In punta di penna tra passato e presente

Zakhar Prilepin (Foto: AFP / East News)

Zakhar Prilepin (Foto: AFP / East News)

Sei scrittori. Sei modi di vedere e interpretare la Russia, attraverso il linguaggio dei libri, in un percorso alla ricerca di un’identità storica e nazionale

La Russia, tra passato e presente. Un Paese raccontato da sei scrittori di fama mondiale che ad aprile parteciperanno alla Fiera del Libro di Londra. Tentativi di interpretazione del passato e ricerca di un proprio posto nel presente.

Origini letterarie

Zakhar Prilepin ha una biografia singolare: è stato arruolato nelle truppe interne, ha partecipato a due guerre in Cecenia, è filologo per formazione, è un fervido oppositore, militante politico, un onnipresente finalista, ma anche vincitore di tutti i premi possibili, pubblicista e sostenitore degli ideali socialisti. Per molti anni Prilepin ha cercato di capire chi fosse, chi avesse intorno e quali fossero le sue “origini letterarie”.

La sua prima opera, “Patologie” (2004), in cui racconta l’esperienza della guerra cecena, è la versione moderna dei racconti di Lev Tolstoj ambientati in Caucaso. Nel suo romanzo più famoso “Sankja” (2006), Prilepin racconta la storia di un giovane radicale e oppositore politico nella Russia contemporanea, ma il tema e lo stile si rifanno al romanzo “La madre” di Maksim Gorkij, il più importante testo russo sui rivoluzionari.


Pavel Basinsky (Foto: Arkady Kolybalov / RG)

Nel 2011 Prilepin pubblica la biografia di Leonid Leonov, lo scrittore sovietico che iniziò già negli anni 20 del Novecento la sua carriera come brillante stilista, ma che è passato alla storia come un opportunista e un funzionario letterato.

Infine, l’ultimo romanzo di Prilepin “Obitel” in uscita a marzo 2014, è dedicato all’età d’argento, l’ultimo scorcio della letteratura russa dell’inizio del XX secolo. Prilepin mostra come i rappresentanti dell’età d’argento, superstiti della Rivoluzione, cercano di sopravvivere in un campo di rieducazione nel Nord della Russia. Come si può vedere, l’intervallo di tempo in cui si muove è vasto, copre quasi l’intero spettro della letteratura russa.

La storia come mezzo per parlare del presente


Evgeny Vodolazkin (Foto: Ria Novosti)

La fama per Evgeny Vodolazkin arriva col suo secondo romanzo, “Lauro” (2013). Vodolazkin descrive il tardo medioevo russo. È un esperimento molto interessante, visto il cambiamento forte che ha subito la lingua russa negli ultimi seicento anni.

Difatti, per la stesura di un romanzo storico è necessario ricreare la lingua, affinché essa non appaia troppo ridicola ma neanche troppo contemporanea. Tuttavia, la storia per Vodolazkin è solo un pretesto per parlare dei tempi attuali e dei problemi connessi.

Aleksandr Terekhov vive quasi recluso, si vede molto raramente a Mosca, preferendo comunicare con il mondo tramite i suoi testi. Il suo modo di rivolgersi alla storia è meticoloso: in “Il ponte di pietra” (2009) un nostro coevo è sulle tracce di un omicidio avvenuto nel 1993, ma il tempo è solo un mezzo per spiegare il suo atteggiamento scettico nei confronti della modernità.


Aleksandr Terekhov (Foto: RG)

Il romanzo successivo di Terekhov, “Nemtsy” (I tedeschi) del 2012, che ha vinto il premio “Bestseller nazionale”, descrive magistralmente il mondo di un funzionario municipale di Mosca, il sistema di lavoro della subdola e persistente corruzione, gli intrighi nascosti e il metodo di raccolta del numero di voti necessario per le elezioni, con una precisione quasi documentaristica, di cui lo scrittore può avvalersi grazie alla sua esperienza lavorativa nella municipalità. Il protagonista è un tedesco, simbolo di migliaia e migliaia di tedeschi che sono stati assunti come funzionari e impiegati durante l’impero russo. Con il suo personaggio, Terekhov invita il lettore a confrontare ieri e oggi.

La ricerca e la creazione di una storia necessaria

German Sadulaev (Foto: PhotoXPress)

Negli scritti di German Sadulaev la ricerca di un’identità storica coincide con la ricerca di un’identità nazionale. Nelle opere “Io sono ceceno!” e “Il raid di Sali”, lo scrittore cerca di rappresentare i sentimenti di un individuo con una doppia identità, una russa e una cecena. Nel momento in cui la nazione sta diventando un concetto relativo nel contesto mondiale, in Russia la storia segue un proprio percorso e il “nazionale” è ancora importante. Sadulaev è “due scrittori in uno”. L’uno lavora su una prosa quasi documentaristica, l’altro ai margini del romanzo d’avventura e del “realismo magico”, come nel caso di “Pillola”.

Pavel Basinsky tra gli anni ’90 e l’inizio del 2000 ha scritto romanzi, dopo di che si è dedicato al genere della biografia. È diventato davvero famoso con il libro “Una fuga dal paradiso. La vita di Lev Tolstoj” del 2010, in cui Basinsky racconta gli ultimi giorni di vita di Tolstoj.

Nel 2013 viene pubblicato “Svjatoj protiv L’va” (Il Santo contro Lev), dove descrive il rapporto ostile tra Tolstoj e il famoso predicatore e scrittore spirituale russo Giovanni di Kronstadt, in seguito canonizzato. Quest’epoca risulta più attraente della nostra, secondo Basinsky: cosa siamo noi in confronto a quei giganti e cosa sono le nostre passioni e i nostri problemi in confronto a quelli dell’epoca. La storia può diventare così anche un rifugio dalla modernità.

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