Danza, Nicoletta Manni in lizza per il Benois

La Prima ballerina della Scala, unica italiana nella rosa dei candidati, vola a Mosca per competere nel prestigioso premio. Si esibirà al Teatro Bolshoj il 26 maggio
 
 “Le Jeune homme et la mort”,
Nicoletta Manni
(Foto: Brescia e Amisano / Teatro alla Scala)

A conferma dell’eccellenza della direzione russa di Makhar Vaziev, per il secondo anno consecutivo un artista del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala viene nominato al prestigioso Premio Benois. Nel 2014 era toccato a Claudio Coviello, quest’anno è la volta di Nicoletta Manni, unica italiana nella rosa di candidati. La nomina, arrivata grazie alla sua interpretazione del balletto di Roland Petit Le Jeune homme et la Mort, porterà la nostra ballerina ad esibirsi al Teatro Bolshoj di Mosca, nel Gala del prossimo 26 maggio.

Nata a Lecce, diplomata alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala, per tecnica e temperamento la ventiquattrenne artista ha percorso in fretta le tappe di una carriera coronata la scorsa stagione dalla nomina a Prima ballerina e già costellata dei maggiori ruoli del repertorio classico e moderno. L’abbiamo incontrata alla vigilia della partenza per Mosca, incredula e felice.

Come ha accolto la notizia della nomina?

Devo confessarlo: è giunta del tutto inaspettata! Mai avrei immaginato, né adesso né in futuro, di avere questa bellissima opportunità. È un grande onore per me, pensando alle altre ballerine nominate e alla giuria che ci valuterà, della quale fanno parte tra gli altri Jurij Grigorovicc in veste di presidente e il ballerino Vladimir Malakhov. Sarà una gioia per me anche danzare per la prima volta al Teatro Bolshoj. 

Che posto occupa nel suo repertorio il balletto che le è valso la nomina: Le Jeune homme et la mort?

Importante, anche perché l’ho danzato con Ivan Vasilev, che mi accompagnerà anche al Gala del Bolshoj. Mi ha aiutato molto prepararlo con lui: aveva studiato il balletto direttamente con Roland Petit prima che il coreografo scomparisse, e me ne ha insegnato i segreti, dandomi anche consigli. Ivan ha una personalità molto forte, ha tirato fuori il meglio di me e tra noi si è creato il feeling necessario per ballare questo titolo. Avremmo voluto portarlo anche al Gala, ma per esigenze di scena non è stato possibile. 

Quindi cosa danzerete nella serata di Gala?

Per la prima volta in coppia il passo a due tra Esmeralda e il gobbo Quasimodo di un altro balletto di Roland Petit: Notre Dame de Paris. Un personaggio che pure mi piace molto quello della zingara, perché amo interpretare donne di carattere, anche seduttive, che giocano con gli uomini, insomma, capaci di dominare la scena.

Dichiarazione inaspettata per una ballerina di stile elegante e tecnica brillante come lei…

Sì, sulla scena mi ritrovo molto in questa femminilità…

Ha aspettative di vittoria?

È già una vittoria esserci, ma è ovvio che una volta nominata si affaccia anche la massima aspirazione: vincere…

Prima di questo debutto al Bolshoj quali sono stati i suoi legami con il balletto russo?

Preparando i ruoli del repertorio classico molte volte ho guardato i video delle grandi ballerine russe. Alla Scala abbiamo l’opportunità di vederne molte danzare come ospiti: Svetlana Zakharova, Natalia Osipova, Polina Semionova, Alina Somova, dalle quali ho preso ispirazione cercando di cogliere il meglio. Ho avuto la fortuna anche di danzare in coppia con alcuni ballerini russi: oltre a Vasiliev, Leonind Sarafanov, che mi ha insegnato molto in Don Chisciotte.

Il direttore del Copo di ballo scaligero Makhar Vaziev e la maître de ballet Olga Cenchikova, entrambi provenienti dal Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, cosa le hanno insegnato?

Tanto: ho cambiato il mio stile e il modo di lavorare, con un’attenzione nuova ad ogni minimo dettaglio, dallo sguardo alla posizione di un dito. A loro devo tutto.

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