Alti e bassi della musica folk sovietica

I “Pesnyary” di Vladimir Mulyavin (Fonte: www.naitimp3.com)

I “Pesnyary” di Vladimir Mulyavin (Fonte: www.naitimp3.com)

Un viaggio nella storia del genere: com'era e come è cambiato dopo la perestrojka

In epoca sovietica i musicisti folk erano costretti a svolgere la loro professione in base a disposizioni dettate dalle autorità. Sul palco, eseguivano canzoni folk indossando costumi tradizionali, nonostante odiassero farlo con tutto il cuore. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, tuttavia, questo tipo di musica svanì dagli schermi Tv e dalla radio. Gli appassionati di musica folk delle generazioni di oggi si dedicano perlopiù allo studio della musica tradizionale straniera.

Cinquanta anni fa la musica folk era uno dei pilastri dell’ideologia e della cultura sovietica. I gruppi folk erano simboli propri della cultura socialista sovietica, in contrasto con la cultura immorale di massa dell’Occidente e la sua musica. Al giorno d’oggi, solo un ristretto numero di musicologi e ricercatori continuano ancora a visitare le zone rurali della Russia al fine di raccogliere e registrare melodie popolari tradizionali.

In una tipica rivista musicale sovietica del 1950 si potevano leggere dichiarazioni e parole pesanti del tipo: “Distruzione dei valori morali della società sovietica”, “mancanza di patriottismo”, “imitazione dell’oscenità occidentale”, “immorale”, “rappresentazione di falsi valori”, “corrotto”, “sabotaggio ideologico”. Era così che la propaganda e la censura sovietiche conducevano una dura battaglia per respingere una possibile influenza della musica e cultura occidentale sui cittadini sovietici. Allo stesso tempo, i “valori nazionali” venivano promossi e applicati strenuamente nella società. Tra questi vi era anche la musica folk.

Essa faceva parte dell’ideologia comunista dell’Urss ed era uno dei pochi generi musicali, con la musica classica e quella accademica, a godere del pieno sostegno del governo. La musica folk era promossa e finanziata come parte integrante della cultura sovietica, non essendo stata presa in prestito né copiata dalla musica e stile di vita “corrotti” dell’Occidente.

Tutte le scuole di musica o conservatori sovietici offrivano programmi di studio dedicati alla musica folk. Gli studenti imparavano a suonare la balalajka, la fisarmonica e a esercitarsi in alcune tecniche vocali tradizionali. Ma c’era un problema: la musica folk era vista come un genere noioso, monotono e datato dalla stragrande maggioranza di cittadini sovietici, soprattutto dalle giovani generazioni, nate dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Le canzoni folk venivano di solito interpretate da un coro con una voce principale e senza l’ausilio di strumenti musicali. Questo tipo di impostazione traeva le sue origini dalla tradizione canora della Chiesa Ortodossa russa, dove i cantanti utilizzavano, come unico strumento musicale, la propria voce. Le chiese furono, per molto tempo, luoghi in cui i contadini e gli schiavi russi avevano la possibilità di ricevere un’istruzione di base, anche musicale.

L’uso di strumenti musicali nei cori della chiesa rimase proibito per secoli. Questa tradizione venne assimilata dai cori folkloristici sovietici, nonostante lo Stato sovietico si opponesse alla Chiesa, considerata un nemico della società comunista laica.

Russian Folk Song. СЕВЕРНЫЙ ХОР (Coro folk nazionale russo – “Canzone del Nord”)

Людмила Зыкина - Тонкая рябина (Lyudmila Zykina – L’esile sorbo selvatico)

Dopo la morte di Stalin, nel 1953, e con l’avvento di Krusciov si assistette a una sorta di leggera liberalizzazione. La musica folk si modernizzò con sonorità e arrangiamenti pop. Nuove disposizioni vennero elaborate dal Comitato Centrale del Partito Comunista e dal Ministero della Cultura sovietico:

- Le canzoni devono ricorrere a melodie folk.

- Il canto devono basarsi su stili e armonie tradizionali folk.

- Gli interpreti devono indossare costumi tradizionali di ispirazione etnica.

- Le canzoni devono essere eseguite da gruppi di giovani musicisti con una formazione adeguata, utilizzando strumenti musicali moderni come chitarre elettriche, batteria e tastiere.

