LA VITA È UN BALLO:
le danze imperiali nella cultura russa

Introdotti da Pietro il Grande, nel XIX secolo divennero
un rituale così diffuso che a Mosca e a San Pietroburgo
ne venivano organizzati almeno mille ogni anno.
Rbth ricostruisce la storia dei balli e il loro riflesso
nella letteratura


Daria Varlamova
Il luccichio dei gioielli e lo splendore del volto delle debuttanti, l'orchestra e le sfarzose toilette da sera e i frac, le austere polacche e il ritmo spumeggiante delle mazurke e dei valzer, i baci furtivi e il fruscio dei ventagli, definizioni che sono diventate sinonimo dei balli e che evocano il passato; ma che tornano a risuonare sempre più spesso anche oggi, a Mosca, a San Pietroburgo e in provincia, dove la tradizione dei ricevimenti nei palazzi accompagnati da balli e cene comincia progressivamente a rivivere
Dagli "ensemble" ai balli
Klavdij Lebedev. Assemblea presso la corte di Pietro il Grande. Fonte: Associazione artistica dei musei di Ivanovo
In Russia anche i balli, come molte altre novità occidentali, furono introdotti da Pietro il Grande: nel 1718 lo zar impose con un decreto speciale i cosiddetti "ensemble", che divennero l'archetipo dei balli di corte.

Non si può dire che si facesse la fila per parteciparvi: molti boiari consideravano questo passatempo sconveniente, e le copiose libagioni accompagnate alla partecipazione forzata ai balli avevano effetti molto negativi sulla salute. Ciò nonostante i partecipanti cominciarono gradualmente ad apprezzarli e Pietro il Grande che mirava a europeizzare i suoi sudditi dava per primo l'esempio: lo zar e Caterina erano degli splendidi ballerini.

Da principio negli "ensemble" a suonare erano soltanto orchestre di fiati che non spiccavano per la varietà degli stili di danza eseguiti. Ma col tempo le orchestre di archi cominciarono ad affermarsi e la moda cambiò: le polacche presero, per esempio, il posto del minuetto. I ricevimenti nel XVIII secolo avevano inizio piuttosto presto, verso le 4-5 del pomeriggio, e verso le 10 di sera gli ospiti cominciavano già a congedarsi.

Un particolare del quadro di Stanislav Khlebovskij "L'assemblea di Pietro I", 1858. Museo statale russo, San Pietroburgo
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Un obbligo sociale
Verso la metà del XIX secolo il rituale del ballo si era ampiamente diffuso sia a Pietroburgo che a Mosca, dove a quel tempo si davano circa mille balli all'anno, e anche nelle piccole città dei governatorati di provincia. La stagione dei balli si apriva tradizionalmente a Natale (il 25 dicembre secondo il vecchio calendario) per continuare fino all'ultimo giorno di Carnevale (fine di febbraio-inizio marzo). Nel resto dell'anno i balli venivano organizzati di rado, e solo in occasioni speciali.

I balli di corte si svolgevano principalmente a Pietroburgo ed erano per i cortigiani più un obbligo sociale che un piacevole svago. Tutti gli invitati erano obbligati a parteciparvi, l'unica ragione per essere esentati potevano essere una seria malattia o un lutto grave.

Oltre ai membri della famiglia imperiale, ai cortigiani, ai funzionari pubblici e ai notabili stranieri, erano tenuti a partecipare ai balli di corte anche gli ufficiali della guardia, due per reggimento. Fungevano da partner nelle danze dal momento che tutti i nobili con famiglia erano a tenuti a presentarsi a corte con mogli e figlie al seguito. Gli ufficiali compilavano degli speciali calendari per dividersi equamente i giorni "di ballo".

