David Brown (Foto: Itar Tass) |
In Russia, malgrado possano dare l’impressione di essere apparsi dal nulla, i Brazzaville si esibiscono ogni sei mesi di fronte a un folto pubblico. In questo Paese la band ha raggiunto infatti un buon successo dopo che la critica, e in particolare la rivista hipster Afisha, ne ha accolto con entusiasmo i primi album. Sulla scia di un simile, fortunato riscontro, gli impresari della band non hanno esitato ad organizzare dei tour a Mosca.
“Onestamente non avevo idea di cosa aspettarmi”, ricorda Brown a proposito della sua prima visita nella capitale russa. “Non pensavo che sarei mai andato in Russia. Essendo cresciuti negli Usa durante la guerra fredda, io e i miei amici ci immaginavamo la Russia come un Paese tutto in bianco e nero, senza colori. Devo ammettere che all’inizio sono rimasto stupito dall’espressione seria e mesta delle persone che incontravo per strada, e mi ci è voluto del tempo prima di abituarmi a questo aspetto della cultura slava. Durante quel primo viaggio però ho anche incontrato delle persone fantastiche, come Artemyi Troitsky (critico musicale di fama mondiale, autore del bestseller Il Rock nell’Unione Sovietica) e Maxim Semelyak (critico musicale, già collaboratore della rivista “Afisha”). La Russia”, conclude Brown, “ha cambiato per sempre la mia vita!”.
“Ho uno strano rapporto con questo Paese”, confessa il cantante. “Il mio trisnonno aveva combattuto con la Turchia, contro la Russia… Mia nonna e mio nonno erano ebrei, originari della Bielorussia: pur essendo un’immigrata di prima generazione, mia nonna aveva mantenuto un accento molto spiccato. L’altro nonno era invece originario della Galizia, in Ucraina”. Pur non parlando russo né ucraino, durante i suoi viaggi e i suoi concerti nella ex-Urss David ha incontrato molte band locali, e ha raggiunto il successo con la cover di A Star Called Sun: un brano rock di culto scritto negli anni Ottanta da Victor Tsoy, emblematico membro dei Kino. Basandosi sulla musica di Tsoy, Brown ha però riscritto il testo della canzone, trasformando un inno di protesta degli anni Ottanta in un brano dalle atmosfere garbate e oniriche, che il pubblico ha accolto con favore.
I Brazzaville hanno anche prodotto la cover di Green-Eyed Taxi, un successo di era sovietica, e di Maloletniye Shalavy (una canzone popolare il cui titolo significa, letteralmente, “puttanelle adolescenti”), che Brown ha però trasformato nell’elegante Teenage Summer Days. Secondo David, la Russia vanta alcuni dei cantautori migliori al mondo, come Victor Tsoy e Zemfira, una rockstar di spicco nativa di Ufa, con la quale Brown ha inciso Mistress: un recente successo su iTunes. L’ispirazione supera la burocrazia Tuttavia, gli interessi commerciali di Brown in Russa non si limitano all’ambito musicale: il musicista americano infatti ha voluto produrre in questo Paese dei microfoni analogici di qualità: strumenti che i musicisti usano ogni giorno. “Il bello è che in Russia ci sono persone meravigliose e dei tecnici fantastici che si avvalgono delle invenzioni realizzate dagli scienziati dell’era sovietica”.
Ogni minimo dettaglio dei complessi microfoni prodotti da Brown − metallo, capsule, componenti elettrici e assemblaggio − è “made in Russia”. Persino le costose scatole dalle linee essenziali sono di legno siberiano. Evidentemente, oltre a ispirare il proprio pubblico, Brown vuole anche dare lavoro agli operai russi. “In Russia ci si domanda sempre “A che serve? A chi importa?”, commenta Brown con un sospiro. “Questo atteggiamento è un retaggio dell’epoca sovietica, quando tutte le invenzioni venivano attribuite ai funzionari statali, mentre i veri inventori rimanevano anonimi. Oggi le cose possono cambiare. Se ad esempio un giovane di Tula si rendesse conto che questi microfoni che sua nonna contribuisce ad assemblare vengono impiegati da famosi cantanti occidentali ne sarebbe orgoglioso. E questa consapevolezza può diventare uno spunto di ispirazione”.
Infine, cosa ha da dire Brown riguardo alla burocrazia russa, notoriamente farraginosa? “In Russia i burocrati non fanno che mettere paletti, e il loro atteggiamento impedisce agli imprenditori e agli innovatori di svolgere il proprio lavoro. Questo però non accade solo in Russia, ma anche altrove”, ammette Brown. “La burocrazia sembra impazzita!”. Tuttavia, Brown e soci sono riusciti a coniugare tecnologia russa e consumatori occidentali. “Ho portato i nostri microfoni a una fiera di settore a Los Angeles, e sono rimasti tutti a bocca aperta! Pur essendo costruiti completamente in Russia, da russi, sono di qualità superiore a quella dei microfoni tedeschi e americani. Le cose stanno cambiando. Sono ottimista”.
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