Mozart Requiem, un capolavoro che vale l’eternità

Per il San Carlo di Napoli, Eifman ha rinnovato il suo Requiem Mozart con coreografie e scene più contemporanee (Foto: ufficio stampa)

Per il San Carlo di Napoli, Eifman ha rinnovato il suo Requiem Mozart con coreografie e scene più contemporanee (Foto: ufficio stampa)

Balletto senza intreccio, sul filo dell’amore e della vita oltre la morte. L’acclamato coreografo russo Boris Eifman dona la sua produzione al Teatro San Carlo di Napoli, dove andrà in scena dal 18 al 25 giugno

Mozart Requiem, il balletto di Boris Eifman in scena dal 18 al 25 giugno al Teatro San Carlo di Napoli, è una di quelle produzioni che uniscono le migliori energie artistiche di due paesi: la Russia e l’Italia. L’acclamato coreografo nato in Siberia l’aveva creato nel 1991 per la sua compagnia, l’Eifman Ballet di San Pietroburgo, e oggi è felice di donarlo al Corpo di ballo napoletano. Giunto nella città partenopea per dare gli ultimi tocchi al suo balletto prima del debutto, Eifman si è anche questa volta concesso a una conversazione con Rbth.

Maestro, cosa rappresenta per lei questo balletto senza intreccio all’interno del suo repertorio di titoli eminentemente narrativi?

“È vero, Mozart Requiem non è basato su una storia, come la maggior parte dei miei balletti, nondimeno lo considero tra i più densi di contenuti del mio repertorio. Ricordo quando lo composi: volevo lavorare diversamente da come ero abituato, ovvero trovando musiche per una determinata storia e allora partii proprio dalla musica, dal suo grandioso mistero".

Il tema funebre della partitura di Mozart che pensieri coreografici le ha evocato?

“Non l’ho interpretata come una marcia funebre, piuttosto ne ho sentito l’eternità. Proprio il nostro essere mortali, l’ineluttabilità della fine che sopraggiunge per tutti, ci apre a pensieri filosofici sulla vita, sull’amore, sulla sofferenza. Il cerchio, che dalla nascita alla maturità alla vecchiaia fino alla morte è l’emblema della nostra esistenza, e che sulla scena è presente insieme ad altri simboli, racchiude il supremo desiderio umano di essere immortale. Non sono stato mai così sincero come in Mozart Requiem, che contiene il mio passato, il mio presente e il mio futuro, sia che lo accetti sia che lo rifiuti. È la mia memoria, che mi riporta alla giovinezza indifesa nel mondo, alle esperienze della maturità, alla saggezza e fragilità dell’età avanzata".

Danzato dai ballerini napoletani il suo balletto cambia di cifra?

“Ovviamente sì, perché ogni compagnia, ogni danzatore, interpreta la musica in modo diverso, ma è proprio questo che lo rende interessante. Per il San Carlo ho rinnovato il mio Requiem Mozart, con coreografie e scene più contemporanee. Dallo scorso dicembre, quando da Venezia dove debuttava il mio Onegin arrivai a Napoli per conoscere i danzatori del San Carlo, abbiamo fatto un grande lavoro, grazie soprattutto ai miei assistenti, che sono stati quotidianamente a contatto con loro. Ora ci aspetta la prima, poi spero di trovare finalmente il tempo di immergermi in questa meravigliosa città.”

Lo spettacolo Requiem Mozart nell'interpretazione dell'Eifman Ballet

Dopo Boris Eifman abbiamo voluto sentire la testimonianza del Primo ballerino Ospite del Teatro San Carlo, il brillante artista napoletano Alessandro Macario, che nella recita del 24 giugno è atteso nel ruolo principale. 

Alessandro Macario, come ha vissuto questo incontro artistico?

“Conoscevo di fama Eifman ed è perciò un grande privilegio e un’importante opportunità interpretare un suo balletto. Dopo le recite con i due ballerini della compagnia di Eifman, Oleg Gabyshev e Lyubov Andreyeva, le parti principali dell’Uomo e della Donna toccheranno a me e alla mia compagna di scena e di vita Anbeta Toromani. Eifman ci vide in prova e in scena a dicembre, quando venne la prima volta al Teatro San Carlo, e decise di affidarci i ruoli per una recita".

Come vi siete rapportati allo stile di Eifman?

“Certo è complesso, un neoclassico con elementi contemporanei, ma alla fine ce lo siamo adattati addosso, proprio come se ci fosse stato cucito da un sarto: è questo il nostro lavoro di ballerini".

Come racconterebbe il suo ruolo, quello dell’Uomo?

“Si tratta di un personaggio che regala a chi lo danza grandi sensazioni e sentimenti. Benché sia una messa da Requiem il tema del balletto è la vita più che la morte, percorrendo la parabola di un uomo dalla giovinezza all’età adulta alla vecchiaia, quando ancora si aggrappa alla vita, fino alla morte evocata simbolicamente nella scena finale. Ad accompagnare il mio personaggio è sempre la figura struggente della madre, che gli è accanto sino alla fine. Un sentimento molto forte quello che lega madre e figlio per noi italiani, soprattutto al Sud”.

Ha ravvisato elementi specificatamente russi in questo balletto?

“Nello stile sì, soprattutto nell’uso delle braccia, delle mani, della testa, nelle schiene arcuate, ma si tratta di un balletto dall’afflato universale".

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