Tarkovskij, una vita per il cinema

Scena tratta dal film "Nostalghia" (Foto: kinopoisk.ru)

Scena tratta dal film "Nostalghia" (Foto: kinopoisk.ru)

Ottant'anni fa nasceva il regista di "Nostalghia" e "Stalker", che con la sua sensibilità artistica riuscì a conquistare anche il poeta italiano Tonino Guerra

Nonostante le numerose difficoltà artistiche, Andrei Tarkovskij è riuscito a produrre i suoi “sette film e mezzo” (sette lungometraggi, un cortometraggio e un documentario) proprio come li aveva immaginati. In questa maniera il grande regista non solo è riuscito ad esprimere al meglio la propria anima artistica, ma è stato anche capaci di cambiare la storia del cinema mondiale.

Così come era solito dire lui, nella sua vita avrebbe girato un solo e unico film, dedicato all’uomo, alla ricerca della verità e degli ideali. Andrei Arsenevich Tarkovskij, allievo del regista Mikhail Romm, è divenuto il simbolo di un’intera generazione di artisti di talento, che hanno segnato il cinema degli anni Sessanta con i loro temi, i loro problemi e con la loro visione del mondo.

Il debutto per Tarkovskij è arrivato con il film “L’infanzia di Ivan”, che vinse il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia. Dopodiché fu la volta di “Andrei Rublev”, “Solaris”, “Lo specchio” e “Stalker”. Durante l’emigrazione forzata ne realizzò altri tre: “Nostalghia”, “Sacrificio” e il film documentario girato con Tonino Guerra “Tempo di viaggio”.

Per capire come Tarkovskij fosse accolto in patria, basta ricordare solo alcuni semplici episodi: il film “Stalker” venne distribuito nel 1980 solamente in 196 copie, e nei primi mesi a Mosca la pellicola venne vista da due milioni di spettatori. Dopo la proposta di girare un film in Italia, all’inizio degli anni Ottanta, Tarkovskij non fece più ritorno in Russia.

Il regista polacco Kristof Zanussi racconta che, durante un viaggio in America con Tarkovskij, durante un incontro con i fan, il regista russo, rispondendo alla domanda di un giovane americano che chiese cosa bisognasse fare per essere felici, egli disse: “Innanzitutto è necessario chiedersi, perché sono nato? Che senso ha la mia vita?  Perché sono venuto al mondo proprio in questo momento storico? Qual è il mio destino? Cerchi di rispondere prima di tutto a queste domande. Poi la felicità arriverà”.

Tarkovskij era infatti un uomo estremamente religioso, che ha impiegato buona parte della sua vita alla ricerca di Dio. “Questa sensazione la si percepisce in ogni suo film”, sostiene l’attrice Natalia Bondarchuk, che ha fatto di Tarkovskij il suo maestro.

Il regista morì di cancro in Francia nel 1986 e venne sepolto nel cimitero russo ortodosso di Sainte Geneviève de Bois. 

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