La riunione dei Brics a Ufa (Foto: Photoshot / Vostock-photo)
Si è concluso a Ufa, capitale della Baschiria, il summit dei paesi Brics. Secondo quanto dichiarato dal Presidente russo Vladimir Putin, i partecipanti hanno trovato degli accordi per far fronte alle questioni di politica mondiale. Secondo il capo del Cremlino, è stata inoltre ribadita la volontà di promuovere un’attiva riforma dell’architettura finanziaria ed economica mondiale, ampliando il ruolo delle economie emergenti nel FMI.
Così come fanno notare gli osservatori, il summit si è rivelato particolarmente significativo per l’appoggio dato dai paesi Brics a Mosca sulla questione delle sanzioni e per la ferma condanna alle misure adottate dall’Occidente.
I Brics hanno poi sottolineato il proprio supporto alla Russia in merito alla crisi ucraina, convinti che l’unica forma per porre fine al conflitto sia la piena attuazione degli accordi di Minsk.
Nasce la nuova Banca di Sviluppo |
Georgy Toloraya, direttore del Comitato Nazionale di investigazione dei Brics, ha fatto notare che il summit ha dato prova di una forte unione tra questi paesi, soprattutto in merito alla risoluzione di altri conflitti regionali. I Brics si rivelano quindi “una piattaforma per discutere di questioni come la sicurezza, utile per definire le prospettive di sviluppo della politica mondiale”.
Un blocco consolidato?
Il principale risultato del summit, secondo gli esperti, è stato l’avviamento di nuovi meccanismi finanziari come la Banca di Sviluppo dei Brics e il Fondo di riserva.
Secondo il direttore dell’Istituto dei Problemi della Globalizzazione, Mikhail Delyagin, queste misure riflettono un nuovo livello di qualità nell’organizzazione. “Fino ad ora i Brics erano un gruppo molto simile al G7 - ha detto -. Ma ora che hanno dato vita a nuove istituzioni finanziarie simili al FMI e alla Banca Mondiale, si rivelano molto più simili a una autentica organizzazione.
Boris Kagarlitsky, direttore dell’Istituto di Globalizzazione e Movimenti Sociali, crede che il summit di Ufa abbia dato “esiti relativi, con sviluppi estremamente lenti”.
L’esperto fa notare che, in merito alla Banca di Sviluppo, questa istituzione potrebbe essere attiva fin da subito ma, senza dubbio, fino all’anno prossimo non finanzierà i primi progetti.
Kagarlitsky sostiene che alla base di questo rallentamento ci sia la mancanza di determinazione tra i membri dell’associazione: “Secondo me, non è stato deciso fino in fondo cosa vogliano i paesi Brics: un blocco consolidato ed efficace o semplicemente stabilire delle relazioni multilaterali tra di loro”. L’esperto ritiene che il blocco abbia un potenziale per convertirsi in una struttura potente, perfettamente in grado di competere con l’UE.
Anche Toloraya è d’accorso sul fatto che il movimento avanza a ritmi lenti verso il consolidamento istituzionale dei Brics. “Non tutti i paesi hanno il desiderio di creare determinati organi super-nazionali”, ha spiegato l’esperto, aggiungendo comunque che la forte unità dimostrata dai paesi membri, soprattutto in merito a questioni globali e in particolar modo vista la situazione internazionale in cui si trovano Russia e Cina, è da considerarsi un risultato di grande successo.
Il direttore del Dipartimento economico della Fondazione Istituto di Energia e Finanza, Marsel Salikhov, ha sottolineato l’importanza della messa in funzione della Banca di Sviluppo nel contesto di attuale confronto con l’Occidente. Secondo Salikhov, ora che le compagnie russe si ritrovano private di capitale occidentale, la nascita di una fonte alternativa di finanziamento avrà un impatto positivo sull’economia russa.
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