Il mistero irrisolto dello zar

Lo zar Alessandro I (Foto: Vostok Photo)

Lo zar Alessandro I (Foto: Vostok Photo)

Alcuni studi sulla grafia dimostrano che Alessandro I potrebbe aver vissuto molto di più rispetto a quanto scritto nei libri di storia, conducendo una vita del tutto insolita che coinciderebbe con quella del monaco Fedor di Tomsk

Secondo alcuni esperti grafologi, le scritture del monaco Fedor di Tomsk e dello zar Alessandro I sono identiche. Questo starebbe a significare che Alessandro potrebbe essere morto molto più tardi di quanto si creda. La sensazionale notizia è stata diffusa a Tomsk, in occasione del forum dedicato allo zar Alessandro I.

Il presidente della comunità russa di grafologia, Svetlana Semenova, che ha analizzato i manoscritti dell'imperatore e dello starets Fedor, ha reso noto che essi sono opera di un'unica mano.

Allo studio dei grafologi sono stati sottoposti manoscritti realizzati da Alessando I all'età di 47 anni e dallo starets Fedor di Tomsk all'età di 82 anni. Ai ricercatori, non sono stati comunicati gli autori dei testi.

“La grafologia permette di stabilire con grande precisione che si tratta dell'opera di un'unica persona - ha dichiarato al forum Svetlana Semenova -. I tratti distintivi meno visibili non sono mutati con l'età”.

I grafologi hanno anche reso noto della piena coincidenza fra le scritture della moglie di Alessandro I, Elisabetta Alekseevna, e la monaca Vera Molchalnica. Secondo la leggenda, la zarina, alla pari del consorte, avrebbe inscenato la propria morte per potersi dedicare al servizio della chiesa.

La leggenda diventa realtà

Le discussioni fra gli studiosi sulla personalità di Fedor di Tomsk durano da decenni. I sospetti che lo starets fosse in realtà lo zar erano sorti ancora ai tempi quand'egli era in vita. Negli ultimi anni della sua esistenza, Alessandro I accennò alla sua intenzione di rinunciare al trono per dedicarsi al servizio di Dio. È per questo motivo che, in seguito alla morte improvvisa avvenuta nel 1825 all'età di 47 anni, si diffuse la leggenda che l'imperatore avesse inscenato la sua morte per poter vagare per la Russia ed espiare i propri peccati.

Il monaco peregrino Fedor Kuzmich giunse nella città siberiana di Tomsk nel 1837. Nonostante conducesse uno stile di vita ascetico, le sue maniere riflettevano quelle di un uomo colto ed educato nella società. Fonte dei suoi guadagni era insegnare ai bambini la grammatica, le Sacre Scritture e la storia. Come compenso Fedor Kuzmich prendeva solo cibo, rifiutando i soldi. Cominciarono ad onorare lo starets per la rettitudine del suo stile di vita e presero a rivolgersi a lui per consigli su diverse questioni di vita. Fedor Kuzmich venne eletto, per la sua abnegazione, fra i santi della chiesa ortodossa russa e fra i giusti della chiesa siberiana. Le spoglie del santo sono una delle reliquie principali delle chiese ortodosse di Tomsk.

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