Le tesi di Medvedev

Il primo ministro russo Dmitri Medvedev

Il primo ministro russo Dmitri Medvedev

Reuters
Il premier russo ha di recente pubblicato un articolo sulle nuove sfide globali del Paese. Ecco, in sintesi, i temi salienti del suo intervento

Il primo ministro russo Dmitri Medvedev ha pubblicato un articolo dal titolo “Una nuova realtà: la Russia e le sfide globali” nel quale, secondo le sue parole, cerca di “analizzare i cambiamenti epocali in corso nell’economia mondiale e le loro ripercussioni sul pPaese”. Rbth  riporta le tesi fondamentali enunciate nel testo.

"Non è un compito facile superare le difficoltà ormai radicate e le nuove che insorgono, dalla crisi al deficit. Pur essendo consapevoli dell’importanza di tale compito e della complessità dell’attuale congiuntura è essenziale formulare gli obiettivi strategici e gli scopi che si intendono perseguire, anche se l’obiettivo ci sembra molto remoto e la soluzione di difficile attuazione. Formulare tale obiettivo risulterebbe piuttosto semplice: si tratta di entrare (verrebbe da dire 'sfondare' se la terminologia militare non suonasse qui inappropriata) nel gruppo dei paesi più avanzati".

Il new normal

"Nell’analizzare i problemi contingenti e futuri dello sviluppo globale mi è capitato di ricorrere sempre più spesso alla categoria di 'new normal'. Una definizione che è comparsa cinque anni fa al termine della fase più grave della crisi globale e che si è subito diffusa, diventando di uso comune. New normal, vale a dire la “nuova normalità” o meglio la “nuova realtà”. Tale categoria include quelle peculiarità nodali che definiranno lo sviluppo dell’economia globale nell’arco dell’immediato futuro, ovvero fino al manifestarsi della prossima importante crisi strutturale".

Le relazioni con l’Occidente e l’Oriente

"Malgrado la crisi in cui oggi versano sotto molti profili queste relazioni [con l’Occidente], appare comunque indispensabile ripristinare un clima di cooperazione. La Russia non vuole abbandonare il Continente europeo, né sul piano economico, né su quello politico e ideale. […] Le relazioni possono in futuro anche modificarsi, ma l’orientamento strategico deve comunque restare il medesimo e mirare alla cooperazione, al partenariato e, nel caso di una congiuntura favorevole, anche all’istituzione di un unico spazio economico".

"La situazione geografica e geopolitica della Russia non solo lo consente, ma in un certo senso ci obbliga a intensificare in misura sempre maggiore la cooperazione “in direzione dell’Oriente”. Non unicamente con paesi quali Cina, Vietnam, Giappone, Corea, e gli stati della regione Asia-Pacifico nel suo complesso, ma anche con le nazioni membri dei Brics e della Sco, situate nelle più diverse regioni dle mondo".

"Risulta sempre più evidente come i paesi leader del mondo si stiano orientando verso una nuova traiettoria di sviluppo. Non si tratta solo di una questione di ritmi di crescita, ma di una  diversa qualità della crescita, della comparsa di nuovi settori produttivi e di una nuova geografia della loro localizzazione. Il processo di rinnovamento riguarda tutte le sfere dell’attività sociale, dalla tecnologia all’economia alla sfera umanitaria".

Putin: “L’economia russa si è stabilizzata”

Una macchina per fabbricare denaro non è una fonte di crescita

[…] "Uno degli obiettivi cruciali è quello di garantire non solo i ritmi di crescita, ma una qualità diversa dello sviluppo economico. 

La creazione di condizioni favorevoli parte dalla garanzia di una stabilità macroeconomica. Un basso tasso d’inflazione e il pareggio di bilancio restano le priorità per un solido sviluppo del paese.

È necessario istituire meccanismi innovativi di finanziamento della crescita economica e di modernizzazione dove gli investimenti pubblici dovranno inevitabilmente rivestire un ruolo importante. Soprattutto in un momento come questo in cui consentono di compensare in parte l’attività modesta degli investitori privati.

Ma gli investimenti pubblici non possono rappresentare a tempo indeterminato l’unica fonte principale di sviluppo e lo Stato per poter essere tale fonte non può trasformarsi in una macchina per fabbricare denaro: la libertà di emettere denaro in modo incontrollato è una delle libertà più pericolose. Le esperienze occidentali che miravano a stimolarne l’emissione si sono rivelate fallimentari. L’attrazione di investitori privati deve diventare una priorità dell’attività dell’amministrazione pubblica a tutti i livelli".

I risparmi interni

"La fonte più importante di investimento dovrebbero essere i risparmi interni. Si tratta di un obiettivo strategico a lungo termine, ma occorre muoversi in questa direzione. In tale contesto intendiamo analizzare la questione di un utilizzo efficiente dei fondi pensione. Il sistema previdenziale e anche quello assicurativo sono la principale fonte di “soldi duraturi” per l’economia.

Malgrado le difficoltà geopolitiche, le sanzioni e le limitazioni di ogni genere, non va dimenticato il problema dell’attrazione di investimenti stranieri. Sottovalutare tale questione vorrebbe dire accettare una logica condizionante di isolamento.

Lo sviluppo della piccola e media impresa dovrà essere la condizione imprescindibile per un processo di solido sviluppo economico e al contempo un fattore di garanzia della stabilità sociale".

La concorrenza e il settore “non oil”

"Occorre stimolare la concorrenza. Uno dei fattori principali di una concorrenza debole sorge dal timore di mettere a repentaglio la stabilità sociale nelle imprese e nelle regioni. In tale contesto lo sviluppo del mercato contemporaneo del lavoro acquisisce le dimensioni di un problema sociale ed economico. Un approccio formale alla sua soluzione ostacolerà la creazione accelerata di posti di lavoro ad alta produttività.

Nel primo trimestre pil sceso del 2%

L’incentivazione della crescita delle esportazioni non petrolifere (in cifre assolute e nelle quote del volume complessivo dell’export) è diventata, tra l’altro, un indicatore del fatto che la politica di sostituzione delle importazioni ha funzionato e ha cominciato a dare risultati positivi. 

Occorre promuovere cambiamenti qualitativi nell’efficienza dell’amministrazione pubblica. Il compito che ci aspetta è quello di formare un sistema di livelli differenziati di responsabilità e di organi istituzionali volti all’applicazione delle soluzioni".

La versione integrale dell’articolo è stata pubblicata sulla rivista Voprosy ekonomiki, N° 10, 2015

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