Bodrov, un regista a caccia di streghe

Il regista russo Sergey Bodrov (Foto: Vladimir Astapkovitch/TASS)

Il regista russo Sergey Bodrov (Foto: Vladimir Astapkovitch/TASS)

Sergey Bodrov ha girato a Hollywood il film “Il settimo figlio” con Jeff Bridges e Julianne Moore” e racconta a Rbth la scelta di questa pellicola: “Amiamo dare la caccia alle streghe e dare loro la colpa dei nostri peccati”

Sta per uscire nelle sale di tutto il mondo il film del regista russo Sergey Bodrov “Il settimo figlio”, un fantasy tratto dai romanzi di Joseph Delaney, girato a Hollywood. I ruoli principali sono interpretati dalle star mondiali del cinema: dal premio Oscar Jeff Bridges e da Julianne Moore. Bodrov racconta a RBTH come è stato lavorare con attori e budget americani e perché un regista russo ha deciso di intraprendere tale progetto.

Come è nato il progetto? “Il settimo figlio” è stata una sua idea o un’iniziativa della Universal Pictures?

Tutto è iniziato con il mio film “Mongol”. È andato bene, ha ottenuto delle buone recensioni, è stato candidato all’Oscar e in America lo hanno visto praticamente tutti coloro che hanno a che fare con il business del cinema. È stato allora che ho incontrato il produttore della compagnia Legendary. Abbiamo iniziato a lavorare con lui ad un interessante progetto: “Afghanistan”, che è stato un’idea di Zack Snyder e che mi è molto piaciuto. Ma alla Legendary Pictures questo progetto non interessava. Poi è venuto fuori “Il settimo figlio”. Stava lì fermo da tempo: pare in passato fosse stato proposto a Tim Burton.

Cosa vi ha portato a considerare questo progetto?

Sono stato molto colpito dal tema della caccia alle streghe. È un tema molto moderno. Sebbene da tempo ormai non ci sia più l’Inquisizione, la caccia continua fino ad ora. Noi amiamo cercare le streghe e dare a loro la colpa di tutti i peccati, perché in qualche modo ci sentiamo di essere giusti. Non mi riferisco a nessuno in particolare, mi riferisco a tutto il mondo: la maggior parte delle persone in ogni circostanza ritiene di essere nel giusto. Questo è anche il tema che mi ha colpito e che ho cercato di sviluppare.

Quindi si può dire che ci sia stata piena libertà di azione o no?

La libertà c’è stata. Per esempio nella scelta della squadra. Mi hanno proposto di stendere una lista di persone con le quali mi sarebbe piaciuto lavorare. Nella mia lista al primo posto c’era l’artista e produttore Dante Ferretti. È un vero genio, una persona formidabile. Hanno impiegato molto tempo a scegliere l’operatore, ma alla fine la scelta è caduta sul migliore: Tom Sigal è un operatore formidabile, un grande professionista, che ha lavorato molto con Brian Singer: ha girato per lui anche “I soliti sospetti” e “X-Men”. Per la grafica mi sono rivolto a John Dykstra, non più giovanissimo ma che ha lavorato a “Guerre stellari”.

L’offerta dei ruoli principali a Jeff Bridges e Julianne Moore è stato un compromesso?

È stata una mia scelta. Con Jeff tutto è stato chiaro dall’inizio: non esiste un attore migliore per quel ruolo. Sono andato da lui: lui non è una persona semplice, non ama questo genere e cioè il cinema con effetti speciali. Ha recitato due volte in blockbusters (in “Tron” e in “Iron Man”) ma non gli è piaciuto. Ha visto i miei film precedenti e mi ha giustamente chiesto: “Perché lo fai?". Gli ho spiegato la mia idea sulla caccia alle streghe, su come noi amiamo scaricare le colpe sugli altri. Lui ci ha pensato e ha accettato. Julianne Moore la amo da tanto, volevo lavorare con lei. Lei stessa è una scrittrice, autrice di libri per bambini meravigliosi e popolari. Mi auguro che per uno dei suoi ruoli le diano finalmente l’Oscar.

Lei è orientato verso i film fantasy come “Lo Hobbit” oppure i film di Harry Potter?

A me non piace molto quello che fa Peter Jackson; lui è un meraviglioso regista, ma non fa per me. Circa Harry Potter a me è piaciuto solo il film diretto da Alfonso Cuarón: il più originale di tutti. Ma, ad esempio, quello che fa Guillermo del Toro, è molto interessante: il suo “Labirinto del fauno” è un fantastico film, così come le due serie “Hellboy” con Ron Perlman. I suoi film mi hanno influenzato.

Ci sarà un sequel di “Mongol”?

Ci sarà, ho iniziato a lavorare con dei cinesi, vado regolarmente in Cina. La sceneggiatura è scritta: parla dell’ultimo anno di vita Gengis Khan: l’ultima donna, l’ultima battaglia, il destino di un impero.

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