Per Fabio Mastrangelo, direttore d’orchestra italiano, la Russia è diventata la seconda patria. Vive qui già da dieci anni e lavora con le migliori orchestre sinfoniche, fra le quali l’orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e l’orchestra filarmonica di Novosibirsk. Ha ottenuto il passaporto russo a ottobre 2011.
Nell'estate 2012 Mastrangelo ha diretto la prima di “Romeo e Giulietta” di Gounod al celebre festival dell’opera all’Arena di Verona, mentre con l’orchestra del Museo Statale Ermitage ha fatto furore аl Terzo Open Air Festival Internazionale di Shanghai. Alla vigilia della nuova stagione, raccontato a Rossiyskaya Gazeta perché è tanto innamorato della Russia.
Russia e Bari sempre più inseparabili |
Come spiega la scelta di un legame così inscindibile con la Russia?
Se devo essere sincero, tutto è successo in modo
così semplice e naturale che ho avuto l’impressione che fosse tutto già
scritto. Sono nato a Bari, dove riposano le reliquie di San Nicola di Bari, di
lui si è sempre letto in Russia. Questo legame non è poi così casuale. Come mi
spiega, ad esempio, che a nove anni ho iniziato da solo a studiare l’alfabeto
russo? Da allora non l’ho più dimenticato.
Fra i suoi antenati ci sono anche dei russi?
Fra tutti gli antenati che io conosco non ci sono russi.
Il cognome di mia madre, però, è Russo e questo è curioso. È stato mio
padre, un pianista di alto livello, mio primo insegnante, che adorava la Russia e la musica russa, a
trasmettermi l’amore per questo Paese. Mio padre aveva grande considerazione
della Russia, l’allora Unione Sovietica. Ha deciso di chiamare mia sorella
Valentina, in onore di Valentina Tereshkova, la prima donna cosmonauta.
Che cosa piaceva a suo padre dell’Unione Sovietica?
L’inquadramento statale, la cultura. È stata in
tour da noi un’orchestra sinfonica di Novosibirsk, diretta da Arnold Kaz,
quindi ho pensato: magari una volta mi chiamerà e mi esibirò insieme a loro. E
oggi sono io a dirigere l’orchestra sinfonica di Novosibirsk.
Quindi nella vostra famiglia c’è questo culto della Russia?
Sì, si può dire così. Io ho provato ad entrare al
conservatorio di Mosca, ho scritto una lettera, ma ancora non ho avuto
risposta, tuttora mi chiedo il perché. Io mi sento sempre più russo, infatti ho
ottenuto anche il passaporto.
Lei non lavora soltanto in Russia. Quanto è ritenuto prestigioso dirigere
l’orchestra all’Arena di Verona?
Sicuramente il festival dell’Arena di Verona è il
festival dell’opera estivo più importante. Collaboro già da quattro anni con la Fondazione Arena
di Verona. Quando mi proposero di dirigere “Romeo e Giulietta” di Gounod
inizialmente pensai che avrei preferito l’opera italiana. Ma, d’altra parte, i
critici italiani non aspettano altro che criticare il direttore, mentre l’opera
francese la conoscono meno… Per la fine di febbraio-marzo 2014 è previsto il
tour dell’orchestra, del coro e dei solisti dell’Arena di Verona in Russia e io
sono stato scelto come direttore del progetto.
So che lei si sta facendo portavoce della tradizione dell’Arena di Verona in
Russia. Quanto ha avuto successo il progetto “Opera per tutti”?
A quattro spettacoli del festival hanno partecipato
circa ventimila persone. Non si può quindi dire che non sia stato un successo.
Addirittura le richieste sono state più dei posti disponibili. So quindi quale
posto potrebbe essere l’equivalente dell’Arena di Verona a San Pietroburgo: il
vecchio stadio “Petrovskij”.
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