La Russia torna a competere nel mercato delle terre rare

Estrazione di metalli rari (Foto: Tass)

Estrazione di metalli rari (Foto: Tass)

Presentato un progetto di rinnovamento dell’industria dei metalli rari negli Urali: entro tre anni si prevede di avviare la produzione sulla base di una nuova tecnologia finalizzata all’estrazione dai giacimenti di uranio. Una strategia che potrebbe mettere in discussione il monopolio della Cina

I ricercatori dell’Università federale degli Urali (Urfu) hanno sviluppato una tecnologia senza precedenti per l’estrazione di metalli rari dai giacimenti di uranio. Il know-how consiste nella creazione di una fibra assorbente che rende possibile tale estrazione. Si prevede nell’arco di tre anni di avviare la produzione pilota basata sulla nuova tecnologia. Secondo le stime dei ricercatori ciò consentirebbe di sodddisfare circa un terzo della domanda di metalli rari del mercato russo, riducendo la dipendenza dall’import di molti settori industriali, e di competere con la Cina che controlla il 97 per cento del mercato mondiale dei metalli rari.

Come ripristinare la produzione di metalli rari?

Oggi a controllare il 97 per cento delle forniture di metalli rari è la Cina, che avvalendosi del suo monopolio, spesso manipola i prezzi. Delle 120mila tonnellate di metalli rari prodotti all’anno alla Russia spettano solo 100 tonnellate, benché l’Urss sia stato uno dei leader mondiali nella produzione di metalli rari. La nuova tecnologia consentirà di incrementare questo volume fino a 1000 tonnellate di qui a pochi anni. 

 
Nei giacimenti di carbone
Guarda la fotogallery 

Sergei Kortov, prorettore dell'Urfu all’innovazione, afferma che questa tecnologia senza precedenti avrà un ruolo molto importante nell’attuale domanda per la Russia nella sostituzione dell’import tanto di materie prime che di prodotti finiti. Inoltre, ciò consentirà di stabilizzare i prezzi dei metalli rari della terra sul mercato mondiale. “Una simile produzione al momento non esiste in Russia, ma questi materiali sono richiesti in molti settori. Per la Russia sarebbe economicamente vantaggioso riprendere la propria produzione di metalli rari per evitare un rincaro dei prezzi dei prodotti finiti”, ha detto Kortov a Rbth.

I ricercatori dovrebbero creare nell’arco di tre anni un comparto pilota per la produzione di metalli rari, impiegando una nuova tecnologia rivoluzionaria di lisciviazione dell’uranio. A tale scopo lo Stato assegnerà all’università 300 milioni di rubli (7,8 milioni di dollari). Altri 360 milioni di rubli (9,3 milioni di dollari) verranno investiti nel progetto dalla società moscovita “Energeticheskie proekty”, partner dell’istituto universitario.

Alla realizzazione del progetto prenderà parte un team piuttosto cospicuo di ricercatori provenienti non solo dagli istituti dell’Urfu, ma anche dall’Istituto Frumkin dell’Accademia delle Scienze e dall’Istituto di progettazione della città segreta di Ozersk. La produzione si effettuerà nelle imprese di Rosatom (l’Agenzia russa per l’Energia atomica), nella società Dalur nella regione di Kurgan e nella compagnia Khiagda nella Repubblica di Buriazia. Anche nella regione di Sverdlovsk saranno create ripartizioni per la produzione di magneti, metalli e di fosforo. I ricercatori auspicano di arrivare all’applicazione industriale di una tecnologia complessa finalizzata non solo all’estrazione di metalli rari, ma all’ottenimento della loro intera filiera dal concentrato sotto forma di ossidi, composti, metalli, leghe, legature, prodotti, magneti. 

Una tecnologia senza precedenti

In che cosa consiste la tecnologia sviluppata negli Urali? Il sottosuolo viene riempito di acido solforico che dissolve l’uranio e le terre rare; quindi il concentrato ottenuto viene estratto e sottoposto a un processo di lavorazione da cui si ottengono componenti preziosi. L’innovatività del processo di lavorazione sta nell’impiego di una fibra assorbente che seleziona l’uranio, i metalli rari e lo scandio dalle soluzioni, senza influire sulla produzione dell’uranio. I ricercatori dell’Urfu sono riusciti, insieme ai loro partner, a sintetizzare questa fibra assorbente. Questo tipo di tecnologia non esiste ancora nel resto del mondo.

Gli sviluppatori dell’Istituto di Fisica tecnologica dell’Urfu stanno conducendo da un pezzo degli esperimenti nel settore delle terre rare. “Ci stiamo occupando da parecchio dei metalli rari e siamo sempre stati coscienti della situazione che si è venuta a creare nel mondo. Un tempo in Russia nessuno aveva interesse alla produzione di metalli rari, ma noi abbiamo messo a punto delle tecnologie per il futuro. Ora è giunto il nostro momento” ha detto il professor Vladimir Rychkov,  coordinatore del team e direttore dell’istituto.

Rychkov auspica che le nuove tecnologie possano servire a incrementare la trasformazione di prodotti industriali dai giacimenti di uranio e a sostituire l’import di metalli rari e di scandio destinati all’industria militare e ai settori della radioelettronica, dell’ingegneria strutturale, della tecnologia nucleare e dell’industria meccanica, chimica e metallurgica. “La linea di applicazione che proponiamo per la produzione è enorme. Si tratta di metalli, ossidi, lucidanti, tubi, magneti, fosforo e molto altro ancora” spiega Vladimir Rychkov.

Molte imprese si sono già dette disposte ad effettuare degli ordini, come, per esempio, l’industria militare, che attualmente dipende sia dalla Cina per la fornitura di metalli rari che dai produttori di elettronica occidentali. A detta dei ricercatori dell’Urfu, a mostrare finora interesse per i risultati dell’applicazione della nuova tecnologia sarebbero state Rosatom e anche un’enorme quantità di imprese russe ed europee. Molti potenziali clienti sarebbero intenzionati ad acquistare neodimio, uno dei metalli rari strategici impiegati con frequenza nell’industria elettronica e meccanica.

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie