Una fase delle proteste a Kiev (Fonte: Ap)
L’opinione pubblica ucraina si è spaccata in due: una parte vorrebbe che il paese firmasse l’Accordo di Associazione che offre maggiori possibilità di rapporti commerciali e politici con l’Ue; l’altra parte vorrebbe avvicinarsi all’Unione doganale di Russia, Bielorussia e Kazakistan. Alcuni, come il politologo Roman Travin della città orientale di Kharkiv, parlano già apertamente di una “guerra civile fredda”. Le barricate sono dunque tornate nella Piazza Indipendenza di Kiev, oggi nota come Piazza Maidan, dove domenica scorsa circa 200mila filoeuropei si sono dati appuntamento per chiedere a gran voce le dimissioni del presidente Viktor Janukovyč. Il senatore americano John McCain, ex candidato repubblicano alla presidenza, ha detto loro: “Gli Stati Uniti sono qui per dare un pieno appoggio alla vostra giusta causa, il diritto sovrano dell’Ucraina a decidere del proprio destino liberamente e indipendentemente. Il destino che voi cercate e al quale ambite è in Europa”.
Sondaggi e opinioni. I sostenitori di Viktor Janukovyč hanno subito organizzato un raduno opposto nel parco Mariinsky, al quale però hanno preso parte molte meno persone. Chi ha preso la parola ha dichiarato che a vincere la battaglia per il futuro del paese saranno loro. Yevhan Magda, analista politico di Kiev, ha sostenuto che molti dei manifestanti antigovernativi “non parlano a favore dell’integrazione europea, ma sono contrari alle violazioni dei loro diritti civili da parte delle autorità e delle forze di sicurezza”. Un sondaggio di opinione condotto il 2 dicembre dall’Istituto Gorshenin avvalora nei suoi riscontri questo quadro. Circa il 56 per cento delle persone intervistate si trovava in Piazza Maidan per chiedere le dimissioni del presidente e del governo. Soltanto il 28 per cento si trovava lì per sostenere specificatamente l’Accordo di associazione con l’Unione europea.
Le ragioni della politica. “La firma dell’Accordo di Associazione non equivale a scegliere tra Europa e Russia. Questa è una questione di vitalità dello stato” ha detto a “Russia Oggi” Sergei Kaplin, parlamentare eletto nelle fila del partito Udar guidato dal campione del mondo di boxe Vitali Klyčko. “Siamo sopraffatti dalla corruzione; il nostro stato ormai è attanagliato dai problemi. Credo che l’unico modo per risolvere questi problemi consiste nell’adottare i parametri di legalità dei paesi europei”. Da un sondaggio condotto dalla società ucraina Research & Branding Group emerge che il 49 per cento degli intervistati ha appoggiato le proteste di Piazza Maidan, mentre il 45 per cento era contrario. Si può quasi dire che le opinioni differiscono su base regionale: le popolazioni dell’Ucraina occidentale e centrale appoggiano fortemente i dimostranti, rispettivamente nella misura dell’84 e del 66 per cento, mentre gli ucraini russofoni delle regioni orientali e meridionali del paese sono altrettanto fortemente contrari, nella misura rispettivamente dell’81 e del 60 per cento.
Tra oriente e occidente. L’Ucraina orientale costituisce il cuore della base elettorale di Viktor Janukovyč, ma i suoi residenti non sono scesi in piazza in così gran numero per manifestargli il loro sostegno. Travin spiega che “Viktor Janukovyč ha fortemente deluso il suo elettorato. I rapporti con la Russia sono inadeguati e la qualità della vita è precipitata”. D’altro canto i manifestanti filoeuropei non possono ignorare i loro compatrioti nell’est industrializzato, non ultimo perché questa regione sostiene e mantiene buona parte del paese: da sola, la regione natale di Janukovyč, Donetsk, fornisce circa un quarto di tutte le entrate dello stato. La regione orientale teme che le sue industrie pesanti crollerebbero qualora il governo firmasse l’Accordo di Associazione, perché la Russia è il mercato più grande per i suoi prodotti e ha detto che come ritorsione applicherebbe dazi doganali.
