South Stream, Gazprom taglia la Puglia

La stazione di compressione Beregovaja, che fa parte della Blu Stream Pipeline Company BV. Sullo sfondo, si intravede il Mar Nero (Foto: Evgeny Utkin)

La stazione di compressione Beregovaja, che fa parte della Blu Stream Pipeline Company BV. Sullo sfondo, si intravede il Mar Nero (Foto: Evgeny Utkin)

Conto alla rovescia per il gasdotto del Mar Nero, ma il colosso russo del gas, per questioni di tempo, cancella la tratta che dalla Bulgaria doveva passare in Grecia per arrivare a Otranto

Due giorni in Russia, in due punti nevralgici per l’energia russa ed europea. Prima nel quartiere generale di Gazprom, in via Nametkina 16 a Mosca. E poi nel Sud della Russia, sul Mar Nero, dove qualche anno fa è partito il gasdotto Blu Stream, e da dove a giorni inizierà la costruzione di South Stream.

 

La visita nel centro di controllo di tutti i flussi del gas, il cervello di Gazprom, è impressionante. Su un grande schermo di una decina di metri si vedono tutti i tubi del colosso russo, le arterie e i capillari dove il sangue blu scorre per raggiungere diverse parti dell’Europa. “Portiamo gas in tutto Vecchio Continente, esclusi Spagna e Portogallo”, dice con orgoglio Boris Posyagin, responsabile del centro.

 

L’Italia in questa mappa illuminata sembra piccola, anche se è il terzo Paese per importanza e volumi di gas venduti, dopo la Germania e la Turchia. Ankara, dopo aver autorizzato la posa di South Stream nelle acque della zona economica esclusiva turca, è diventata un Paese chiave per Mosca. Già lo era grazie al gasdotto sottomarino Blu Stream, che lavora a tempo pieno (soprattutto quando succede qualche guaio con il gasdotto dall’Iran), portando i 16 miliardi mc di gas all’anno.


Il percorso che seguirà South Stream (Fonte: Ufficio stampa Gazprom)


Siamo andati nella stazione di compressione Beregovaja (parte del consorzio Blu Stream che è a metà tra Eni e Gazprom), vicino a Ghelengik. Un complesso di tanti tubi e di rubinetti operati da poche persone, russe e italiane. Invece South Stream, ideato inizialmente come joint venture russo-italiana, si è esteso ad altri partner europei, i francesi dell’Edf e i tedeschi di Wintershall.

 

All’inizio di dicembre 2012 parte la costruzione di parte dell’off-shore. Si prevede una grande festa con la spettacolare saldatura di un tubo, in diretta per i capi di governi che saranno presenti presso la stazione di compressione Russkaja, vicino ad Anapa, la più grande e potente al mondo, a centinaia di chilometri da quella che abbiamo visitato, che deve pompare il gas e spingerlo nei fondali sottomarini a una distanza di 940 chilometri.

 

Perplessità sulla decisione di cancellare (almeno al momento) la bretella Sud, che doveva passare per la Grecia e arrivare in Puglia. Già da tempo Cenerentola, l'8 ottobre 2012 è stata completamente abbandonata da Leonid Chugunov, a capo del Dipartimento di gestione del progetto, che seccamente ha dichiarato: “Non conviene economicamente. Non ci sono clienti con volumi di gas tanto significativi da poter tracciare il gasdotto fino a lì”.


Domenico Fasoli, technical manager della Blu Stream Pipeline Company BV (Foto: Evgeny Utkin)


Ma, finito un sogno ne inizia subito un altro. Perché in Italia il gas da South Stream comunque arriva, ma da un altro fronte, quello del Tarvisio. E poi, forte dell’esperienza su Blu Stream e Nord Stream, Saipem spera di lavorare per la posa di tubi anche adesso. Quindi, un altro miliardo della commessa per il Cane a sei zampe, che corre veloce in Russia. Però, attenzione, il tender non è ancora stato lanciato.

 

E poi non è ancora chiaro il rapporto con la Commissione Europea in relazione al Terzo pacchetto d’energia. “Stiamo discutendo con loro - dice Chugunov -, ma il Terzo pacchetto sembra un ritorno al passato comunista. Noi lo abbiamo già vissuto, voi ancora no”. Per essere ancora più chiari, Chugunov crede che questo sia il frutto di una distorsione statale, che cerca di influenzare i processi economici e che per questo alla fine funziona sempre male.

 

Insomma, dopo aver stabilito per legge la misura e la curvatura dei cetrioli (europei), Bruxelles sembra aver preso di mira i tubi (russi).

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