Con Morozov a Napoli l'arte classica incrocia il moderno

L'ingresso della mostra.

L'ingresso della mostra.

: ufficio stampa
Fino al 30 settembre il Museo Archeologico MANN ospita l’esposizione Pontifex Maximus. Un viaggio tra l’iconografia classica che si fonde con i dettagli dello stile contemporaneo

Una cariatide alle prese con il suo smartphone a fianco di un ragazzo, un kouros, in posa secondo i rituali dell’arte classica. Un’altra, omaggio al controtenore inglese James Bowman, che urla verso l’ingresso del Museo, dove, assieme a un busto di Tarquinio il Superbo, seguono dei ritratti classici, da Castore e Polluce ad Abraxas incastrati in un apparato meccanico, che ricorda gli innesti dei bulloni. Il passato che s’intreccia, che dialoga con il presente. Iconografia del classico, del mondo greco in particolare, armonia compositiva assieme ai dettagli dello stile contemporaneo. Fino al 30 settembre al Museo Archeologico di Napoli (MANN) è aperta al pubblico (dalla ore 9.30 alle 19 nell’atrio centrale del Museo, tranne il martedì) la mostra Pontifex Maximus dell’artista russo Aleksej Morozov, promossa dal Museo d’Arte Moderna di Mosca con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Un’installazione da 30 figure plastiche realizzate nel 2016 per un concept interamente pensato per il Museo napoletano.

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Reduce dal successo della mostra personale alla Biennale Internazionale di Mosca, ammiratore e attento studioso dell’iconografia classica, Morozov è uno dei più famosi interpreti dell’arte contemporanea al mondo. 

Il tema dell'esposizione è un ponte, appunto Pontifex Maximus, che unisce più mondi, partendo proprio dall’arte, incrocio tra società e culture. Un concetto millenario, nelle sue accezioni storiche, mitologiche, letterarie, geopolitiche. 

Un pezzo di strada che mette assieme arte classica e contemporanea ma anche arte e politica, etica e umanità. “È un collegamento tra Est e Ovest ma è anche un tratto che unisce, che collega l’umano e il divino - spiega Alessandro Romanini, uno dei due curatori della Mostra al MANN, assieme a Kristina Krasnyanskayav -. Ponte come temenoi, che nel pensiero mitologico rappresenta l’area intorno al tempio in cui si hanno premonizioni dell’epifania religiosa e dove avvengono fenomeni divini, inteso anche come corridoio fra sacro e profano, come nella tradizione zoroastriana". 

"Ma il ponte è al tempo stesso un mezzo per proiettare il visitatore della mostra in un cono, una dimensione che lo avvicini a comprendere il senso delle opere d’arte realizzate da Morozov. Per l’artista russo arte classica e il mondo romano sono vivissimi tuttora ma le opere di Morozov sono rivolte allo spettatore di oggi, nei suoi lavori è visibile la fusione tra classico e moderno. Citando l’artista, l’importante nelle proprie opere è porre delle domande giuste, non dare delle risposte”.

Per Romanini il ponte ha anche un valore filosofico, “un transito attraverso cui l’uomo trovava la sua consistenza umana, passaggio ribadito da Kant e Heidegger. In particolare la cariatide che urla verso l’interno del Museo sta a rappresentare uno dei conflitti del mondo, ovvero l’accettazione del progresso che non deve però farci perdere coscienza dei valori insegnati dal passato”, conclude Romanini. Per maggiori informazioni sulla mostra cliccare qui.

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