Dymka, i segreti del giocattolo russo

Anastasia Rupasova
È sopravvissuto ai secoli. E oggi rappresenta un vero e proprio oggetto in cui si fondono artigianato e tradizione. Ecco quali sono le origini di questi simpatici manufatti

I giocattoli realizzati da Oksana Romanova. Fonte: Anastasia Rupasova

Il giocattolo di Dymkovo è uno dei più antichi lavori d'artigianato russi. Nato nel territorio della regione di Kirov, nel villaggio di Dymkovo, esiste da più di quattro secoli. Gli artigiani hanno rigorosamente conservato fino ad oggi questa tradizionale manifattura.

Storia e lavorazione 

Il dymka è un giocattolo unico, non ne capitano di identici: ognuno ha la propria storia e le proprie decorazioni. "Di solito il giocattolo è costituito da diversi dettagli. L'argilla rossa permette di “incollare” tutti gli elementi senza l'uso di ulteriori agenti esterni. È necessario solo uno strumento per levigare i punti di contatto tra i vari elementi così da renderli impercettibili alla vista”, racconta Oksana Romanova, insegnante di scultura e pittura del giocattolo di Dymkovo presso l'Accademia di ceramica “Amphora”. Una volta terminato, si lascia ad asciugare il giocattolo per 5-7 giorni. Poi viene cotto in un forno a 900 °C. Solo dopo viene tinto di bianco.

Il processo di lavorazione

Non si sa con certezza da chi e quando fu inventato questo giocattolo. I suoi precursori erano palle di argilla e fischietti, neri catrame o rossi argilla. Si ipotizza che iniziarono a tingere di bianco i giocattoli spinti dalla moda della porcellana. "I contadini, vedendo la porcellana bianca nella case dei loro padroni, iniziarono ad adottare lo sfondo bianco. Il pigmento si otteneva diluendo nel latte il gesso sbriciolato. Il giocattolo veniva immerso in questo composto e poi messo ad asciugare. Il latte durante l'essiccazione si inacidiva e così la terra teneva bene", spiega Oksana.

Ci si ingegnava molto anche nella produzione dei pigmenti, preparati a base di tuorlo e chiare d'uovo e kvas. Nonostante le scarse possibilità dei contadini, la tavolozza di colori era ampia e brillante. Per la realizzazione dei dymka non si usavano mai toni spenti. I motivi del giocattolo erano spesso molto semplici: i primi artigiani non avevano attrezzi speciali e spesso non c'erano neanche i pennelli.

Le storie rappresentate dai giocattoli 

I giocattoli realizzati da Oksana Romanova. Fonte: Anastasia Rupasova

Oksana riferisce che le storie rappresentate dai dymka erano sempre tratte dalla vita reale: “Gli artisti scolpivano tutto ciò che li circondava: animali, scene di vita contadina, pescatori, donne con il giogo, belle ragazze e signori che si incontravano in occasione delle fiere”.

In epoca sovietica, gli artigiani di Dymka amavano celebrare i traguardi nel campo della scienza e dello spazio: molto famosa tra i collezionisti di dymka è la composizione di una figura maschile e femminile con lo scafandro ai piedi di un albero di mele, come Adamo ed Eva. Si pensa che queste due figure rappresentino Gagarin e la Tereshkova. Trovavano spazio nella narrazione dei dymka anche eventi ridicoli e assurdi della vita degli artigiani stessi, come nel caso di Zoe Penkina. L'artista, che aveva ereditato l'arte di decorare i dymka, fu molto impressionata dal suo primo viaggio nella metropolitana di Mosca e creò una composizione a tema: un vecchietto emozionato osserva una vecchietta incastrata nel tornello di ingresso della metro.

Alcuni giocattoli colorati. Fonte: Anastasia Rupasova

Il giocattolo originario di Dymkovo nella sua forma tradizionale poteva già essere scomparso da un secolo. A salvarlo è stata Anna Mezrina, l'unica decoratrice di dymka che ha continuato a incollare i giocattoli secondo il vecchio sistema, e l'artista di Kirov Aleksej Denshin. Proprio a lui si deve la divulgazione di questa pratica tradizionale: ha pubblicato album, organizzato fiere nazionali e mondiali, promosso laboratori e garantito tutto il materiale necessario agli artigiani occupati in questa attività.

Dymka ai giorni nostri

In seguito l'Unione degli Artisti di Kirov ha istituito un Consiglio speciale di artisti per la tutela dei canoni tradizionali nella produzione di dymka. I giocattoli non eseguiti nel rispetto della tradizione venivano disprezzati e subito demoliti con un martello, per evitare che prendesse piede un nuovo ramo produttivo.

Alcuni giocattoli. Fonte: Anastasia Rupasova

Tramandare l'arte della produzione di dymka era inizialmente un affare di famiglia: l'esperienza si passava di madre in figlia. Ma dagli anni '60 del XX secolo il sistema si è semplificato: le allieve venivano scelte “dall'esterno”. Le future artigiane dovevano sostenere un esame di pittura, disegno e composizione, e anche superare un test particolare: riprodurre tale e quale una figura semplice che avevano davanti. Il periodo di formazione seguiva lo stesso principio: prima le allieve imparavano a copiare alla perfezione i giocattoli più comuni, poi potevano rappresentare le proprie storie. Un tempo le aspiranti decoratrici erano molte di più rispetto ad oggi. Ora si contano dalle 7 alle 15 allieve per volta.

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