"Fatti d'altri tempi nel distretto di Pošechon’je", di Mikhail Saltykov-Ščedrin, è un grande affresco della Russia dell'Ottocento arrivato in Italia grazie alla pubblicazione della casa editrice Quodlibet nella collana Compagnia Extra, dopo essere stato per tanto tempo quasi del tutto ignorato nel nostro Paese.
La copertina del libro |
Il romanzo è una cronaca della vita in campagna alla fine dell'Ottocento, un'antologia ampia e dettagliata della quotidianità nella terra degli zar ai tempi della servitù della gleba.
Saltykov-Ščedrin può essere degnamente affiancato ad altre grandi penne della letteratura russa come Dostoevskij, Gogol o Goncarov, ai quali lo accomuna in particolare la rappresentazione della provincia russa e della lenta rovina dei possidenti terrieri. Impiegato al Ministero della Guerra, Saltykov-Ščedrin fece parte dell'intellighenzia liberale progressista e si guadagnò grande notorietà soprattutto grazie ai suoi scritti satirici sulla burocrazia statale.
"Fatti d'altri tempi nel distretto di Pošechon’je" fu scritto dall'autore negli ultimi anni della sua vita ed è in gran parte autobiografico. Voce narrante di queste storie della Russia d'altri tempi è il nobile Nikanor Zatrapeznyj, che racconta la sua infanzia vissuta in campagna a Nord di Mosca, ultimo di una famiglia numerosa e osservatore attento della società che vive intorno a lui: signorotti di campagna, nobili, levatrici, contadini.
Come precisa l'autore all'inizio del romanzo, con Posechno'je non si identifica un luogo preciso, bensì “una località generica, i cui aborigeni – come giustamente dice il detto russo – son capaci di smarrirsi fra tre abeti” e l'opera non è altro che “una raccolta d'osservazioni in cui il proprio e l'altrui sono strettamente mescolati”.
A Posechno'je il tempo passa molto lentamente e le giornate sono sempre uguali a se stesse. La cronaca di fatti e figure che Saltykov-Ščedrin raccoglie è composta da eventi tipici della quotidiana vita di campagna, da un alternarsi di ricevimenti, visite, matrimoni, dal succedersi lento e cadenzato delle stagioni sempre uguali a se stesse. Il protagonista ricorda in particolare gli anni della sua infanzia, passata a studiare in casa, in modo da risparmiare i soldi della retta del convitto universitario, mentre osservava attento e curioso tutto ciò che accadeva intorno a lui.
Usi, costumi, personaggi di varie fattezze ed estrazioni sociali si alternano in questa cronaca pacata di storie che, spesso, hanno dell'assurdo e dell'incredibile e Saltykov-Ščedrin racconta con tono satirico e comico al tempo stesso.
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