Le sanzioni sono state prorogate di altri sei mesi (Foto: RIA Novosti)
In risposta alla proroga delle sanzioni antirusse decisa dall’Ue il primo ministro russo Dmitry Medvedev ha incaricato il governo di presentare un’istanza al presidente della Federazione Russa per prorogare il termine di operatività del decreto approvato lo scorso anno sulle controsanzioni. Ha anche affidato l’incarico di stilare un elenco delle merci “oggetto di transazioni commerciali” a cui verranno applicate le misure restrittive russe. Nell’agosto dello scorso anno la Russia aveva introdotto il divieto d’importare prodotti agricoli, materie prime e generi alimentari provenienti dai paesi che avevano adottato le sanzioni contro Mosca.
Poco tempo fa, il 22 giugno, il portavoce del presidente della Russia, Dmitry Peskov, aveva dichiarato come inevitabile la proroga dei termini delle controsanzioni dopo la decisione adottata dall’Ue. “Abbiamo più volte ribadito che il principio della reciprocità è alla base del nostro approccio” ha affermato. “La Russia ritiene tali sanzioni infondate e illegali. Ma non siamo stati noi gli iniziatori di misure restrittive” ha ricordato Peskov, rilevando al contempo che una simile prassi “mina non solo gli interessi dei protagonisti della vita economica del nostro paese, ma anche quelli dei contribuenti degli stati europei”. Il capo dell’amministrazione presidenziale russa, Sergey Ivanov, ha dichiarato di non essere stato colto di sorpresa da quanto è accaduto il 22 giugno, né dalla decisione dell’Ue di prolungare le sanzioni. “Vi ha lasciato stupiti? Io, purtroppo, non mi sorprendo più da un pezzo” ha detto Ivanov, commentando la decisione approvata il 22 giugno, proprio nel Giorno russo della Memoria e del Cordoglio in cui viene commemorato l’inizio della Seconda guerra mondiale.
Alla decisione dell’Ue di prolungare le sanzioni il Ministero russo degli Affari Esteri ha reagito operativamente, esprimendo il proprio disappunto in quanto “ancora una volta nell’Ue ha avuto il sopravvento l’opinione della lobby russofoba”. Il ministero ha inoltre definito assurdo l’approccio dell’Unione Europea che seguita ad attribuire “tutta la responsabilità dell’attuazione degli accordi di Minsk-2 [per la regolamentazione della crisi nell’Ucraina orientale] solo alla parte russa”. “La chiave della regolamentazione della crisi interna ucraina resta nelle mani di Kiev che non sembra avere alcuna fretta di adempiere ai propri obblighi” si è rilevato al dicastero degli Esteri russo. La decisione dell’Ue è stata commentata da entrambe le camere del Parlamento russo. Come ha reso noto l’agenzia Tass, Aleksey Pushkov, presidente della Commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato, avrebbe dichiarato che la proroga delle sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia minaccia di congelare il conflitto politico tra Mosca e Bruxelles. Pushkov ha al contempo sottolineato che in mancanza di una seria pressione da parte dell’Ue Kiev ritiene di “poter interpretare in modo del tutto arbitrario gli accordi di Minsk-2, e in sostanza di non doverli semplicemente attuare”. “Tale situazione produce una sorta di equilibrio negativo tra la Russia e l’Ue: l’Ue non intende ampliare le sanzioni, ma d’altro canto neppure attenuarle o progressivamente annullarle” ha spiegato il parlamentare.
Il collega di Pushkov, Konstantin Kosachev, capo dell’omologa commissione della Camera alta del Parlamento russo, ha dichiarato che l’Europa cerca per l’ennesima volta di trovare una soluzione non dove dovrebbe trovarla, ma dove le fa più comodo. Commentando l’interdipendenza tra le sanzioni e la progressiva attuazione degli accordi di Minsk-2, Kozachev ha scritto nella sua pagina Facebook che “in Ucraina ci sono alcuni che combattono, mentre le sanzioni vengono adottate per colpire gli altri. Considerare le sanzioni come risposta alle azioni di terzi è una tattica del tutto fallimentare e priva di senso”. “Ancora una volta gli europei si ostinano a cercare una soluzione là dove non dovrebbero cercarla, a Kiev, piuttosto che nel Donbass, e dove fa loro più comodo come nel famoso aneddoto dell’anello perduto che si va a cercare sotto al lampione, perché lì c’è più luce. Ma in questo caso la ricerca rischia di diventare eterna e la stessa Bruxelles finisce col diventare più facilmente manipolabile da forze estranee, praticamente da chiunque desideri periodicamente per intrigare un po’ nella zona del conflitto” ritiene il parlamentare.
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