Shadr, il cantore della rivoluzione

Lo scultore Ivan Shadr.

Lo scultore Ivan Shadr.

: RIA Novosti
Dotato di raro talento, per un periodo studiò all’Accademia di Belle Arti di Roma e in patria si affermò come uno degli scultori più apprezzati dell’epoca sovietica, tanto da essere incaricato di realizzare una scultura al naturale di “Lenin nella bara”

Ivan Shadr (1887-1941), proveniva da una famiglia contadina ed era originario di un minuscolo villaggio degli Urali, Shadrinsk. All’età di 20 anni raggiunse a piedi Pietroburgo. Dotato di un multiforme talento, Shadr, figlio di un carpentiere, scelse poi di dedicarsi esclusivamente alla scultura. Dopo aver frequentato a Pietroburgo la Scuola di promozione delle arti di Nikolaj Rerikh, si trasferì a Parigi, dove fu allievo di Rodin all’Accadémie de la Grande Chaumière, e quindi a Roma dove studiò all’Accademia di Belle Arti. Tornato in Russia, si affermò come uno dei principali “cantori della rivoluzione”.

1. Le effigi del “Goznak”

La giovane Repubblica sovietica aveva bisogno di una nuova valuta dove sulla coupure non figurassero più ritratti di persone reali, ma dei simboli per rappresentare le classi vittoriose: operai, contadini, soldati dell’Armata Rossa. Su commissione del “Goznak”, Shadr creò nel 1922 una serie di effigi “anonime”. Quelle del “Contadino” e del “Soldato dell’Armata Rossa” decorarono le banconote dell’Urss con valore nominale di 15 e 25 mila rubli, che furono messe in circolazione dallo Stato nel 1923. L’effigie del “Seminatore” apparve sui buoni pane, mentre quella dell’ “Operaio”  fu usata come modello nel 1925 per i buoni del tesoro del valore di 5 rubli.

Uomo che semina, bronzo, 1922\nV. Nikiforov/RIA Novosti<p>Uomo che semina, bronzo, 1922</p>\n
Monumento a Vladimir Lenin,&nbsp;1927\nEduard Pesov/RIA Novosti<p>Monumento a Vladimir Lenin,&nbsp;1927</p>\n
 
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2. Omaggio a Lenin

Il 20 gennaio del 1924 lo scultore trascorse più di 40 ore nella Sala delle Colonne della Casa dei Sindacati dov’era stata esposta la salma di Vladimir Lenin, la guida suprema della rivoluzione. Shadr realizzò la scultura al naturale “Lenin nella bara” e rinunciò persino al suo compenso, ritenendo che fosse inammissibile in un momento di così grande dolore “applicare un prezzo a un simile lavoro” e la donò all’Istituto Lenin.

All’inizio degli anni Trenta diversi monumenti di Shadr dedicati a Lenin fecero la loro comparsa in molte repubbliche dell’Urss e città russe. E nei pressi della capitale della Georgia, Tbilisi, fu eretta sulla diga della Centrale idroelettrica Zemo-Avchala, la più grande statua del mondo del leader, una figura in bronzo alta 11 metri.

Nel 1930 Shadr collaborò alla realizzazione di un’effigie per una della più prestigiose onorificenze sovietiche, quella dell’Ordine di Lenin.

La statua &quot;La selce &egrave; l&rsquo;arma del proletariato&quot;, 1967\nO. Ivanov/RIA Novosti<p>La statua &quot;La selce &egrave; l&rsquo;arma del proletariato&quot;, 1967</p>\n
Ragazza con remo, 1935\nNaum Granovsky/TASS<p>Ragazza con remo, 1935</p>\n
Ritratto di Maksim Gorkij\nMikhail Filimonov/RIA Novosti<p>Ritratto di Maksim Gorkij</p>\n
 
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3. “La selce è l’arma del proletariato”

La drammatica composizione dal titolo “La selce è l’arma del proletariato” fu presentata per la prima volta nel 1928 alla Mostra panrussa dedicata al decennale della rivoluzione. Il soggetto di una delle più celebri opere di Shadr è ispirato ai fatti della rivoluzione del 1905 quando la pacifica manifestazione organizzata dagli operai a Pietroburgo il 22 gennaio fu repressa nel sangue dall’esercito zarista che sparò sulla folla (l’episodio segnò l’inizio delle proteste di massa contro la monarchia). L’opera fissa un momento di pathos, quello in cui un operaio, staccato un ciottolo dal selciato, si prepara a lanciarlo contro il suo nemico di classe.

Gli storici e i critici accolsero con entusiasmo la scultura. In Unione Sovietica si amava paragonare quest’opera per la tensione e la potenza virile che esprimeva al “David” di Michelangelo e al “Discobolo” di Mirone.

4. Il ritratto di Maksim Gorkij

Nella scultura che ritrae lo scrittore e compagno di lotta di Lenin, Maksim Gorkij, autore del romanzo “La madre” (considerato la prima opera del realismo socialista) e del “Canto della procellaria”, Shadr, per restituire l’immagine romantica dello scrittore ribelle, utilizzò la metafora di questo uccello e collocò sulla sua fronte due riccioli scomposti la cui linea ricordava la silhouette di una procellaria in volo.

Shadr cominciò a dedicarsi alla realizzazione di quest’opera nel 1939, ma non fece in tempo a fondere nel bronzo il modello di creta. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1941, la statua fu completata da un’altra leggendaria scultrice, Vera Mukhina, autrice della scultura intitolata “L’operaio e la ragazza del kolkhoz”, collocata nel parco di VDNKh di Mosca. Fino al 2000 il monumento a Gorkij rimase sulla piazza della Stazione Belorusskaya da cui fu rimosso per essere trasferito nel parco “Muzeon”.

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