, dichiarando che l'entrata del Paese balcanico nell'Organizzazione non avrebbe regalato maggiore sicurezza né alla regione, né all'Alleanza in generale; nel 2014 egli definì questo possibile coinvolgimento del Montenegro nella NATO un gesto “irresponsabile e provocatorio”.
Alla metà di novembre, la Duma di Stato è intervenuta con un messaggio rivolto al Parlamento del Montenegro, come pure ai rispettivi parlamenti dei Paesi membri della NATO e dell'OSCE. Nel testo si metteva in evidenza che “la tendenza del regime di Milo Djukanovic, uomo che governa il Paese già da 25 anni, verso l'ingresso nella NATO contrasta con la volontà della maggioranza dei montenegrini”.
Il fattore russo
Negli ultimi due anni in Montenegro è stata condotta una campagna aggressiva a favore dell'ingresso nella NATO, dove l'accento è stato posto in particolare in funzione anti-russa. In accordo con i risultati delle indagini sociali resi pubblici nel giugno 2015 dal premier del Montenegro Milo Djukanovic, a favore dell'ingresso nella NATO avrebbe votato il 47% dei montenegrini contro il 43%; in aggiunta, il 65% degli intervistati si diceva convinto che lo Stato sarebbe comunque divenuto di lì a poco membro ufficiale. Ricerche alternative però dimostrano coefficienti assolutamente diversi, in base ai quali l'alleanza con la NATO è supportata solo dal 32% della popolazione.
Come ha dichiarato in un'intervista esclusiva a RBTH il presidente del comitato della Duma di Stato, Aleksej Pushkov, “Djukanovic non può in nessun modo costringere i propri concittadini ad apprezzare la NATO, e non può dare la colpa di questo alla Russia”.
La sfiducia verso i dati presentati dallo Stato continua a crescere tanto in patria, quanto negli altri Paesi, rafforzata dai numerosi scandali di corruzione di cui si può vantare lo stesso Djukanovic. Tra le accuse più fresche, la dichiarazione del senatore russo Franz Klincevich sul traffico di armi fra il regime di Djukanovic e lo Stato Islamico.
Amici di vecchia data
Nonostante nella NATO abbiano fatto ingresso molti Paesi dell'ex-patto di Varsavia e persino tre ex-repubbliche sovietiche (Lituania, Lettonia ed Estonia) è stato proprio l'ingresso del Montenegro a scatenare una reazione emotiva da parte della Russia.
La Russia e il Montenegro sono unite da 300 anni di stretta collaborazione. È stata la Russia a favorire lo sviluppo del Montenegro nel corso del XIX secolo, nonché a favorire l'indipendenza del Paese nel 2006.
“Il ‘fratello’ Montenegro ha in qualche modo tradito politicamente la Russia, unendosi nel 2014 alle sanzioni imposte dall'UE, e ora sta compiendo il passo verso un distacco definitivo dalle relazioni con la Russia”, ha spiegato a RBTH il direttore del Centro Balcanico di cooperazione internazionale, Viktor Kolbanovskij.
Quale sarà la risposta della Russia?
Il vice-speaker della Duma di Stato, Sergei Zheleznjak ha dichiarato a RBTH che ora la Russia e il Montenegro “dovranno conseguentemente limitare i contatti tanto nella sfera economica, quanto in altre sfere”.
Il capo del settore balcanico dell'Istituto russo di ricerche strategiche RISI, Nikita Bondarev ritiene tuttavia che simili misure non potranno che essere controproduttive, dal momento che andranno a colpire i semplici cittadini dei rispettivi Paesi. Secondo l'opinione dell'esperto, la Russia deve innanzitutto ottenere lo svolgimento di un referendum nella regione in merito alla questione del partenariato con la NATO.
Esiste un'opinione diversa a proposito dei futuri sviluppi degli eventi. L'esperto del “Carnegie Center” di Mosca, Maksim Samorukov, ritiene che strategicamente i Balcani per la Russia “hanno perso quell'interesse che ricoprivano nel passato” in relazione ai grandi progetti energetici, quali "South Stream" e che pertanto l'ingresso del Montenegro nella NATO “non potrà portare a seri provvedimenti da parte russa nei riguardi del Montenegro”.
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