Il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) venne siglato a Washington l'8 dicembre 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov (Foto: Kirill Kalínnikov / Ria Novosti)
La crisi nei rapporti russo-statunitensi rischia di far venir meno alcuni degli accordi raggiunti durante il periodo della guerra fredda. A rischio c’è ora l’accordo sull'eliminazione dei missili a medio e corto raggio (il trattato INF, Intermediate-Range Nuclear Force Treaty) senza il quale l'Europa potrebbe nuovamente trasformarsi nell'arena del confronto nucleare fra superpotenze. La firma, nel 1987, del patto sulla liquidazione dei razzi a medio e corto raggio ha rappresentato uno dei passi chiave verso la riduzione del rischio di un conflitto nucleare fra URSS e USA. “Secondo l'accordo, era stata eliminata la classe di razzi più pericolosi, quelli la cui traiettoria di volo è talmente breve da aumentare drasticamente la possibilità di trasformare un qualsiasi banale incidente in una guerra su vasta scala”, spiega a RBTH il direttore del programma del Consiglio russo per gli Affari Esteri, Ivan Timofeev. Inoltre, in seguito alla conclusione del trattato, gli americani avevano ritirato i propri razzi dall'Europa, che aveva così cessato di essere il possibile bersaglio di un attacco sovietico.
Gravi minacce o ricatto?
Oggi gli Stati Uniti si dicono pronti ad annullare il patto. Washington, poi, sostiene che già da due anni Mosca non ne rispetti le condizioni. Al Ministero degli Affari Esteri russo sottolineano di non aver ricevuto alcuna concreta spiegazione da parte dei colleghi americani sul come e quando la Russia sarebbe venuta meno agli accordi. Gli americani dal canto loro, invece di fornire evidenze, parlano di una possibile risposta che prevede, fra l'altro, il posizionamento in Europa di missili a medio-lungo raggio (il governo britannico ha già dato il proprio consenso a distanza). Secondo l'opinione di Ivan Timofeev, alta è l'eventualità di una rinuncia al trattato entro i prossimi tre anni. “Allo scoppio dell'accordo sono interessati i falchi della politica. Inoltre, contro il trattato, insorgono le lobby del complesso militare-industriale e politico di entrambe le parti: in assenza del patto, la corsa agli armamenti riprenderebbe”.
Secondo le parole del docente della Scuola Superiore di Economia, Dmitri Oficerov-Belskij, tra i lobbisti russi, nel corso degli ultimi tre anni, si sono udite spesso dichiarazioni sull'inutilità dell'INF. D'altra parte invece non è da escludere che anche gli Stati Uniti intendano dare a una serie di paesi dell'Est Europa un certo potenziale nucleare, nel caso di un'ipotetica aggressione russa”, ha illustrato l'esperto. Ma ci sono anche altri punti di vista. Il vice direttore del Centro integrato delle ricerche europee e internazionali della Scuola superiore di economia, Dmitri Suslov, non ritiene che gli americani stiano considerando una reale revoca dell'accordo. “È più probabile che si tratti di un ricatto. Washington vuole dimostrare a Mosca la prontezza e la serietà del ricorso al riarmo, al punto tale da non escludere un ritorno alla situazione degli anni Ottanta. Oltre a questo, la Casa Bianca è ora intenta ad ostentare, di fronte ai propri cittadini e agli alleati, la propria determinazione nella difesa dei propri interessi, alla pari di Mosca”, spiega l'esperto al giornalista RBTH.
La rinuncia all'accordo spaccherà la NATO
Se gli USA dovessero rompere il patto, le conseguenze potrebbero essere estremamente gravi, soprattutto sullo sfondo del conflitto con l'Ucraina, dove la Russia e l'Occidente non hanno ancora steso le regole del gioco. “La situazione della sicurezza in Europa peggiorerà nettamente. Si innalzerà il rischio di un conflitto e, conseguentemente, di un'imprevedibile escalation”, ritiene Ivan Timofeev.
“Al contempo, è possibile una scissione all'interno della NATO, prosegue Dmitri Suslov. La Francia e la Germania si opporranno alla decisione americana, dal momento che non intendono diventare bersaglio dei razzi russi”. Certamente, gli Stati Uniti cercheranno a questo proposito di convincere l'Europa a dare il sostegno al loro progetto di scudo aereo antimissile, anche se, secondo Suslov, questa scommessa non sarà vincente. “La difesa antimissile è inferiore al rendimento degli armamenti offensivi”, afferma l'esperto.
Il filo diretto con l'Europa
Le autorità russe minacciano di piazzare missili “Iskander” nella regione di Kaliningrad. Se gli Stati Uniti annulleranno l'accordo, a Mosca spetta di rispondere in maniera molto cauta, cercando di valutare la questione dal punto di vista politico. Indispensabile è il dialogo con gli europei. Bisogna che capiscano che il principale perdente in questo caso è l'Europa. I missili americani verranno infatti posizionati in suolo europeo e i missili russi, di conseguenza, saranno indirizzati proprio verso di loro - dice Ivan Timofeev -. Sono stati gli americani per primi ad annunciare la possibilità di una revoca del trattato, non i russi", ricorda Dmitri Suslov.
“Occorre servirsi di questo punto per iniziare un intenso dialogo con gli europei. Difficilmente si riuscirà a creare spaccature all'interno della NATO o ad avviare un colloquio sul tema della sicurezza, che fino ad oggi non si è, per altro, mai svolto. E ancor di più, senza gli USA”. Ma non è da escludere che, proprio da questo confronto sul problema concreto, prenda l'avvio il processo di normalizzazione dei rapporti russo-europei.
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