Molti compositori e parolieri sovietici ufficiali iniziarono a scrivere canzoni pop dal sapore folk per questa nuova generazione di gruppi musicali. Verso la metà degli anni ’70, erano molteplici i gruppi pop che eseguivano canzoni completamente nuove accanto a composizioni folk tradizionali riarrangiate.

I compositori sovietici scrissero una mole tale di canzoni di ispirazione folk che era quasi impossibile capire se si trattava di una canzone folk autentica o di una composizione folk riarrangiata dell’Unione dei compositori sovietici. Il compositore Mark Fradkin, ad esempio, scrisse una canzone sul fiume Dnepr, il cui stile e le cui parole erano molto simili a varie canzoni folk sulla natura russa. Come risultato, molti sovietici iniziarono a considerare questo tipo di composizioni musicali, canzoni folk a tutti gli effetti.

Ансамбль Советской армии. Песня о Днепре. (Coro dell’esercito sovietico – “Canzone sul Dnepr”) 

La moderna musica folk si diffuse in tutte le repubbliche sovietiche. Siccome ognuna di esse aveva una propria musica folk, basata sulla propria storia e tradizione, i nuovi gruppi pop folk erano diversi gli uni dagli altri, sia in termini di aspetto che di musica suonata, a seconda della repubblica che rappresentavano.

Si vennero a creare delle nuove opportunità di carriera e di guadagno per i giovani musicisti sovietici con una buona preparazione musicale. Visto che la musica folk era appoggiata dal governo, le nuove band, che traevano profitto da questo stile musicale, comparivano regolarmente in Tv, venivano suonati alla radio, realizzavano tournée per tutto il Paese e avevano anche la possibilità di recarsi all’estero, un sogno irrealizzabile per il 99 per cento del cittadini sovietici.

Uno dei gruppi pop folk ufficiali dell’Urss di maggior successo erano i “Pesnyary”, originari di Minsk, Bielorussia. Cantavano canzoni popolari bielorusse e composizioni musicali dal sapore folk scritte da compositori sovietici.

I membri del gruppo interpretavano armoniosamente melodie folk, indossando costumi tradizionali che li facevano assomigliare agli abitanti di un classico villaggio bielorusso del XIX secolo. Il leader dei “Pesnyary”, Vladimir Mulyavin (1941-2003), era nato e cresciuto nella città industriale di Sverdlovsk, nella regione degli Urali, dove aveva frequentato una scuola di musica.

Mulyavin non aveva nulla a che fare con la Bielorussia, la sua lingua e la sua cultura. Questo finché non si unì all’organizzazione bielorussa “Philarmonia”, che formava gruppi musicali per poi inviarli in tour ufficiali. Mulyavin intravide un’opportunità nello stile pop folk e decise di creare una band che eseguisse armonie vocali forti.

Il gruppo di Mulyavin divenne un ospite abituale degli spettacoli televisivi sovietici. Registrava i propri album negli studi del governo e realizzava tournée mondiali che toccavano persino gli Stati Uniti. I gruppi musicali come i “Pesnyary” venivano utilizzati dalla propaganda sovietica per mostrare al mondo che il popolo sovietico suonava la propria musica pop folk, che era completamente diversa dalla musica della società occidentale, considerata un nemico durante la Guerra Fredda.

La carriera dei “Pesnyary”, e di Mulyavin in particolare, rispecchiava quella di molti altri gruppi conformisti di quell’epoca (dagli anni ’60 fino alla fine degli anni ‘80) che, nelle loro case, ascoltavano i Beatles, i Rolling Stones, i Pink Floyd e i Led Zeppelin, ma suonavano e registravano musica d’ispirazione folk, prodotta dalla propaganda sovietica, indossando ridicoli costumi “nazionali” sul palco.

Molti di questi musicisti odiavano il loro lavoro e diventarono degli alcolizzati. Altri, invece, iniziarono a rivendere illegalmente le attrezzature musicali e i gadget che avevano comprato durante i loro tour in giro per il mondo. Dopo i concerti, i musicisti correvano nel loro camerino per togliersi i tanto odiati abiti folk e indossare dei normali blue jeans e giacche di pelle.

