Quelle donne, fortuna degli scrittori

Tra passione e cura. Ecco le storie delle mogli di Bulgakov, Mandelstam e Daniil Kharms

Come afferma l’adagio, dietro ad ogni grande scrittore russo c’è una grande donna. Nadezhda Mandelstam, Elena Bulgakov e Marina Malich (moglie di Daniil Kharms) non fecero mai mancare il proprio sostegno ai loro celebri mariti. Nemmeno nei momenti più difficili.

Nadezhda Mandelstam


Nadezhda Mandelstam (Foto d'archivio)

Pur essendo vissuta sino a ottant’anni, Nadezhda Mandelstam ne trascorse insieme al marito Osip Mandelstam meno di venti. La loro vita insieme si interruppe bruscamente nel 1938, quando il grande poeta morì in un campo nei pressi di Vladivostok. Non appena venne a sapere della morte del marito, Nadezhda si diede alla macchia per paura di essere a sua volta arrestata, e trascorse i successivi vent’anni spostandosi di continuo e vivendo ovunque - da Mosca all’Asia centrale. Nel frattempo insegnò inglese e lavorò alla sua tesi, ma soprattutto si dedicò a mantenere vivo il suo tesoro più caro: centinaia di versi del marito che lei aveva mandato a memoria per evitare che venissero confiscati. I due si erano incontrati nel 1919 a Kiev, in un locale bohémien nel quale Osip Mandelstam era entrato senza motivo. Nelle parole di lei “tutto accadde tutto con grande naturalezza e intensità”. I due divennero subito inseparabili.

 
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Secondo Nadezhda “entrambi eravamo, e siamo sempre rimasti, alla mano e consapevoli dell’imminente disastro”. L’attrazione si trasformò in un forte legame d’amore. Dando prova di essere realmente “alla mano”, Nadezhda non esitò a seguire il marito in ogni suo spostamento, accettando la loro cronica mancanza di soldi. Non lo lasciò mai, nemmeno quando lui andò a vivere con una poetessa con la quale ebbe una fugace relazione. Fu Nadezhda a mettere per iscritto tutto ciò che il marito componeva: Osip canticchiava le sue poesie, come un uccello, e lei le trascriveva. L’opera di Mandelstam non era toccata dalla loro vita di tutti i giorni, così piena di incertezza riguardo al futuro. Il poeta non apparteneva a quel gruppo di scrittori leali al regime sovietico: molti dei letterati con cui aveva stretto amicizia erano emigrati o erano stati arrestati e uccisi. Lui stesso, con grande disappunto della moglie e dei suoi amici, sembrava deciso a mettere a rischio la propria situazione. Si scontrava con altri scrittori, più o meno importanti, rassegnò le proprie dimissioni dal Sindacato degli scrittori di Mosca e scrisse addirittura una breve poesia sarcastica su Stalin, che segnò il suo destino.

Verso la fine della propria vita Nadezhda Mandelstam si stabilì alla periferia di Mosca. Nel suo appartamento si incontravano intellettuali invisi al regime e slavisti stranieri. Fu lì che lei scrisse tre libri autobiografici: opere caustiche e soggettive con le quali Nadezhda pareggiò qualche conto rimasto in sospeso e che furono pubblicate all’estero, dove suscitarono grande scalpore. Nessuno prima di allora aveva mai scritto così esplicitamente e con tale accuratezza di ciò che gli intellettuali russi avevano sofferto sotto Stalin. Con quelle opere Nadezhda mantenne soprattutto vivo il ricordo del marito. È a lei che si deve la pubblicazione della maggior parte delle sue poesie.

Elena Bulgakov


Mikhail Bulgakov insieme alla moglie Elena (Foto d’archivio)

Nel 1961 la vedova di Mikhail Bulgakov, all’epoca sessantasettenne, fu avvicinata da un giovane che stava studiando l’opera di suo marito. Inizialmente la donna si dimostrò scettica nei confronti del ricercatore, al quale successivamente consegnò un manoscritto. Si trattava de "Il maestro e margherita": l’opera alla quale Bulgakov aveva lavorato nell’ultimo anno di vita. Fu così che, a più di vent’anni dalla morte dell’autore, fu scoperto uno dei romanzi russi più famosi del XX secolo. Elena era la terza e ultima moglie di Bulgakov. Fu lei a pubblicare i suoi libri e a ricopiare ciò che lui le dettava. Ed è a lei che si ispira il personaggio di Margherita. Secondo la leggenda, il conte Alexei Tolstoy raccomandò a Bulgakov di sposarsi tre volte. Era quello, gli avrebbe detto, il segreto del successo letterario. Il conte stesso aveva avuto quattro mogli. Stando a un’altra leggenda, Mikhail Bulgakov si imbatté a Kiev in uno zingaro che gli annunciò che si sarebbe sposato tre volte. Lo scrittore raccontava che in occasione del loro primo incontro Elena gli chiese di legare una fascia al suo abito.

