Si infiamma la situazione in Siria

Credit: Niyaz Karim

Credit: Niyaz Karim

Mentre si teme lo scoppio di una guerra in Medio Oriente, gli esperti discutono sulla complicata situazione di Damasco e sul ruolo giocato dalla Russia e dall'Occidente

In Siria è in corso una guerra civile e l’arrivo degli osservatori dell’Onu, così come ci si aspettava, l’ha in qualche modo influenzata. C’è il rischio di una nuova grande guerra in Medio Oriente?

Dopo ogni episodio di violenza l’Occidente ha avuto la presunzione di attribuire la colpa all’esercito di Assad e la presunzione di considerare i ribelli innocenti. Una posizione analoga è sostenuta dalla Turchia e dalle monarchie del Golfo Persico, guidate dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Ma non solo: essi riforniscono di armi i ribelli.

Il capo degli osservatori delle Nazioni Unite, il generale norvegese Robert Mood, ha affermato che una delle cause del proseguimento della guerra è da ricercare nella fornitura di armi dall’estero. E’ improbabile, comunque, che tale affermazione cambi il corso delle cose. Non è da escludere che il generale, troppo schietto e onesto, venga ben presto rimpiazzato.

Gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aver rifornito di armi Assad, anche se dal punto di vista del diritto internazionale, la Federazione si è sempre comportata in maniera del tutto legittima. Non si può dire la stessa cosa delle monarchie e della Turchia, che hanno procurato armi a gruppi armati non governativi. Ma questo dettaglio, a quanto pare, non importa a nessuno.

Tantomeno dovrebbe importare il fatto che la Russia abbia posizionato in Siria mezzi di difesa antiaerea e navale che, in effetti, sono inutilizzabili in una lotta contro gli insorti. Mentre i turchi e gli arabi hanno dotato i ribelli proprio di quelle armi che ravvivano la guerra civile: come fucili e armi da fuoco. In questo scenario, tra le fila degli insorti, un ruolo importante lo stanno assumendo gli islamisti più radicali.

In tutto questo, è proprio la posizione ideologica a determinare il comportamento dell’Occidente. Di petrolio in Siria non ce n’è. La motivazione delle monarchie arabe, che a quanto pare sono i maggiori istigatori e promotori della Primavera Araba, invece è ben chiara: hanno seriamente iniziato un processo per la nascita di un nuovo Califfato, usando il sostegno dell’Occidente a loro favore.

Mentre non bisogna ingigantire gli interessi russi in Siria. La base russa a Tartus ha un’importanza puramente simbolica, visto che solamente qualche nave, una o due volte all’anno, fa rifornimento lì di acqua e combustibile. Ciò significa che la posizione della Russia, così come quella dell’Occidente, non è economica, ma ideologica: Mosca non vuole perdere il suo unico alleato militare nel mondo arabo.

Nel frattempo yutto il mondo si sta ponendo la domanda: l’Occidente, la Turchia e le monarchie arabe inizieranno ben presto un intervento militare diretto? Il fatto che questa cosa non si sia ancora verificata, è un’anomalia politico-militare. Quasi nessuno però ammette che questo intervento sia bloccato dal veto russo-cinese nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Nel 2003 gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq senza mandato. È anche vero che la Russia nel 2008 non ha chiesto nessun parere all’Onu in merito a quanto fatto in Georgia. 

Ma tutto ciò in Siria non è successo, e c’è una sola spiegazione: la potenza militare siriana. La quantità di armamenti siriani è infatti tra le più grandi non solo in Medio Oriente, ma nel mondo intero. 

L’autore del testo è il vice direttore dell’Istituto di Analisi Politico-Militare

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