Le tre esponenti delle Pussy Riot in aula di giustizia attendono la sentenza (Foto: Itar-Tass)
Le tre giovani cantanti della punk band delle Pussy Riot sono state condonnate a due anni nei campi di lavoro alla fine del più pubblicizzato processo che abbia mai scosso la Russia dalla condanna del tycoon del petrolio Mikhail Khodorkovsky.
Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Maria Alekhina, 24, ed Ekaterina Samutsevich, 30, sono state ritenute colpevoli di vandalismo aggravato da odio religioso per aver cantato una "preghiera punk" all'interno della Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca a febbraio 2012. La loro performance, nella quale invocavano la Vergine Maria di espellere dal Paese Vladimir Putin, ballando in vesti colorate sull'altare della cattedrale, suscitando scandalo tra i cristiani ortodossi, molti dei quali si sono sentiti offesi da quella bravata.
Ma il successivo arresto delle tre a marzo 2012 è stato anche visto da molti altri come una punizione troppo dura per uno scherzo non violento scherzo, un atto che era chiaramente una dichiarazione politica, con Amnesty International che dichiarava ad aprile le ragazze prigioniere di coscienza.
Ora i legali difensori temono per la vita delle tre, se verranno mandate ai campi di lavoro. "Questa è una vera minaccia per la loro vita e la loro salute," ha dichiarato lìavvocato difensore della Tolokonnikova, Mark Feygin, a un centinaio di giornalisti riuniti all'esterno del tribunale. "Il governo non può decidere di garantire la loro sicurezza. Sono in pericolo".
Feygin ha anche annunciato che la difesa farà appello contro il verdetto a tutti i livelli fino ad arrivare fino alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. "Si tratta di una sentenza illegale", ha commentato. "Questo verdetto non è stato emesso dal giudice Marina Syrova. È arrivato dall'alto. Si tratta di una decisione politica del Cremlino, da Vladimir Putin, che è stato moderato".
La condanna è stata inferiore ai tre anni che i pubblici ministeri avevano chiesto, e potrebbe essere stato un segno di clemenza dopo che il Presidente Putin aveva detto che il gruppo non doveva essere giudicato "troppo duramente".
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Intanto, come hanno dichiarato al giornale russo Komsomolskaya Pravda, i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa hanno inaspettatamente chiesto la clemenza sulla scia del verdetto, con l'arciprete Vladimir Vigilyansky che ha espresso anche "rammarico" per la sentenza. Vigilyansky chiede alle autorità di perdonare i membri del gruppo.
Mark Feygin, tuttavia, ha dichiarato ai giornalisti che le donne si rifiutano di chiedere perdono. La sentenza è stata accompagnata da un pandemonio al di fuori del tribunale, dove oltre un centinaio di giornalisti hanno lottato per evitare di essere schiacciati quando hanno cercato di entrare nel palazzo di giustizia. La maggior parte dei giornalisti che segue il processo non ha ricevuto il permesso di entrare nell'aula piccola, che è la stessa dove fu processato Khodorkovsky nel 2010.
Il verdetto di Pussy Riot è arrivato con un'ondata di misure repressive contro Aleksei Navalny, leader delle proteste anti-governative, che è fortemente sospettato di essere il motivatore politico.
La decisione della Corte potrebbe potenzialmente sostenere il sentimento di protesta fino a settembre, hanno fatto sapere i leader dell’opposizione. "Il governo ha intrapreso un corso di repressioni", ha commentato il leader del Fronte di Sinistra Sergei Udaltsov, che è stato arrestato fuori dalla Corte Khamovnichesky, dove era venuto per sostenere la band. È stato rilasciato poche ore dopo. "Questo porterà più gente in piazza per la marcia prevista il 15 settembre 2012".
Ilya Ponomaryov, parlamentare del partito Russia Giusta, ritiene che il processo contro il gruppo ha galvanizzato i sostenitori della band e non poteva succedere altrimenti. "Il governo sta creando nuove icone che stanno consolidando l'opposizione", ha detto, riferendosi alle Pusy Riot. "Non erano molto popolari nella società. Ma il governo le ha trasformate in eroi".
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Circa 1.500 manifestanti si sono riuniti per protestare contro il verdetto cantando "Pussy Riot libere" in fondo alla strada del palazzo di giustizia, dove venivano trattenuti dalla polizia. Una ventina circa di attivisti religiosi, nel frattempo, si univa alla folla, gridando: "Il Patriarca Kirill è il nostro capo".
Un gruppo religioso ha bruciato una foto di una delle Pussy Riot appesa a una croce. La polizia ha arrestato oltre 20 persone al di fuori del tribunale. In manette anche il re degli scacchi e esponente dell'opposizione Garry Kasparov. Nel frattempo, manifestazioni di sostegno per il gruppo sono state organizzate anche fuori dalla Russia, a Londra, Parigi, Berlino e Milano.
Il processo, iniziato il 30 luglio 2012 ha fatto guadagnare al caso l'attenzione mondiale, con il supporto di un numero senza precedenti di stelle dello spettacolo, tra cui Madonna e Paul McCartney. Alcuni, tuttavia, hanno il dubbio che le Pussy Riot come icona internazionale sia una trovata pubblicitaria che non sarebbe durata. "Questo non è un argomento a livello nazionale", ha commentato Oleg Kashin, giornalista del Kommersant, spiegando che il caso delle Pussy Riot non ha avuto una grossa eco tra i media russi.
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