L’Ermitage inesplorato

L’Ermitage di San Pietroburgo (Foto: Aleksandr Petrossian)

L’Ermitage di San Pietroburgo (Foto: Aleksandr Petrossian)

Sapete quanti anni ci vorrebbero per ammirare tutte le opere d’arte esposte? E quali leggende si celano tra le mura delle sale? Curiosità, miti e stranezze del museo più famoso di Russia, che festeggia quest’anno 250 anni di storia

Come tutti i templi d’arte del mondo, l’Ermitage è custode non soltanto di una collezione di capolavori, ma anche di fatti e storie interessanti.RBTH vi permette di scoprirne alcuni.

Chilometri di arte

La collezione più importante del museo occupa cinque edifici situati lungo le rive della Neva al centro di San Pietroburgo, in mezzo ai quali c’è il Palazzo d’Inverno. La collezione del museo conta circa tre milioni di oggetti d’arte di epoche diverse, esposte in 350 sale, su una superficie complessiva di 20 chilometri. Se voleste soffermarvi ad ammirare ogni opera o quadro esposti per un solo minuto, il vostro viaggio nel mondo della bellezza durerebbe quasi otto anni.

 
Tanti auguri Ermitage!

Tatuaggi unici al mondo

L’Ermitage custodisce i più antichi tatuaggi su corpi umani al mondo. Questi reperti umani unici, conservati nel permafrost, sono stati scoperti nelle alture dell’Altaj. Il dato interessante è che in un primo tempo si credeva che soltanto il corpo della mummia di uno dei capi fosse interamente ricoperto di tatuaggi, ma qualche anno dopo, in occasione di scavi in altre alture dell’Altaj, gli esperti portarono alla luce anche altre mummie ricoperte di tatuaggi. Quella scoperta ridiede slancio alle ricerche sulle spoglie delle mummie conservate all’Ermitage, ma soltanto con la fotografia agli infrarossi fu possibile individuare le immagini tatuate sui corpi di tutte le mummie dell’Altaj.

La guardia felina

Da tre secoli, nei sotterranei del museo vive una moltitudine di gatti. La guardia felina comparve nella residenza imperiale nel 1745 su ordine dell’imperatrice Elisabetta I che voleva così scacciare ratti e topi che infestavano il Palazzo d’Inverno. Da allora i gatti vissero a palazzo, poi nel museo. L’unica eccezione alla loro continuativa presenza risale agli anni dell’assedio di Leningrado, quando la spaventosa fame fece sparire dalla città anche i gatti. Dopo la guerra due rami di gatti della Siberia furono portati in città per ridare vita alla popolazione di predatori di topi, e una parte di essi arrivò all’Ermitage. Al momento i sotterranei del museo ospitano circa 70 rappresentanti della nutrita famiglia di felini.

L’ombra dei Romanov

Il Palazzo d’Inverno servì da residenza all’ultima coppia imperiale russa e naturalmente, come qualsiasi altro monumento storico, è stata al centro di leggende sui fantasmi dei rappresentanti della dinastia dei Romanov, oggetti che prendono vita e altri fenomeni a loro collegati. Uno degli oggetti più commoventi è l’iscrizione fatta con punta di diamante da Alexandra Feodorovna su una vetrata del secondo piano che si affaccia sulla Neva: “Niki passa in rassegna gli ussari. 17 marzo 1902”.

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