"Basta speculazioni, ora investimenti solidi"

Il presidente del consiglio di amministrazione della borsa di Mosca, Aleksandr Afanasev (Foto: Getty Images/Fotobank)

Il presidente del consiglio di amministrazione della borsa di Mosca, Aleksandr Afanasev (Foto: Getty Images/Fotobank)

Le ripercussioni degli eventi internazionali sui mercati azionari russi e le opportunità che si aprono agli investitori internazionali. Ne parla a Rbth il presidente del consiglio di amministrazione della borsa di Mosca, Aleksandr Afanasev

L'aggravarsi dei rapporti fra Russia, Stati Uniti e Unione Europea a seguito della crisi ucraina ha condotto paradossalmente a un incremento dei mercati sulla borsa moscovita. Quali saranno gli effetti a lungo termine? Ne abbiamo discusso con Aleksandr Afanasev, capo della Borsa di Mosca.

Il mercato russo è stato a lungo considerato speculativo. Lei è d'accordo con questa opinione?

Il nostro mercato è stato speculativo durante la prima fase iniziale del suo sviluppo, dato che come qualunque altro giovane mercato, esso attira innanzitutto gli investitori più audaci, pronti ai rischi più alti. Tali investitori, probabilmente, possono essere definiti speculatori. Il mercato azionario russo è relativamente giovane, se si considera che l'economia di mercato russa ha poco più di vent'anni. Una sua seria base giuridica ha cominciato a delinearsi agli inizi dei 2000, ed è in quello stesso periodo che è cresciuto l'interesse per il mercato russo e sono comparsi gruppi nuovi di azionisti. Oggi, nella borsa moscovita operano anche investitori a lungo termine, sia russi, che internazionali, Hedge-Fonds, Algoritmischer Handel e investitori russi al dettaglio.

In relazione alla crisi ucraina il volume degli scambi in borsa è aumentato. A che cosa si deve tutto ciò, ci sono state transazioni speculative?

Innanzitutto è importante negare che alla borsa moscovita si commerci con molte classi di attivi: oltre ai classici prodotti della borsa, azioni e derivati, da noi si effettuano operazioni anche con obbligazioni corporate e titoli di stato, oltre che con euro obbligazioni e valuta (soprattutto dollaro/rublo e euro/rublo), inoltre, noi offriamo i PCT (pronti contro termine, vale a dire vendita con patto di riacquisto o viceversa di titoli dello stesso tipo). Il calo dei prezzi sul petrolio, che occupa una parte significativa dell'export russo, ha portato a un abbassamento del corso del rublo (quasi del 40%) e di conseguenza a una sua grande volatilità e alla crescita dei volumi di cambio di valuta in borsa. La varietà degli attivi con i quali si commercia in borsa permette di ottenere una crescita dei coefficienti finanziari, indipendentemente da quale sia la fase del ciclo economico. Nel complesso, nel 2014, abbiamo osservato una crescita dei ricavi dalla negoziazione di valute, azioni, derivati, prodotti del mercato monetario. Recentemente abbiamo pubblicato i risultati riguardanti i primi 9 mesi del 2014, il periodo migliore di attività della borsa: l'utile netto è salito al 23%.

Sul mercato russo potrebbero comparire gli investimenti o crediti a lungo termine, perché?

Il mercato russo, come qualsiasi altro mercato in crescita, è interessato ad attirare due tipi di investitori: quello interno e quello estero, essi non vivono infatti l'uno senza l'altro, dal momento che come le economie emergenti, essi sono sempre destinatari del capitale. Nell'ultimo anno e mezzo o due anni, in Russia sono state attuate riforme molto serie che hanno portato l'infrastruttura del mercato russo ai livelli degli standard internazionali. Ora in Russia è possibile effettuare tutte le operazioni, persino quelle che soddisfano le esigenze degli investitori più conservatori. L'altro nostro compito è quello dello sviluppo dell'investitore interno. Al giorno d'oggi non più del 6% dei risparmi delle persone fisiche sono investiti in titoli. Noi non vogliamo metterci a confronto con il mercato americano, dove questa percentuale costituisce il 55%, ma persino in Germania, dove gli investitori privati sono estremamente conservatori, questo coefficiente raggiunge il 25 %, mentre in altri mercati emergenti , come la Polonia e la Corea, la loro quota è di circa il 20-25%. Noi ci auguriamo che anche in Russia questa percentuale salga presto al 20-25%.

Ultimamente, sempre più spesso si parla di come sul mercato azionario russo debba comparire un trend costante di attrazione dell'investitore di massa russo dal mercato dei depositi. Lei cosa ne pensa, fino a che punto ciò è realizzabile?

Oggi i risparmi dei russi sono per lo più collocati nei depositi delle banche o investiti in immobili. Noi abbiamo preso attiva partecipazione nella progettazione della nuova normativa in cui sono comparsi nuovi incentivi fiscali per investire in titoli. In particolare, dal 2014, il reddito dei cittadini privati dagli investimenti in titoli di durata superiore ai tre anni non sono sottoposti a tassazione. Noi speriamo che questo termine venga abbassato, in futuro, fino ad un anno. Oltre a questo, dal 1 gennaio 2015 in Russia compariranno conti di investimento individuali, i cui intestatari beneficeranno di detrazioni fiscali nel caso di investimenti fino a 400 mila rubli (7 mila euro). Questo importo è notevolmente superiore rispetto a tutta una serie di paesi che si sono serviti di una simile pratica per attirare gli investitori privati nel mercato azionario come ad esempio il Canada e il Sud Africa, mentre invece è lievemente inferiore rispetto alla Gran Bretagna e agli stati Uniti.

Di quanto può crescere la quota di persone fisiche nel mercato azionario?

Ora la popolazione mantiene in depositi bancari circa 17,5 miliardi di rubli (l'equivalente di circa 310 miliardi di euro). Se almeno un 5/6% di questi mezzi entrasse nel mercato azionario, la somma salirebbe già a 1 miliardo di rubli. Questo è molto significativo se si considera che il volume complessivo dei mezzi degli investitori privati nel mercato azionario è oggi di 2,3-3 miliardi di rubli.

Di quanto è cambiato il numero di partecipanti stranieri alle contrattazioni nella borsa moscovita in relazione all'aggravarsi della situazione politica?

Lei sarà sorpreso, ma noi non osserviamo un calo della percentuale degli investitori internazionali nei volumi di negoziazione, al contrario. Se stando alle stime del 2013 nel mercato azionario russo la quota degli stranieri era del 40%, ora essa è salita al 46%, mentre nei derivati è aumentata dal 38 al 44%, e nel mercato valutario della borsa, dal 10 al 14%. Sì, è vero, parte di quelle quote che noi consideriamo straniere sono registrate a Cipro, e molti grandi capitali russi sono investiti tramite conti off-shore a Cipro. Vale a dire cioè, i loro attivi possono essere considerati crescita di domanda interna. Tuttavia, non tutti i conti provenienti da Cipro sono russi, i loro gestori non sono russi e in generale la scelta della geografia dei loro investimenti è molto alta. Gli attivi russi sono oggi a buon mercato e questo non può non attirare l'interesse degli investitori.

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