Quanto pesano le sanzioni su Russia e Italia?

Il tavolo dei relatori. Da sinistra, Alexei Kanunnikov, Anton Moskalenkov, Anna Vasilenko e Vincenzo Trani (Foto: Evgeny Utkin)

Il tavolo dei relatori. Da sinistra, Alexei Kanunnikov, Anton Moskalenkov, Anna Vasilenko e Vincenzo Trani (Foto: Evgeny Utkin)

Un forum a Milano per capire quali siano i danni reali dei provvedimenti adottati negli ultimi mesi. Andrei Nikitin, dell’Agenzia per le Iniziative Strategiche russe: “Dovremmo essere più trasparenti per dare possibilità di sviluppo al business”. Ancora incerti i dati sulle gravi perdite dell’export italiano

Una giornata piena di russi ieri alla Bocconi, dove si è svolto il “IV Forum Italia-Russia. Scenari per un nuovo sviluppo”, organizzato dal CReSV Bocconi e da General Invest con la collaborazione della Borsa di Mosca. Accademici e rappresentanti del business hanno provato a tirare qualche somma per capire quale sia il peso effettivo delle sanzioni per l’Italia e per la Russia, cercando nel contempo di guardare oltre e discutere delle opportunità di crescita che il mercato russo è ancora in grado di offrire alle aziende italiane intenzionate a investire in questo enorme spazio.

 
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A onor del vero, è già da mercoledì che si discuteva di questi argomenti, sempre a Milano, presso il Westin Palace, alla presenza dei governatori russi e dei rappresentanti delle diverse regioni della Federazione Russa (Repubblica di Bashkortostan inclusa, con il suo presidente Rustem Khamitov). Ogni regione ha esposto i vantaggi e i punti di maggiore attrazione dello scambio commerciale, date “le grosse agevolazioni fiscali” e una tassazione molto inferiore a quella dell'Italia. 

Ma la situazione geopolitica e il crollo del prezzo del petrolio non spaventano i russi e i potenziali investitori stranieri?

Forse non è un caso che nell'introduzione della brochure di General Invest di Vincenzo Trani si trovino le parole di Confucio: “Quando soffiano i venti del cambiamento, c’è chi costruisce muri, chi mulini a vento”. Nel momento in cui tra Russia e Ucraina si sta veramente pensando di costruire un muro, Trani, insieme ad altri del convegno, costruisce mulini. "Il clima imprenditoriale nella Federazione Russa ormai non spaventa più gli imprenditori esteri", afferma Andrei Nikitin, DG dell’Agenzia per le Iniziative Strategiche russe (ASI), e il paese si è posto "l'obiettivo, nei prossimi tre anni, di piazzarsi tra i primi 20 paesi al mondo" per condizioni di business, dopo essere già passato dal 124esimo al 62esimo posto del rating (l'Italia è al 56esimo secondo l'ultimo report). 

Il pubblico in sala (Foto: Evgeny Utkin)

Alberto Bombassei, presidente di Brembo, avrebbe voluto aprire un nuovo impianto produttivo in Russia ma lo spaventano “i nodi burocratici che devono ancora essere sciolti per favorire un ulteriore miglioramento degli interscambi tra i due Stati”. Al contrario, Luigi Scordamaglia, Ad di Inalca (Gruppo Cremonini) e presidente di Federalimentari, ha esposto la propria esperienza positiva: “La Russia è il mercato che meglio valorizza le nostre eccellenze alimentari riconoscendone il giusto prezzo”.

Il 24 ottobre, Cremonini ha infatti inaugurato un nuovo stabilimento, "Orenbeef", a Orenburg.  E ancora, la testimonianza della migliore esperienza è da parte di Matteo Marzotto, presidente della Fiera di Vicenza, che tiene a sottolineare la “grande affidabilità degli interlocutori del business” e la “grande expertise nella gestione dei brand”, ricordando inoltre di aver creato in Russia la sua “migliore start up”.

In conclusione, quasi tutti quelli che puntano sulla Russia, rimangono soddisfatti. “Non per niente l’Italia è il quarto partner commerciale della Russia con il 4,2% delle esportazioni, mentre il Belpaese rappresenta il decimo mercato di sbocco per Mosca con il 7,7% delle esportazioni”, ricorda Maurizio Dallocchio, Membro del Consiglio direttivo del CReSV e professore ordinario presso l’Università Bocconi.

Per quanto riguarda invece i numeri delle perdite derivanti dalle sanzioni, regna il caos più totale. Si citano Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura, che il 3 settembre parla di “200 milioni di euro d’impatto, a partire dal 7 agosto” e Federica Guidi, ministro dello Sviluppo Economico, che al Senato il 30 settembre (quasi un mese dopo, vale a dire) stima “al massimo a 100 milioni la perdita in valore di export italiano verso la Russia”. Ma anche ieri, del resto, numeri a volontà: da 188 milioni di euro nel biennio 2014-2015 (perdite dirette derivanti dall’embargo) a 3,7 miliardi di euro (tenendo conto di tutte le componenti, inclusa la mancata crescita di esportazioni). La contrazione dell’export verso la Russia è nell'ordine del 17% nel 2014 e del 21% nel 2015.

Ma in tutto questo, che cosa succede in Russia, mentre a Mosca si blocca l'importazione di formaggi? “Niente paura, annuncia il vice governatore della regione di Kostroma Pavel Alekseev: Noi produciamo ottima mozzarella e burrata. Venite ad assaggiare per credere”.

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