Una pratica diffusa tra queste band, che però passò inosservata alla censura sovietica, era l’incorporazione di riff rock e assoli di batteria nei loro arrangiamenti folk. Quando erano in tournée lontano da Mosca o da altre grandi città, dove i loro concerti non erano così pesantemente sorvegliati dai censori locali, questi gruppi eseguivano anche cover delle loro rock band occidentali preferite.

ВИА "Песняры" Косил Ясь конюшину (Pesnyary – “Yas ha falciato il trifoglio”) 

Gli “Iveriya”, originari della capitale georgiana di Tbilisi (Repubblica Socialista Sovietica Georgiana) eseguivano canzoni popolari georgiane, che la gente era solita cantare mentre mangiava e beveva con amici e parenti. Queste feste, che si celebrano attorno a un tavolo e che possono durare per giorni, sono parte della tradizione e dell’ospitalità georgiana. Gli “Iveriya” diedero un sapore georgiano al pop folk sovietico.

ВИА "Иверия" 1978 (Iveriya) 

Gli “Iveriya”, inoltre, pubblicarono un brano intitolato “Mattina di luglio”, che uscì con l’album “Canzoni sulla Georgia”. Il pezzo era stato scritto dal gruppo hard rock britannico “Uriah Heep”, molto popolare in Unione Sovietica sul mercato nero della discografia. 

Non sappiamo esattamente come questa canzone prodotta da “un nemico ideologico” riuscì a ottenere l’autorizzazione per essere inclusa nell’album. Molto probabilmente i musicisti ingannarono la censura sovietica presentando il pezzo come una specie di canzone folk cantata dalla classe operaia britannica e dai membri del Partito comunista britannico.

Era una pratica piuttosto comune: quando i musicisti si scontravano con la censura sovietica, cercavano di convincerla che i Beatles o altre band occidentali cantavano canzoni folk e sostenevano il partito comunista o socialista del loro Paese.

ВИА Иверия - Июльское утро (1975) (Iveriya – “Mattina di luglio”) 

La politica culturale sovietica e la sua enfasi sulle “nostre” canzoni popolari folk si diffuse anche oltre i confini dell’URSS, negli altri Paesi comunisti dell’Europa. Molti gruppi pop folk del blocco orientale visitavano spesso l’Unione Sovietica nell’ambito di una politica di scambio culturale.

La rock band polacca chiamata “Breakout” si esibì a Mosca nel Palazzo dello Sport dello Stadio Luzhniki a metà degli anni ‘70. Il loro spettacolo era composto da due parti, divise da un intervallo. La prima parte era dedicata all’esecuzione di canzoni folk da parte di una cantante vestita con un costume tradizionale polacco, mentre la seconda, con grande piacere del pubblico, era riservata a cover blues rock e dei Led Zeppelin.

Senza la parte dedicata alle canzoni folk polacche, la tournée dei “Breakout” nell’Unione Sovietica sarebbe stata impossibile. I musicisti polacchi finsero probabilmente di suonare canzoni di protesta occidentali contro le dure condizioni di vita e lo sfruttamento della classe operaia da parte dell’inumana società occidentale.

Breakout (Mira Kubasińska) - Gdybyś kochał hej - Stare przeboje

Durante l’Unione Sovietica vigevano norme precise che regolavano le apparizioni televisive dei cantanti e dei gruppi provenienti da tutte e 15 le repubbliche sovietiche. Ogni repubblica sovietica presentava il proprio gruppo di musica pop folk, che eseguiva brani tradizionali folk del proprio Paese di origine.

Turkmenistan:

"Гунеш" (Туркмения) - Песня о любви (1983) (Gunesh, Turkmenistan – “Canzone sull’amore”) 

Uzbekistan:

ВИА "Ялла" Сияй, Ташкент, звезда Востока (Yalla – “Brilla, Tashkent, stella dell’Est”) 

Estonia:

ВИА АПЕЛЬСИН Тирольская Песенка (Apelsin – “Canzonetta tirolese”) 

Russia:

Ариэль - "Порушка-Параня" (1983г.) (Ariel – “Poryushka-Paranya”) 

Ucraina:

Червона Рута - Маричка 1975 (Chervona Ruta – Marichka) 

Moldavia:

Оризонт - Молдавские напевы (Orizont – “Melodie moldave”) 

Anche i gruppi etnici più piccoli, provenienti dall’Estremo Nord, erano rappresentati dai propri cantanti pop folk:

Кола Бельды - Песенка оленевода (Kola Beldi – “La canzone dell’allevatore di renne”)

Negli anni ’90 le severe regole ideologiche comuniste scomparvero assieme alla maggior parte dei gruppi pop folk più noti. Senza il forte appoggio del governo, la promozione e il sostegno finanziario dal sistema comunista, la musica folk non era in grado di competere sul nuovo e feroce mercato libero russo, nemmeno nelle trasmissioni televisive e radiofoniche.

