Il centenario del cinema d’animazione russo (Terza parte: dal 1970 al 2000)

“Il vecchio e il mare”, Aleksandr Petrov

“Il vecchio e il mare”, Aleksandr Petrov

Kinopoisk.ru
Quest’anno il cinema d’animazione russo compie cento anni. Rbth ha voluto dedicare un tributo a questa forma d’arte, presentando alcuni brevi filmati tratti dalle opere dei maggiori pionieri del genere

Il “Winnie-the-Pooh” di Khitruk segnò la fine di un’era, ma grazie alla sua enorme popolarità diede adito alla creazione di una serie animata che aprì la strada alle numerose serie animate degli anni Settanta. Tra queste, “Nu pogodi!” e “Gena il coccodrillo” rimangono le più emblematiche e indimenticabili.

“Gena il coccodrillo” (1) è un film del 1969 realizzato in stop-motion da Roman Kachanov per il Soyuzmultfilm. La trama è piuttosto toccante: Gena lavora tutti i giorni nello zoo cittadino, e ogni sera fa rientro nel suo desolato appartamento. Stanco di giocare a scacchi da solo, decide di affiggere degli annunci sui muri della città per trovare nuovi amici. Animali e persone rispondono al suo appello. La prima a farsi avanti è una ragazza di nome Galya, la quale si presenta insieme a un cagnolino senza padrone; dopo di loro arriva Cheburashka. I nuovi amici decidono di costruire una casa dove andare ad abitare tutti insieme, ma Shapoklyak, un’anziana zitella malvagia, tenta di impedire che il loro sogno si realizzi.

Cheburashka, che è una creatura di fantasia, una sorta di via di mezzo tra un topo e un orsetto, divenne in seguito un classico dei cartoni animati russi, tanto da ispirare la creazione di una serie di prodotti commerciali, come un libro di barzellette per bambini e pupazzi di pelouche. Inoltre, è uno dei pochi personaggi dell’animazione russa a essere diventato protagonista di numerose barzellette e indovinelli, ed è stato anche la mascotte ufficiale della squadra russa ai Giochi olimpici di Atene nel 2004, alle Olimpiadi invernali di Torino nel 2006, alle Olimpiadi di Pechino del 2008 e alle Olimpiadi invernali di Vancouver del 2010.

“Nu, pogodi!” (2) (“Aspetta!”) è un’amatissima serie animata sovietico/russa prodotta dal Soyuzmultfilm e diretta da Vyacheslav Kotyonochkin con la collaborazione di suo figlio. Creato in origine nel 1969, il cartone divenne ben presto il più popolare di tutta l’Unione Sovietica. La serie narra le divertenti avventure di Volk, un lupo birichino e dotato di inclinazioni artistiche, deciso a catturare (e, presumibilmente, mangiare) la lepre Zayats. Della serie fanno parte anche altri personaggi, che solitamente aiutano la lepre o interferiscono con i progetti del lupo. L’ultimo episodio risale al 2006, e gli amanti della serie, sia russi che stranieri, la ricordano ancora oggi con grande nostalgia.  

Il regista russo di animazione Yuri Norstein è acclamato a livello internazionale e ha ispirato generazioni di animatori. Uno dei suoi primi film è “La battaglia di Kerzhenets” (3), del 1971, realizzato sotto la guida di I. Ivan Ivanov-Vano – che abbiamo citato nella prima parte di questo tributo. Per quest’opera i due si ispirano agli affreschi e alla pittura russa del XIV, XV e XVI secolo e alla musica di  Rimsky-Korsakov. La trama si basa sulla leggenda della città scomparsa di Kitezh (che nel 1907 aveva ispirato la composizione di un’opera di Rimsky-Korsakov), che per sfuggire agli attacchi dei mongoli si inabissò nelle acque di un lago. Il film, che non si attiene rigidamente alla leggenda, ha il suo momento clou con la battaglia tra i soldati russi e le orde dei mongoli, che simbolizza uno scontro tra culture (la Vergine Maria appare nelle prime scene del film per proteggere i russi durante la battaglia).

“Il riccio nella nebbia” (4) è un lungometraggio animato diretto da Norstein nel 1975, e narra le avventure di un delizioso riccio che decide di raggiungere l’amico orsetto per condividere con lui della marmellata di lamponi, seguito da un uccello rapace dall’aspetto sinistro. Nel bosco, il riccio s’imbatte in un bellissimo cavallo bianco, e si domanda a voce alta se questi, addormentandosi nella nebbia, non possa rischiare di annegarvi. Il protagonista decide allora di addentrarsi nella nebbia, e giunto in fondo alla valle scopre che questa è talmente fitta da impedirgli di vedere la sua stessa zampina rosa.  

