Il Presidente russo Vladimir Putin, a sinistra, insieme al Presidente cinese Xi Jinping (Foto: Reuters)
Lo sviluppo delle relazioni tra le imprese russe e quelle cinesi sarebbe condizionato dalle stesse difficoltà che affliggono gli operatori di Europa e Stati Uniti. È quanto emerge dai dati di un’indagine effettuata sulle imprese cinesi dalla società Ey. A ostacolare l’afflusso di capitali cinesi sarebbero le stesse barriere indicate da altri investitori stranieri. In particolare, a preoccupare circa due terzi delle imprese cinesi sono le normative burocratiche, mentre l’instabilità della situazione economica costituirebbe una fonte di allarme per il 58% degli intervistati, e le tensioni geopolitiche per il 52%. Mentre circa il 91% delle maggiori società cinesi considera attrattivo il mercato russo per il proprio business.
I problemi principali
“Lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra Russia e Cina è ostacolato nella maggioranza dei casi da problemi strutturali”, afferma Aleksey Kozlov, analista capo della società Ufs Ic. A suo avviso, mentre sul piano governativo i rapporti tra Cina e Russia stanno visibilmente migliorando, la cooperazione economica nel settore dell’imprenditoria privata si mantiene a un livello estremamente basso. “Si può concordare coi risultati dell’indagine svolta da Ey che attestano quanto l’instabilità economica, i rischi elevati, la pressione delle sanzioni, i problemi legati alle normative burocratiche e la mancanza di garanzie risultino dei veri ostacoli allo sviluppo delle relazioni bilaterali tra i due paesi” sostiene Kozlov.
Al contempo, la stragrande maggioranza degli operatori della Repubblica popolare cinese indica come principali fattori di attrattività del mercato russo le risorse naturali e la grande estensione del mercato interno. Circa la metà delle società cinesi, già attive nel territorio russo, operano nel mercato in quanto partner di compagnie russe o acquirenti di quote da operatori locali. Tuttavia, come spiega nell’indagine il presidente di Ey Russia, Aleksandr Ivlev, tale approccio nasconde in sé un rischio: se l’esperienza dell’investitore è negativa, gli investimenti vengono ritirati e dirottati su un altro mercato emergente.
Lo sviluppo dei rapporti
A detta di Aleksey Repik, presidente della società Delovaya Rossiya, le decisioni politiche influiscono sul business. “La continua impossibilità di trovare un’intesa reciproca tra i rappresentanti dei governi ha un riflesso negativo anche su noi imprenditori provocando un aumento degli ostacoli e limitazioni aggiuntive che ci impediscono di sfruttare appieno tutte le potenzialità delle nostre società” sostiene Repik. Tuttavia, a suo avviso, ciò non deve nuocere allo sviluppo di una cooperazione bilaterale. “È proprio il mondo dell’imprenditoria che ha il compito di assumere l’iniziativa e stimolare i rappresentanti delle autorità a intensificare il dialogo” ritiene Aleksey Repik.
Secondo l’indagine effettuata da Ey, il 21% delle società cinesi sarebbe pronta a investire in Russia già il prossimo anno, e il 40% nell’arco dei prossimi cinque anni. Tuttavia, il volume degli investimenti pianificati nel mercato russo non supererebbe i 50 milioni di dollari, e solo il 10% degli operatori sarebbe pronto a investire nel mercato russo una somma superiore ai 500 milioni di dollari. L’indagine ha coinvolto i maggiori operatori cinesi, tra cui 31 società con un fatturato di oltre 1 miliardo di dollari.
Secondo quanto si rileva dai dati in possesso della Banca Centrale russa nel 2014 il volume di investimenti cinesi in Russia ammontava a 1,28 miliardi di dollari, rispetto ai 600 milioni di dollari dell’anno precedente. Mentre secondo le stime di Hermitage Foundation nel 2014 gli investimenti dichiarati ammonterebbero a 3,5 miliardi di dollari, di cui circa 1 miliardo destinati al settore edilizio e 2 miliardi a quello dei trasporti.
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