Sentimento e ironia

Ritratto di Sergei Esenin (Dall'archivio fotografico di Itar-Tass)

Ritratto di Sergei Esenin (Dall'archivio fotografico di Itar-Tass)

Dall'incontro con il poeta italiano Valentino Zeichen una riflessione su Esenin sotto il cielo autunnale di Roma

“È che  sono mondano, e non perché… è  che ho i modi”, disse Valentino, un po’ divertito, un po’ svagato. Ha ordinato delle verdure e un calice di vino rosso. Anche a me piacerebbe del vino rosso, ma ordino un cappuccino e un dolce.

 

Ed  ecco,  dai miei versi
Sgorga
Sulla  marmaglia dei salotti laccati
L’urina
Della mia cavalla di Rjazan’.

 

Non vi piace?
Sì, avete ragione
L’abitudine ai profumi  francesi
E alle rose…

 

Ma  questo pane
Che voi  divorate,
Noi  lo…
Col  letame…

 

Ritratto di Sergei Esenin

(archivio fotografico di Itar-Tass)

Così Esenin, e ancora: “Il mio teppismo da disperato…” oppure: “Ma che diavolo m’importa/ Di essere un poeta!.../ Anche senza di me di sporcizia ce n’è tanta”. E… “nell’anima la tristezza mi entrò, come amaro veleno”.

 

Ma torniamo a Valentino Zeichen, uno tra i più  apprezzati poeti  italiani. L’avevo  incontrato alla Fondazione Primoli, alla presentazione dei sonetti di Gioacchino  Belli in traduzione russa. Il traduttore, Evgeny Solonovic, aveva tradotto anche un'antologia di poesia italiana, tra cui alcuni versi di Zeichen.

 

“Lo sa, io ho scritto un dramma, una pièce su Majakovskij e Esenin”, mi disse in quell’occasione Valentino.  “E come ne esce Esenin?”, gli domando. “Ne esce bene”. La risposta di Zeichen mi confortò e mi fu subito simpatico. Anche i suoi modi, da  molti definiti istrionici, mi piacquero.

 

Forse vi  chiederete cosa c’entra Esenin con Zeichen? Che cosa c’entra un poeta con un altro? A parte la poesia, niente. Sarà per l'“amaro veleno della tristezza”? Esenin  trasforma quell’amarezza nell’urina della sua cavalla sul luccichio dei salotti, Zeichen la trasforma nell’ironia dai modi garbati. Si diverte Valentino, soprattutto a scherzare su se stesso. Inafferrabile. Imprendibile. Non imputabile.  “Posso correggere tutti gli sbagli della mia vita, darmi il voto che voglio.”

 

Parliamo del più e del meno. Anzi, è Valentino a farmi  domande. “E come mai  tu…”. “ Come mai sono russa?”. “Già , come mai? Ecome pensi d’impostare il testo?”. “Non lo so ancora...”. “Bene, sai, io sono uno scrittore umoristico, ma  scrivi pure quello che ti pare.”

 

Gli angeli calarono dal cielo

Approntandosi per il duello

Sulle balaustre del ponte

Così abbinati a fronte

Configuravano un plotone

Pronto a ogni esecuzione.

 

“Bene, - disse Valentino - hai tutto l’equipaggiamento, possiamo andare”. L’equipaggiamento in questione è la pièce di Zeichen su Majakovskij e Esenin, una plaquette dei suoi inediti, le mie impressioni… Gli dico che torno a casa a piedi. “Ti accompagno fino all’angolo”. “Sai niente, Valentino, dell’asteroide che si sta dirigendo verso la Terra? L’ho saputo qualche giorno fa da un telegiornale e non ricordo più qual era. L’impatto è previsto per il mese di dicembre”.  “Ma dai? Non ne so nulla! Eppure, una notizia così!”; è serio Valentino, è preoccupato  e sbircia il giornale che ha in mano, e non  capisco se ci crede o se sta al gioco.  

 

Mi saluta  con un “per qualsiasi cosa, chiamami”. Mi sorprendo a pensare che so meno di  Zeichen ora di quanto ne sapessi prima d’incontrarlo. Ma i poeti sono così, ognuno per conto proprio. Per conoscerli bisognerebbe leggerli. Inafferrabili, evanescenti, distratti, con in fondo “la tristezza che entra nell’anima, come amaro veleno…”.

 

Dalla pièce di Valentino Zeichen, Esenin a Majakowskij: “Sono venuto per dirvi addio. Il cielo mi concede una vacanza premio sulla terra, per buona condotta. Staro lontano da qui per cento anni terrestri. Non potendo andare nudo come sono, indosserò le sembianze che avevo allora, al momento della morte...”.

 

Camminando, sul viale dell’Università mi confondo tra gli studenti. Frasi spezzate, volti, sguardi e scirocco di novembre, a tratti… E dappertutto mi appaiono “gli angeli  frantumati  nelle absidi delle basiliche” di Zeichen , con l’Arcangelo della Mole in testa: un po’ distratti, un po’ distanti, un po’ divertiti. Il cielo è coperto,  e sulla “via delle ombre” non ve n’è nemmeno una, a rincorrermi. Chissà se mai mi succederà di incontrare Esenin, qui sulla terra, in un viaggio premio…

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