Lavrov all’Onu: “Serve una dichiarazione di non ingerenza”

L’intervento del ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov alla sessantanovesima seduta dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Foto: Reuters)

L’intervento del ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov alla sessantanovesima seduta dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Foto: Reuters)

Il ministro russo degli Esteri è intervenuto alla sessantanovesima seduta dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. "È ora di escludere dalle relazioni internazionali i tentativi di esercitare pressioni illegittime da parte di alcuni stati nei confronti di altri"

La sessantanovesima seduta dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, conclusasi lo scorso 30 settembre, è stata straordinariamente animata. A impostare i dibattiti è stato il segretario generale Ban Ki-Moon, che ha lanciato un appello per fermare i combattenti dello "stato islamico" (ISIS), e ha esortato a contrastare con più decisione le violazioni dei diritti umani, dal momento che, come ha dichiarato, "per quanto riguarda il rispetto dei principi dell'ONU questo è stato un anno terribile".   

Il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov, a capo della delegazione russa, ha preso parte a oltre cinquanta eventi nell'ambito della sessantanovesima seduta dell'Assemblea Generale. Lavrov ha svolto inoltre più di trenta colloqui bilaterali. "Non ho avvertito alcun senso di isolamento; al contrario, i colleghi desiderosi di parlare con me sono stati più numerosi del solito", ha dichiarato Lavrov ai giornalisti traendo un bilancio della sua visita a New York, durata cinque giorni.

Inoltre, oggi come ieri nessuna questione di una certa importanza viene risolta senza la partecipazione della Russia. Non si sono sentite poi tante aspre critiche all'indirizzo di Mosca, a eccezione del discorso di quarantacinque minuti tenuto dal presidente americano Barack Obama.  

"A dire il vero, credevamo che ci sarebbero state rivolte molte più critiche", ha dichiarato a Rbth un componente della delegazione russa. "Siamo contenti del fatto che, sullo sfondo dei tentativi messi in atto da singoli paesi di imporre il proprio approccio agli altri partecipanti, l'Assemblea Generale abbia proseguito sulla linea dell'elaborazione di risposte collettive alle sfide globali e regionali. Questo è appunto ciò che la Russia esorta a fare".

Il mondo non ha bisogno di decisioni unilaterali

Lavrov ha risposto in maniera approfondita a Obama dalla tribuna dell'Assemblea Generale. "Washington ha proclamato apertamente il suo diritto di impiegare la forza militare in maniera unilaterale e in qualsiasi luogo per difendere i propri interessi. L'ingerenza militare è diventata la regola. Ciò anche a dispetto del fatto che tutte le operazioni militari intraprese dagli Stati Uniti negli ultimi anni hanno avuto esiti nefasti", ha dichiarato Lavrov.  

 
Tutte le opinioni
sulla questione ucraina

L'idea fondamentale che ha fatto da filo conduttore in tutti gli interventi del ministro russo a New York è che quasi tutti i problemi che si trovano attualmente al centro dell'attenzione della comunità internazionale sono di natura sistemica e nascono dal desiderio di contrastare i sintomi di una malattia piuttosto che le sue cause.

Il titolare degli Esteri russo ha ricordato che come condizione per instaurare i suoi rapporti diplomatici con l'Unione Sovietica nel 1933 Washington aveva preteso da Mosca delle garanzie di non ingerenza negli affari interni degli Stati Uniti, e l'obbligo di non compiere alcuna azione volta a trasformare l'ordinamento politico e sociale dello stato americano. A Washington a quel tempo si temeva il virus della rivoluzione, e le garanzie furono concesse e basate su un principio di reciprocità. Forse, secondo Lavrov, oggi sarebbe sensato riproporre quell'antica richiesta del governo degli Stati Uniti a livello mondiale. "Perché non approvare una dichiarazione dell'Assemblea Generale sull'inammissibilità di qualsiasi ingerenza negli affari interni degli stati sovrani, e sul non riconoscimento dei colpi di stato come metodo per ottenere l'alternanza al potere?", è la proposta di Lavrov. "È ora di escludere completamente dalle relazioni internazionali i tentativi di esercitare pressioni illegittime da parte di alcuni stati nei confronti di altri".  

La crisi ucraina, ad esempio, secondo il ministro degli Esteri russo è il risultato di problemi che si sono andati accumulando nell'area euro-atlantica, ma che per lunghi anni non sono stati affrontati. Lavrov ha inoltre espresso l'auspicio che il processo di pacificazione in Ucraina acquisisca stabilità, e ha confermato di essere disposto a cooperare con l'Occidente, a condizione che sia esso a fare il primo passo per venirgli incontro. 

È presto per rinunciare al diritto di veto

A margine dell'Assemblea si è tenuto un incontro ad alto livello sulla questione del diritto di veto presso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU. I partecipanti all'incontro hanno ascoltato la proposta della Francia, secondo cui i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza potrebbero astenersi volontariamente dall'esercitare il loro diritto di veto nei casi di violazione di massa dei diritti umani, genocidio, e così via. La Russia ha dichiarato ancora una volta che le prerogative dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non sono suscettibili di revisioni.  

"E allora, quando i nostri partner occidentali oppongono il loro veto e bloccano l'approvazione delle risoluzioni sull'invio di aiuti umanitari, come dovremmo comportarci in quei casi? Perché questa situazione non dovrebbe rientrare nei casi di impossibilità di esercitare il diritto di veto?", ha illustrato la posizione della Russia a Rbth il viceministro degli Esteri russo Gennadij Gatilov. "Oppure, quando proponiamo di approvare una risoluzione sull'immediata cessazione delle azioni militari in Ucraina, anche questa nostra iniziativa, a proposito, viene stroncata dai partner occidentali con l'esercizio del loro diritto di veto. In generale, l'autolimitazione per quanto riguarda l'utilizzo del diritto di veto non deve riguardare soltanto le violazioni di massa dei diritti umani. Esistono dei problemi altrettanto importanti, per i quali pure si può dire che i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non devono esercitare il loro diritto di veto".

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