Osservatori russi in Siria

Gli osservatori delle Nazioni Unite in Siria (Foto: Itar-Tass)

Gli osservatori delle Nazioni Unite in Siria (Foto: Itar-Tass)

Quattro gli uomini della Federazione sui 300 impegnati nella missione. Un numero che manda segnali contrastanti alla comunità internazionale

Entro la fine di maggio 2012 in Siria giungeranno trecento osservatori militari delle Nazioni Unite con il compito di monitorare il cessate il fuoco tra l’opposizione siriana e le forze del presidente Bashar Assad. Tra di essi vi saranno anche quattro specialisti addestrati in Russia.

Il nome ufficiale della missione internazionale siriana è Unsmis, ovvero “Missione di Supervisione delle Nazioni Unite in Siria”. Come comunicato dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, gli osservatori russi raggiungeranno la zona del conflitto dalle Alture del Golan, dove opera la missione di pace più longeva nell’Estremo Oriente, intrapresa nel 1948 per promuovere gli accordi di pace tra l’allora appena nato Stato di Israele e la Palestina.

“Gli osservatori militari avranno un incarico completamente diverso rispetto ai contingenti di pace”, ha dichiarato a Moskovskie Novosti Jurij Shishaev, rappresentante ufficiale del Centro delle Informazioni delle Nazioni Unite a Mosca. “Le forze di pace sono equipaggiate come un normale reparto dell’esercito, sono ben armate e hanno il diritto di aprire il fuoco per prime in determinate condizioni e missioni. Gli osservatori militari, invece, dispongono al massimo di una pistola e possono utilizzarla solo in casi davvero estremi. Il loro compito principale è supervisionare gli accordi di pace tra le parti coinvolte nel conflitto, denunciare eventuali violazioni e trasmettere le informazioni raccolte agli organi dell’Onu”.

Stando alle parole del presidente dell’Accademia dei problemi geopolitici, Leonid Ivashov, che ha guidato la Direzione generale della cooperazione militare internazionale del Ministero della Difesa dal 1996 al 2000, tutti gli osservatori militari russi coinvolti nelle operazioni delle Nazioni Unite hanno seguito fino al 2009 dei corsi speciali “Vystrel”, della durata di due mesi, a Solnechnogorskij, nella regione di Mosca. I corsi comprendevano anche lezioni di lingua inglese per il consolidamento del lessico militare. I futuri osservatori dovevano studiare i nomi dei componenti degli armamenti e delle attrezzature militari, assimilare tutte le abbreviazioni e i termini utilizzati nei documenti ufficiali dell’Onu, migliorare le loro capacità di guida in condizioni di guerra ed estreme, familiarizzare con gli strumenti di comunicazione utilizzati dalle Nazioni Unite (comprese le operazioni con tecnologia Nato), e infine apprendere le norme del diritto internazionale e la legislazione del Paese in cui avrebbero stazionato. Il programma di formazione si concludeva con un esame.

Dopo il 2009 i corsi speciali “Vystrel” sono stati interrotti. “Con la riforma del Ministero della Difesa, oltre ai corsi, sono stati soppressi molti istituti, dove venivano addestrati gli specialisti militari con la conoscenza di lingue straniere. È stato abolito anche il Dipartimento per la cooperazione internazionale, almeno nella forma in cui aveva collaborato con le strutture delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Leonid Ivashov

Secondo Anatolij Isaenko, che è stato uno dei primi osservatori militari sovietici e ha lavorato nella missione delle Nazioni Unite in Egitto, dopo la guerra arabo-israeliana del 1973, la riduzione del numero di specialisti russi operanti nelle missioni delle Nazioni Unite è una “resa di posizione”. “Viene organizzata una missione importante come quella siriana e la Russia mette a disposizione solo quattro persone? A quanto pare, il nostro Paese non è molto interessato a queste operazioni. Dal momento che il ministro della Difesa non ne ricava nulla, allora ne consegue che non sono necessarie a nessuno”, ha dichiarato Isaenko.

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