“Il racconto dei racconti” (5), considerato il miglior film di Norstein, ha vinto numerosi riconoscimenti, è stato acclamato da critici e da animatori, ed è stato dichiarato da diversi sondaggi il più grande film animato di tutti i tempi. Al pari de “Lo Specchio” di Tarkovsky, il film tenta di seguire la modalità con cui i ricordi si affacciano alla consapevolezza della mente, evocati e sollecitati senza un ordine cronologico da una serie di associazioni. Il film è dunque composto da alcune sequenze collegate tra loro da scene di transizione. “Il racconto dei racconti” è stato votato miglior film animato di tutti i tempi in occasione del Festival delle arti olimpiche, che si è tenuto a Los Angles nel 1984, e di nuovo nel 2002.

Gli intensi film di Norstein sono apprezzati – o addirittura amati – soprattutto dagli adulti: i ragazzi infatti raramente apprezzano le sfumature filosofiche e il carattere intimista delle sue storie.  

È difficile immaginare che un bambino russo possa non conoscere a memoria la canzoncina del programma per bambini “Spokoynoy nochi, malyshi!” (6) (“Buonanotte piccoli!”), che inaugurata nel 1964 continua ancora oggi ad andare in onda.  

Considerato il capolavoro di Aleksandr Tatarsky, “Il corvo di plastilina” (7) fu messo al bando dalla censura sovietica, che lo riteneva “nonsense ideologico”. Durante la perestroika però, quando la società iniziava ad aprirsi, la televisione sovietica lo mandò finalmente in onda, e nel 1988 Tatarsky riuscì addirittura a fondare una sua casa di produzione – la Pilot – con la quale realizzò delle opere “assurde”. Tra queste ricordiamo “C’era una volta un cane(8), un acclamato cartone animato creato da E. Nazarov e basato su una favola ucraina, che nel 1983 vinse il primo premio al Festival internazionale del film [quale festival?]. In base ad alcuni recenti sondaggi, il film è spesso considerato il più amato dei lungometraggi di animazione. La trama narra le vicende di un vecchio cane da guardia. Divenuto “inutile” a causa dell’età, il cane viene cacciato dalla sua famiglia e si avvia verso la foresta, dove incontra il lupo. Per dare al cane l’opportunità di mostrare il proprio valore, questi finge di rapire un bambino affinché il cane possa fingere di salvarlo. Riammesso in famiglia, il cane decide di sdebitarsi con il lupo facendolo entrare nella casa e permettergli di cibarsi.

Il regista Ivan Maximov è noto soprattutto per l’ironia che caratterizza le sue opere, come “Bolero” (9). In seguito al crollo dell’Unione Sovietica, il clima mutò radicalmente per gli animatori russi. Il sostegno finanziario e delle istituzioni si ridussero drasticamente, mentre il numero delle case di produzione che si contendevano i pochi fondi rimasti aumentava. Negli anni Novanta, la maggior parte delle case di produzione riuscì a sopravvivere grazie alle pubblicità animate e a progetti commissionati dai grandi studios internazionali. Segnaliamo tuttavia alcune rare co-produzioni internazionali di grande successo: “Il sogno di un uomo ridicolo”, di Aleksandr Petrov; “Il vecchio e il mare”, che si aggiudicò un Oscar, e “Racconto d’inverno” (1999) di Stanislav Sokolov, tratto dalla commedia di William Shakespeare, che valse al regista un Emmy.

“Il sogno di un uomo ridicolo” (10) si basa su un breve racconto scritto nel 1877 da Fyodor Dostoyevsky, e narra di un uomo che avendo deciso che non esiste nulla al mondo per cui valga la pena di vivere, pensa di togliersi la vita. Ma l’incontro casuale con una ragazza gli farà cambiare idea. Il film, di grande intensità, è diretto da Aleksander Petrov.

“Il vecchio e il mare” (11), del 1999, è un cortometraggio animato dipinto a olio su vetro da Aleksandr Petrov, e basato sul romanzo di Ernest Hemingway. Il film ha vinto molti premi, tra cui nel 2000 l’Oscar come miglior cortometraggio animato. Realizzato a Montreal, il “Il vecchio e il mare” ha richiesto più di due anni e mezzo di lavorazione ed è stata finanziato da società canadesi, russe e giapponesi. Il film, la prima opera animata a essere distribuita in Imax, è uscito contemporaneamente in francese e in inglese.

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