1. L'uniforme ufficiale del Reggimento Preobrazhenksij appartenente all'Imperatore Nicola I, metà XIX secolo
2. Lorgnette. San Pietroburgo, 1904-1908. Immagine gentilmente concessa dal Museo Fabergè di San Pietroburgo

I balli di società, che venivano organizzati dal bel mondo, dalla piccola nobiltà locale e dai mercanti, richiedevano minori vincoli e obblighi. Ma anch'essi erano sottoposti a regole rigide la cui violazione poteva comportare una reprimenda pubblica e un gesto poco garbato poteva provocare una sfida a duello. "L'abilità nel ballo era una qualità apprezzata al punto di favorire non solo il successo sul parquet, ma talvolta anche quello nell'ambito della carriera professionale", scriveva lo storico Vladimir Mikhnevich. Per tale ragione i nobili apprendevano le regole dell'etichetta e del ballo fin dalla tenera età, tra i 5-6 anni.

Dal momento che a quell'epoca gli svaghi scarseggiavano, i balli erano il fulcro della vita sociale: qui si cercavano delle protezioni, si dibattevano temi filosofici e d'attualità, si concludevano affari, ci si innamorava e ci si dichiarava.
Banchetto dell'aristocrazia. Illustrazione dell'artista Zahar Pichugin tratta dal libro "Lev Tolstoj Anna Karenina" pubblicato da "Partnership Sytin", Mosca, 1914
"L'abilità nel ballo era una qualità apprezzata al punto di favorire non solo il successo sul parquet, ma talvolta anche quello nell'ambito della carriera professionale", scriveva lo storico Vladimir Mikhnevich
Il vestito da ballo dell'imperatrice Aleksandra Fedorovna, Vienna (Austria), 1900–1901. Atelier G. & E. Spitzer
Gli inviti ai balli venivano distribuiti 7-10 giorni prima del loro inizio, soprattutto per dare il tempo alle signore di preparare le loro toilette, benché gli abiti da ballo non venissero mai indossati per più di 1-2 volte (la spesa era comunque ingente e alcune dame del gran mondo, come l'abbiente Anna Karenina, l'eroina del romanzo di Lev Tolstoj, erano costrette a far rifare i loro vecchi abiti in modo che non fossero riconoscibili). Inoltre, qualche volta venivano organizzati dei balli a tema per i quali occorrevano delle toilette di uno stile o un colore particolari.

Ogni dama portava con sé un carnet di ballo o una minuscola agendina su cui venivano annotati i nomi dei cavalieri desiderosi di ballare con lei. Era importante non confondersi per non promettere lo stesso ballo a due cavalieri diversi, cosa che era ritenuta oltremodo sconveniente.
1. Orecchini, inizio XX secolo. Immagine gentilmente concessa dal Museo Fabergè di San Pietroburgo
2. Ventaglio dell'imperatrice Aleksandra Fedorovna, Austria (Vienna), 1900-1901. Atelier G. & E. Spitzer
3. Spilla, 1904-1908. Immagine gentilmente concessa dal Museo Fabergè di San Pietroburgo
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Le toilette
Immagine tratta dal film "Guerra e Pace" del regista Tom Harper, BBC, Gran Bretagna, 2016
Per i balli era previsto uno speciale dress code: i cavalieri si presentavano in frac, smoking o in abito scuro (a seconda dell'epoca), i militari potevano indossare le loro divise, ma si raccomandava loro caldamente di sostituire gli stivali con gli speroni con calzature più adatte ai balli. Tuttavia, gli arditi ussari trascuravano questo consiglio.