Le tecnologie militari. I primi ad avvertirne tangibilmente le conseguenze, saranno “gli studenti di Piazza Maidan a Kiev che non hanno ancora guadagnato un centesimo”, dice Mykola Zagoruiko, capo della divisione di Donetsk del Partito delle Regioni di Viktor Janukovyč. Lo stravolgimento dei rapporti economici con la Russia porterebbe alla chiusura di molteplici progetti importanti, compresa la produzione comune di un nuovo aereo cargo, l’An-70, destinato alle forze armate russe. I politici russi hanno detto anche che Mosca non avvierà alcun progetto nuovo per ragioni di sicurezza. “Non dislocheremo alcune tecnologie di precisione sul loro territorio, né le utilizzeremo. La ragione è semplice: non diventerebbero tecnologie Ue, ma Nato” ha detto Dmitry Rogozin, vice primo ministro russo. “L’Ucraina deve decidere quello che vuole: una nuova costituzione o storione marinato”.
Ricadute economiche. La crisi “euromaidan” sta aggravando le prospettive finanziarie ucraine. I tassi di assicurazione contro il rischio di default sui bond ucraini si sono impennati ai livelli di “leader” mondiali come Argentina e Venezuela nei periodi pre-default. Eppure Viktor Janukovyč ha un urgente bisogno di credito estero per pagare i debiti, compresi i due miliardi di dollari che deve alla russa Gazprom per l’approvvigionamento di gas. L’Ucraina ha un bisogno impellente di prendere a prestito quanto meno dieci miliardi di dollari per scongiurare il default: lo ha ammesso questo mese il primo vice primo ministro Serhiy Arbuzov. Ma ci sono sempre meno prestatori bendisposti. I politici europei si sono “offesi” per il rifiuto dell’ultimo minuto da parte di Janukovyč di firmare l’accordo commerciale, mentre i ministri ucraini lamentano che esso prevedeva soltanto 610 milioni di euro di aiuti. Il Fondo Monetario Internazionale sta chiedendo drastici tagli al welfare in cambio di aiuto. Per il momento, soltanto Mosca sta offrendo aiuti finanziari su scala adeguata, ma a condizione che l’Ucraina respinga l’Accordo di Associazione. Viktor Janukovyč incontrerà oggi il presidente Vladimir Putin a Mosca e si presume che gli aiuti economici siano la sua priorità nell’agenda dell’incontro.
Costruzione di un'identità. I problemi economici dell’Ucraina, tuttavia, non sono la sfida più grave per il paese. Al momento lo stato manca completamente di un’idea nazionale e le sue regioni orientali e occidentali hanno una comprensione del tutto diversa al riguardo della direzione politica futura che il paese deve imboccare. La causa di questa divergenza risale a molto indietro nella storia. Un’Ucraina indipendente esiste all’interno degli attuali confini soltanto da 22 anni. Lo stato fu formato dai Bolscevichi mettendo insieme regioni dalla cultura differente. Alcune di esse in precedenza erano state amministrate dalla Russia mentre altre, soprattutto in Occidente, per secoli hanno fatto parte della Polonia. Le popolazioni di queste regioni hanno dunque una percezione completamente diversa dell’identità e della storia nazionale.
La prospettiva europea. I vari leader ucraini che si sono succeduti al potere hanno compreso tutti i rischi insiti in tale divergenza di fondo, ma non sono riusciti a trovare nessuna idea nazionale comune. Così Viktor Janukovyč ha scelto quella che a lui pareva l’opzione più facile, sostituendo un’idea nazionale con l’ambizione sovranazionale di integrare l’Ucraina nell’Ue. Le autorità hanno presentato l’idea agli elettori come una panacea per tutti i mali del paese, lasciando intendere che gli aiuti europei avrebbero salvato l’Ucraina dal collasso finanziario. L’Europa ha incoraggiato questi sogni, ma poi si è rifiutata di salvare in extremis l’Ucraina con un programma di bailout pochi mesi prima che l’Accordo di Associazione con l’Ue fosse firmato. Viktor Janukovyč si è tirato indietro, ma ha dovuto immediatamente fare fronte alle conseguenze della sua stessa politica: molti ucraini si sono sentiti traditi e sono scesi in piazza a protestare. Invece di un consenso nazionale, la rottura sociale che lacera l’Ucraina è diventata ancora più evidente.
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