Un bassotto alla conquista della Russia

Lo store di Mosca (Foto: ufficio stampa)

Lo store di Mosca (Foto: ufficio stampa)

L'azienda di abbigliamento Harmont&Blaine ha aperto tre boutique a Mosca prima dell'estate e conta di sviluppare altri quindici punti vendita nella Federazione nei prossimi tre anni. Con una quotazione in borsa prevista nel 2017, la società napoletana punta in alto

Il fiuto di un bassotto e lo stile di un duca. Il marchio della società di abbigliamento napoletana Harmont&Blaine, fondata nel 1995 dall'imprenditore Domenico Menniti, celebra la storia del duca di Harmont che, accompagnato dal suo bassotto Blaine, andava alla ricerca dei migliori tessuti per farli poi confezionare dai sarti del golfo di Napoli e abbigliare così i dignitari e i reali dell'Europa del 18° secolo. Tuttora, le radici dell'azienda sono a Napoli e lo sguardo volge oltre i confini nazionali.

“Il progetto Harmont & Blaine, per come lo conosciamo oggi, ossia un total look informale vivace ma con una classica connotazione mediterranea, nasce all’inizio degli anni 2000 ed affronta la sua prima difficile prova con l’evento del settembre 2001 e la crisi che ne segue – racconta Domenico Menniti -. All’epoca il fatturato era ancora modesto, la struttura finanziaria non solida ma avevamo volontà e tenacia da vendere. Nel 2004, con alle spalle un fatturato passato a 11,5mln di euro dai 4,5 del 2001, abbiamo dato l’avvio del processo di internazionalizzazione: vengono presentati i progetti per l’apertura delle prime due boutique estere l’una a Miami e l’altra a Canton”. Una vocazione internazionale che si esplicita sin dagli inizi dell'azienda campana e che l'ha portata fino alla Russia, con la recente apertura di tre boutique a Mosca. 


L’imprenditore Domenico Menniti (Foto: ufficio stampa)

“Ad aprile abbiamo inaugurato la boutique in Kuznetski Most e poi, prima della fine di luglio, quelle all’interno degli Shopping Mall Atrium e Crocus City”, precisa l'imprenditore. 

Harmont&Blaine era già presente, e lo è tuttora, con diverse boutique nella città di Tyumen, nella Russia siberiana occidentale, a Ekaterinburg, sia in città che nell'aeroporto internazionale, e a Rostov sul Don. A questi punti vendita monomarca se ne aggiungono altri in negozi plurimarca gestiti anch'essi da diversi partner della società napoletana. 

“Lo sviluppo successivo sarà influenzato, in maniera determinante, dal rapporto rublo/dollaro che ha subito, di recente, una svalutazione molto forte”, precisa Menniti, aggiungendo che anche l’esito delle vicende che vedono contrapposte Kiev e Mosca influenzerà lo sviluppo del marchio del bassotto nella Federazione.

“C’è da augurarsi che prevalga il buon senso e che le turbolenze in atto si plachino”, afferma il manager.  “Come è agevole capire siamo in una fase di avvio e già oggi questo mercato può valere oltre 5 milioni di euro a valore sell-out – stima Menniti -. L'obiettivo resta quello di realizzare 9 boutique a Mosca ed altre 6/8 nel resto della Russia nell’arco di tre anni. Ciò potrebbe valere circa 25/30 milioni, potrebbe costituire un interessante sprone per ipotizzare una presenza più radicata in questo mercato. Il progetto è avviato, lo seguiremo con grande attenzione e siamo pronti a riprendere le operazioni in tempi brevi. Le nostre campagne pubblicitarie non si fermeranno”.

Domenico Menniti non dubita della forza del suo progetto e delle sue potenzialità di sviluppo all'estero. “Quando il progetto  è serio – afferma -, quando si offre qualità, quando due volontà si incontrano tutto è possibile. I creativi fanno il loro lavoro agli altri il compito di superare le difficoltà. È routine!”. 

L'azienda è passata dagli 8 dipendenti degli inizi ai 600 attuali, ma nuove opportunità si profilano all'orizzonte. 

“Il Business Plane, condiviso con il socio che entrerà a breve con una quota di minoranza  prevede una forte spinta all’internazionalizzazione, l’apertura di circa 180 punti vendita all’estero, investimenti per oltre 60 milioni ed un turnover che avvicini quota 200 milioni – anticipa Menniti -. Per seguire ed accompagnare questo sviluppo l’azienda verrà fortemente managerializzata andando a reperire professionalità sul mercato”. Pur se la spinta all'internazionalizzazione è molto forte, l'Italia resta al centro della strategia imprenditoriale della Harmont&Blaine. “Per chi opera nel campo della moda non è pensabile, crisi o non crisi, abbandonare il mercato italiano. È qui che si creano le storie e qui che le griffe internazionali cercano la consacrazione. Milano, Roma, Venezia sono vetrine sempre più importanti che non si possono lasciare ad altri. Il Medio Oriente, i paesi dell’Est Europa nonostante le attuali turbolenze, i paesi del Centro America come Panama, Colombia, Messico, Cile e Perù, sono molto ricettivi. Per il futuro puntiamo a sviluppare, aprendo nostre filiali dirette, Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Germania, Polonia e Turchia”. 

L'azienda campana punta alla quotazione in borsa nel 2017. Come si prepara l'azienda? La risposta di Domenico Menniti non si fa attendere: “Managerializzazione sempre più accentuata, definizione di procedure in linea con i dettami Consob, crescita verticale ed orizzontale, trasparenza massima, come del resto abbiamo sin qui realizzato”. 

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