Un gesto che secondo lui lo aveva “legato” a lei per il resto della vita. Entrambi erano convinti che il loro rapporto fosse scritto nelle stelle. Anche per Elena il matrimonio con Bulgakov era il terzo. Per diventare la moglie di uno scrittore senza fortuna lasciò il secondo marito: un ufficiale ricco ed influente. Benché Stalin avesse apprezzato la sua commedia “I giorni dei Turbin”, a partire dal 1930 le opere di Bulgakov non furono più stampate né rappresentate. Lo scrittore tentò di lasciare il Paese, ma la sua richiesta fu negata. Sapeva che non avrebbe mai visto pubblicata la sua opera. Elena editò il manoscritto, prendeva accordi con i teatri e tenne un diario particolareggiato della sua vita a fianco dello scrittore. “Sto facendo il possibile affinché non venga dimenticato. È questo lo scopo, il significato stesso della mia vita. Gli ho promesso molto prima che morisse, e credo che riuscirò a mantenere tutte le mie promesse”, scrisse Elena al fratello, anch’egli scrittore. La coppia non ebbe un’esistenza facile. Tuttavia, nei dieci anni che i due trascorsero insieme non litigarono mai. “Malgrado ci siano stati dei momenti bui, assolutamente orribili”, scrisse Elena, “non c’era malinconia, solo terrore al pensiero di una vita letteraria fallita. Se pensate che la nostra sia stata una vita tragica vi sbagliate di grosso. È stata una vita fantastica e felice, e solo vivendola lo si potrebbe capire…”.

 

Marina Malich, moglie di Daniil Kharms
(Foto: d-harms.ru)

Marina Malich

In Unione Sovietica tutti i bambini crescevano con le poesie di Daniil Kharms. L’autore, poeta e scrittore (fu uno dei primi assurdisti russi) era anche un eccentrico e un dandy, e morì di fame in un manicomio durante l’assedio di Leningrado. Nessuna delle sue opere “per adulti” fu pubblicata mentre era in vita. Sino alla fine dei suoi ultimi giorni Kharms ebbe al suo fianco una grande compagna: la moglie Marina Malich, la cui vita non fu meno fantastica dei racconti surreali che lui scriveva. La donna descrisse così il loro primo incontro: “Sulla soglia c’era un giovane alto, vestito in maniera curiosa, con un cappello con visiera. Indossava una giacca a scacchi, pantaloni e calze da golf. Portava un grosso bastone da passeggio e un vistoso anello al dito”. I due si sposarono a meno di un anno dal loro primo incontro ma senza cerimonia, perché avevano a malapena denaro per mantenersi. Kharms occupava una porzione di una stanza all’interno di un appartamento comune. Era già sopravvissuto all’arresto e all’esilio, e viveva di un modesto stipendio governativo. I suoi libri non venivano più pubblicati, ma lui lavorava ugualmente, ogni giorno. Scriveva per delle riviste per bambini e lavorava come traduttore.

Marina e Daniil ebbero una vita molto felice. Talvolta si svegliavano nel mezzo della notte per dipingere il forno di rosa o dare la caccia ai topi nel loro appartamento, senza mai trovarne. Quando avevano denaro andavano alla Filarmonica o compravano del vino per fare un picnic. A casa, Kharms suonava l’armonica per la moglie (aveva un orecchio assoluto), alla quale dedicò alcuni suoi versi umoristici, nei quali la chiamava “Fefyulkoy”. Nell’agosto del 1941 uno dei più cari amici di Kharms lo denunciò al partito, e pochi giorni dopo lo scrittore fu arrestato e rinchiuso in un carcere psichiatrico. Durante l’assedio tutti i reparti furono evacuati, ma Kharms fu lasciato in carcere, dove nel febbraio del 1942 morì di fame. Marina riuscì a fuggire dalla provincia, ma catturata dai tedeschi fu spedita in Germania, ai lavori forzati. Decise che non avrebbe più fatto ritorno in Russia: non poteva perdonare il regime sovietico per la morte di Daniil.

Si stabilì quindi in Francia, e in seguito si trasferì in Venezuela, dove aprì una libreria insieme al terzo marito. Dopo la morte di Kharms, mentre i tedeschi bombardavano Leningrado, Marina tornò insieme a un amico, lo scrittore Yakov Druskin, nell’appartamento dove Kharms aveva vissuto. Vi trovarono una valigia piena di manoscritti che Druskin portò con se’. Fu così che Marina riuscì a mettere in salvo l’opera di Kharms, che in Russia fu pubblicata solo durante la Perestroika. Oggi i suoi scritti sono considerati un classico della letteratura russa.

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