Le debuttanti indossavano abiti bianchi o in toni pastello ed esibivano gioielli poco vistosi e acconciature semplici; le donne sposate, invece, potevano scegliere per le loro toilette qualunque colore e anche portare gioielli appariscenti.
L'attrice britannica Lily James nella serie tv "Guerra e pace" della BBC
"Due fanciulle in abito bianco, con i neri capelli ornati da rose, sedevano nella stessa posa, ma lo sguardo della padrona di casa indugiò senza volere sulla sottile figura di Natasha. Ella la fissò e a lei sola elargì uno speciale sorriso. Mentre la fissava riandò forse col ricordo al tempo felice e perduto della sua fanciullezza e al suo primo ballo", così descriveva Lev Tolstoj la toilette delle debuttanti nel suo romanzo "Guerra e pace".
Una scena del film "Guerra e pace" del regista Robert Dornhelm
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La mazurka proibita
I balli dell'aristocrazia si svolgevano in saloni sfarzosi con colonne, illuminati da una infinità di candele collocate su lampadari di cristallo e dentro candelabri. A causa di ciò nel salone faceva un gran caldo e tutti avevano l'obbligo di indossare i guanti per evitare di toccarsi con le mani sudate. Lo spazio al centro del salone era destinato alle danze, e alle estremità erano predisposti dei tavolini da gioco dove gli invitati, stanchi di danzare, potevano giocare a carte o spettegolare sui ballerini.

Il compito di sovrintendere e seguire le danze spettava a un maestro di cerimonie a cui tutti dovevano ubbidire. Il ballo aveva inizio con una trascinante polacca che poteva protrarsi anche per un'ora. A guidare le danze erano il padrone e la padrona di casa con l'ospite più di riguardo. E poi seguivano il valzer, la ciarda ungherese, la cracoviana, il pas de quatre e altri balli ancora. Si proseguiva con una serie di quadriglie finché non arrivava uno dei balli più attesi, la mazurka.

Quello della mazurka di solito era il momento delle dichiarazioni d'amore, tanto più che alla fine il cavaliere accompagnava la sua dama al tavolo per la cena dove si poteva conversare con agio e anche flirtare un po'. Proprio per questo per il personaggio di Kitty in "Anna Karenina" di Tolstoj è un terribile colpo vedere Vronskij e Anna ballare insieme la mazurka.

"Attendeva con il cuore in subbuglio la mazurka. Sentiva che durante la mazurca tutto si sarebbe deciso… Era sicura che l'avrebbe danzata con lui, come ai balli precedenti, e aveva respinto cinque cavalieri dicendo che era già impegnata" (da "Anna Karenina")

Dopo cena aveva luogo l'ultima e la più scatenata parte del ballo che prevedeva i cotillon e la danza russa. Quando la musica taceva a un cenno del padrone di casa, tutti gli ospiti se ne andavano a casa propria.

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L'ultima festa
Partecipanti a un ballo in maschera, 1903
Verso la fine del XIX secolo le feste da ballo cominciarono lentamente a scomparire, ma l'ultimo grandioso ballo in costume della Russia imperiale si svolse alla fine del febbraio 1903 all'Ermitage. Tutti gli invitati del leggendario ballo indossavano dei costumi del XVII secolo, e per desiderio dell'imperatrice Aleksandra Fedorovna, vennero immortalati dai fotografi.
Ballo in maschera nel Palazzo d'Inverno, 1903
"Mentre danzavamo - ricorderà in seguito il granduca Aleksandr Mikhailovich - i lavoratori scioperavano e le nubi si addensavano sempre più cupe sull'Estremo Oriente"
La guerra russo-giapponese che sarebbe divampata di lì a poco e poi la prima rivoluzione russa del 1905, insieme alla crisi economica mondiale, segnarono l'inizio del crollo dell'Impero russo e per la corte di Pietroburgo non era ormai più tempo di balli.

Molti russi conoscevano questi costumi e nel 1913 vennero create i mazzi di carte da gioco "Stile russo", ispirati a essi, che riscossero un grande successo in epoca sovietica e continuano a essere prodotti anche oggi.
Una scena tratta dal film "Matilda" del regista russo Aleksej Uchitel (2017) che racconta la storia d'amore tra l'ultimo imperatore russo e una ballerina.
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Testo di Daria Varlamova
Fonte immagini: museo Fabergé, museo Ermitage, Dmitrij Kardovskij, Mikhaj Zichi, archivio/CGACPPD, V.Sevastyanov/studi cinematografici "Rok", Mitch Jenkins, Kaia Zak, Laurie Sparham/BBC, Shutterstock/Legion Media,
Getty Images, Vyacheslav Prokofyev/TASS
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