Secondo i dati forniti da Gim Unimpresa, sono quasi 700 le filiali di aziende italiane in Russia, che determinano approssimativamente il 2% del fatturato dell’imprenditoria italiana all’estero.
: ReutersOgni anno, nonostante le sanzioni, in Russia fanno la loro comparsa circa 30-40 nuove aziende italiane. Sono questi i dati forniti da Gim Unimpresa, la storica associazione degli imprenditori italiani nella Federazione, durante l’assemblea generale che si è tenuta il 20 marzo a Mosca. “Oggi il numero di filiali di aziende italiane o a capitale italiano si aggira su 670-680 che determinano approssimativamente il 2% del fatturato dell’imprenditoria italiana che opera all’estero”, spiega Valerij Vajsberg, direttore del Dipartimento di analisi “Region”.
“Di regola queste società fatturano circa 15 milioni di euro all’anno. Così nel 2014 gli introiti delle filiali e delle aziende autonome italiane è stato pari a 10 miliardi di euro”.
A detta di Vajsberg, una parte considerevole di queste imprese opera nel settore meccanico, nell’impiantistica elettrica, nella produzione chimica, metallurgica, alimentare ed edilizia. A Mosca sono state registrate circa 400 imprese a capitale italiano, oltre 50 sono presenti nella regione di Mosca e 45 a Pietroburgo. Altri poli di attrattività del capitale italiano sono concentrati nelle regioni di Volgograd, Kaliningrad, Samara, Kaluga, Lipetsk, Cheljabinsk e Sverdlovsk.
Dove investire
Dai membri dell’associazione è stato stilato un rapporto in cui gli esperti indicano i settori con maggiori prospettive di sviluppo per il futuro. Tra questi il mercato dell’edilizia e del mobile che a breve dovrebbe registrare un’impennata a causa della demolizione prevista per le “khrushchevki” (edifici prefabbricati, generalmente a cinque piani, costruiti durante il periodo sovietico e oggi oggetto di una colossale opera di demolizione, ndr).
“Si parla di 25 milioni di metri quadrati che verranno occupati da nuovi edifici la cui superficie complessiva dovrà raggiungere i 60 milioni di metri quadrati in 3 anni. Va detto che i volumi edilizi annuali avevano raggiunto finora a Mosca un livello massimo di 6 milioni. In questo caso si verificherebbe un incremento pari al quadruplo, quintuplo dei volumi”, afferma Vittorio Torrembini, vicepresidente di Gim Unimpresa.
La tavola dei relatori all'assemblea di Gim Unimpresa che si è svolta a Mosca il 20 marzo 2017. Fonte: Vitalij Mikhajlyuk
Secondo il rapporto redatto dall’organizzazione, a suo tempo progetti su così ampia scala erano serviti a promuovere lo sviluppo dell’industria edilizia in Unione Sovietica. Oggi le imprese italiane hanno la possibilità di offrire i propri servizi al governo. Il progetto riguarderebbe la fornitura di materiali edili e anche la produzione di mobili in serie per alloggi standard. “Oggi vendiamo mobili di fascia alta, ma se vogliamo ottenere elevati volumi di vendite, dobbiamo focalizzarci anche su mobili per il ceto medio”, rilevaTorrembini.
Durante l’incontro Francesco Gennaro, amministratore delegato della società Sest-Luve, che produce a Lipetsk impianti per la trasmissione del calore e condensatori per celle frigorifere, ha raccontato la sua esperienza nel campo dell’imprenditoria in Russia. Gennaro ha consigliato agli imprenditori italiani di focalizzarsi su aree economiche speciali dove già esistono le infrastrutture, ma dove il terreno ha prezzi ancora accessibili.
I settori prioritari
A detta dei partecipanti all’assemblea, un settore attrattivo per fare impresa potrebbe essere quello delle cosiddette aree a sviluppo socio-economico protetto. Secondo la legge del 2014 determinate regioni o monocittà possono richiedere al governo russo delle agevolazioni fiscali per le imprese. “Tutti questi territori hanno esenzioni fiscali. Così il prelievo fiscale sul fatturato è del 5% nei primi 5 anni e non supera il 10% nei successivi 10 anni. Inoltre, in questi territori viene introdotto il regime di esenzione doganale”, spiega Andrej Vorobev, partner della Studio legale Pavia e Ansaldo.
A detta di Vorobev, il governo russo ha già approvato 29 decreti che sanciscono l’esistenza di uno sviluppo economico protetto. Una di queste è Toljatti. “In base al decreto, una società che vuole operare in questa regione con delle condizioni speciali deve disporre di un capitale di almeno 20 milioni di rubli. Il primo anno l’impresa è tenuta a investire almeno 5 milioni di rubli e a creare un numero minimo di 20 posti di lavoro”, dichiara Vorobev.
Il futuro delle relazioni economiche
Secondo i partecipanti all’assemblea, l’Associazione continuerà a tutelare gli interessi imprenditoriali dei suoi aderenti. “Il 26 marzo il ministro degli Esteri Alfano sarà in visita ufficiale in Russia dove incontrerà la comunità degli imprenditori e Arkadij Dvorkovich, presidente del Consiglio russo-italiano per la cooperazione economica, industriale e finanziaria”, riferisce Niccolò Fontana, consigliere dell’ambasciatore della Repubblica Italiana per le questioni economiche.
Inoltre, dal 10 al 12 aprile è atteso a Mosca il Presidente Sergio Mattarella che avrà nella sua agenda una serie di incontri. “A giudicare dal ruolo del capo dello Stato, queste iniziative non si limiteranno all’ambito economico. Il Presidente incontrerà la comunità italiana in Russia per discutere di temi più generali e s’intratterrà con rappresentanti del mondo religioso, scientifico e del volontariato”, aggiunge Fontana.
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