Lo stile pop folk mostrò la sua natura artificiale e non sopravvisse al crollo dell’URSS. I musicisti si misero alla ricerca di qualcuno che finanziasse le loro registrazioni e i loro video musicali. La musica pop folk si ritagliò una sua nicchia, come in molti Paesi occidentali, dove la principale forza motrice dietro a questo stile musicale è rappresentata da ricercatori e musicologi.

Negli anni ’90, solo pochi gruppi pop folk di nuova formazione ottennero un certo riconoscimento e godettero di un breve periodo di fama. Ma non era già più il pop folk sovietico degli anni ‘70. Era più spinto e, a volte, persino volgare nell’interpretazione dei canti popolari.

Nei villaggi russi, tra la gente comune, vi è l’usanza di cantare dei quartetti umoristici chiamati “Chastushka”, che contengono di solito commenti o osservazioni divertenti sulle circostanze della vita, e in alcuni casi anche tematiche spinte.

I “Balagan Limited” si ispirarono a questo genere tradizionale per comporre la loro hit intitolata “Chyo te nado?” (Di che hai bisogno?), con una tematica leggermente sessuale.

Nel 1999 nacque il gruppo neofolk “Melnitsa” (Mulino), il quale, per la stesura delle sue canzoni, ricorse non solo ai motivi tradizionali russi, ma anche a tradizioni musicali celtiche, scandinave e balcaniche. Ciò lo fece sembrare un gruppo dal respiro internazionale più che prettamente folk. Alcuni dei brani dei “Melnitsa” possono essere ancora ascoltati sulla stazione radio “Nashe”, specializzata nella trasmissione di canzoni rock russe.

Мельница – Дороги (Melnitsa – “Strade”) 

Appassionati e ricercatori di musica folk russa continuano ancora oggi a organizzare spedizioni nelle zone remote della Federazione alla ricerca di melodie e canzoni tradizionali e di strumenti musicali unici.

Sergei Starostin (nato nel 1956) è un polistrumentista e interprete di musica folk. È un devoti studioso e collezionista di canzoni folk russe. Ha partecipato a numerose spedizioni etno-culturali, ascoltando e registrando canti tradizionali delle genti delle campagne. Starostin ha raccolto finora circa 2.000 canzoni.

Come parte della sua ricerca ha partecipato a un festival di musica russa chiamato “Etnosfera”, dove vari musicisti hanno suonato musica folk russa, utilizzando diversi arrangiamenti e strumenti.

Sergei Starostin – Deep 

"За туманом" С. Старостин, С.Филатов ЭТНОСФЕРА (S. Starostin, S. Filatov – “Al di là della nebbia”, Festival Etnosfera) 

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, tutte le ex repubbliche sovietiche sono diventate degli Stati indipendenti, e le repubbliche baltiche hanno aderito all’Unione europea.

Ciononostante, la gente si ricorda ancora dei gruppi pop folk sovietici, per via della forte promozione a cui furono sottoposti in epoca sovietica, attraverso la TV, la radio, le registrazioni e i tour.

Ogni anno si svolge una sorta di “reunion” dei gruppi pop folk sovietici. Alcuni di loro realizzano ancora dei tour con formazioni leggermente rinnovate e nuovi componenti, mentre i “Pesnyary” hanno iniziato una vera e propria lotta per tutelare i diritti legati al nome della loro band.

Vi è stato un momento in cui c’erano contemporaneamente 3 gruppi che si facevano chiamare “Pesnyary” e che sostenevano di essere gli autentici e tanto amati “Pesnyary” degli anni ’70.

Белорусские Песняры. Белоруссия т.Эстрады 2012 (Pesnyary. Bielorussia, Teatro Estrada 2012)

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie