La sfida del cinema russo all’estero

Il film “Stalingado”, uscito nelle sale statunitensi e cinesi (Foto: Kinopoisk)

Il film “Stalingado”, uscito nelle sale statunitensi e cinesi (Foto: Kinopoisk)

Alcune pellicole, come “Stalingrado”, stanno conquistando le sale statunitensi e cinesi. Segnale di come la produzione russa stia guardando sempre di più all’estero

Per ragioni storiche, i film russi da sempre si rivolgono fondamentalmente a un pubblico russo. I produttori calcolano il budget considerando gli interessi e il potere di acquisto degli spettatori, basandosi solo sui cittadini della Russia (e sui russi che vivono all'estero, che possono acquistare il film su un supporto multimediale). D'altronde, sul principale portale dedicato al cinema della rete internet russa, "Kinopoisk", le schede di molti film nostrani possono vantare la dicitura "Prima mondiale".  Con questa espressione si intendono innanzitutto le ex repubbliche sovietiche: l'Ucraina, il Kazakhstan e i paesi baltici. Vi si può trovare anche la menzione della partecipazione a qualche festival di secondo piano, in Repubblica Ceca o in Finlandia. Infine, a volte i film russi ottengono una buona accoglienza anche da parte del pubblico cinese (è il caso di "Na igre" di Pavel Sanaev) e di quello turco. Sostanzialmente, la diffusione geografica del cinema russo si limita a questi paesi.

Vi sono però delle eccezioni, che di anno in anno diventano sempre più numerose. La prima di esse è il cinema art-house russo, nel senso più ampio del termine. Chi si occupa di selezionare i film per i più importanti festival europei tradizionalmente è interessato a quella che viene chiamata, con un'espressione piuttosto nebulosa, "l'anima russa". Ciò significa che a Cannes, a Venezia e a Berlino arrivano dei film i cui registi si muovono al di fuori degli schemi di genere e dei giudizi univoci sugli avvenimenti che riguardano i loro connazionali, vale a dire film che si inseriscono nella tradizione del cinema esistenzialista europeo.

Alcuni esempi di film che hanno "fatto colpo" negli ultimi anni sono "Kak ja provel etim letom" ("How I Ended this Summer") di Alexei Popogrebskij, "Elena" di Andrei Zvjagintsev, Ovsjanki ("Silent Souls") di Alexei Fedorchenko, e "Faust" di Aleksandr Sokurov. Queste pellicole sono arrivate nelle sale cinematografiche di Germania, Francia, Olanda, Italia e di altri paesi europei, e hanno partecipato a diversi festival non solo in Europa, ma anche in America e in Canada.

Oltre ai film d'autore, vi sono film realizzati in coproduzione con le compagnie straniere. Questa collaborazione basta già di per sé ad assicurare l'uscita nelle sale. Alcuni esempi di opere realizzate in coproduzione sono lo stesso "Faust" di Sokurov, ma anche "Phantom", realizzato sotto la supervisione del produttore Timur Bekmambetov, oppure "Ograblenie po-amerikanski" ("Rapina all'americana") di Sarik Andreasjan, in uscita il prossimo autunno, che vede la partecipazione di star del calibro di Adrien Brody.

Oltre a “Stalingrado" (uscito nelle sale statunitensi, poco dopo essere uscito in Cina) negli ultimi anni un altro film russo ha ottenuto un notevole successo di pubblico all'estero: si tratta di "Vysotskij. Grazie di essere vivo". Il fatto che il film sia stato distribuito contemporaneamente in vari paesi europei non è dovuto solo al lavoro di promozione svolto dall'emittente "Pervyj Kanal", ma anche al fatto che il nome di Vysotskij è davvero conosciuto ben al di là dei confini della Russia. Un ulteriore motivo di interesse è rappresentato dalla particolare soluzione tecnica che è stata adottata nel film: una maschera grazie alla quale l'attore Sergei Bezrukov aumenta la somiglianza con il grande cantautore e attore russo.

Prossimamente è prevista anche l'uscita nelle sale europee dei film favoriti della scorsa edizione del festival "Kinotavr": la commedia "Intimnye mesta" ("Intimate Parts") e il film drammatico "Major" ("Il maggiore"), che di recente è stato segnalato da Emir Kusturica al Küstendorf Film and Music Festival in Serbia. Si tratta di opere di indubbio valore, che si inseriscono perfettamente nel contesto cinematografico europeo. L'esperienza dimostra che i film di questo livello, anche se non sono ancora una presenza costante nelle sale straniere, stanno diventando sempre più numerosi. E quando le eccezioni diventano molte, possono costituire delle nuove regole.

I cineasti russi, per parte loro, vedono il futuro del cinema del loro paese nell'ingresso sul mercato mondiale e nelle coproduzioni. È questa l'opinione espressa dal regista di "Rossija 88" Pavel Bardin, il quale aggiunge che un forte aiuto alla distribuzione nelle sale può venire anche dalla vendita online attraverso i siti internet di film "on demand". È d'accordo con lui anche il documentarista Konstantin Fam, il cui lavoro "Tufelki" (Shoes) quest'anno è entrato nella lista delle nomination per gli Oscar.

Già oggi si può affermare con certezza che gli specialisti russi sono assai richiesti dall'industria del cinema internazionale. Leggendo con attenzione i titoli di coda, sia dei film hollywoodiani che di quelli indipendenti, si trovano molti nomi russi. Non parlo tanto degli attori e dei registi o dei produttori, quanto dell'anello intermedio: dei professionisti che lavorano dietro le scene. Molti giovani russi stanno studiando nelle scuole di cinema di Stati Uniti ed Europa, per acquisire i metodi di lavoro del cinema internazionale; questi studenti si scambiano esperienze e interagiscono con i loro compagni di altri paesi.    

"Sono loro che faranno il cinema del futuro - è l'opinione di Fam -. Credo che stia iniziando l'era della coproduzione totale. Le frontiere diventano sempre più virtuali, il boom dei social network e lo sviluppo di internet hanno reso l'accesso alle informazioni rapido e alla portata di tutti. Tutto si è mescolato: i più grandi blockbuster di Hollywood si girano grazie al denaro cinese, arabo, russo; i nostri attori recitano all'estero e viceversa; in molti progetti lavorano squadre composte da persone di diversi paesi. Per gli spettatori non conta la provenienza nazionale dei film. L'importante è che vi sia una storia interessante e dei personaggi nei quali il pubblico possa riconoscersi e immedesimarsi: è questo il segreto del successo".  

L'unico ostacolo sul percorso verso il grande pubblico, secondo il regista, è la lingua in cui parlano i personaggi: "Se un regista vuole ampliare il suo pubblico, deve girare i suoi film in inglese o in cinese. Se per noi è interessante la trama dell'Amleto di Shakespeare, perché non provare a girare un film su 'Il gabbiano' di Cechov in inglese? Sia Shakespeare che Cechov hanno smesso di prendersela da molto tempo".

L'autore del presente articolo è un osservatore della rivista Hollywood Reporter

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