Le metamorfosi di Akunin

Boris Akunin (Foto: Corbis)

Boris Akunin (Foto: Corbis)

La vita dello scrittore divisa in due periodi: prima del 2000, anno in cui fu baciato dal successo, e dopo. Anche se presto seguirà un’altra tappa della sua biografia, quella politica

Nel 1970 in una scuola di Mosca, durante una lezione di geografia, un gruppo di alunni si spartiva alcuni Paesi. Il compito era semplice: gli studenti dovevano raccogliere ritagli di giornale, dedicati a una determinata nazione. A uno degli allievi capitò la Tunisia, l’Ecuador e il Giappone. I giornali sovietici pubblicavano continuamente notizie relative ai primi due Paesi, in particolare sull’eroica lotta della classe operaia locale contro i capitalisti sfruttatori. Riguardo alla situazione in Giappone, invece, la stampa taceva, finché un giorno all’improvviso non comparve un articolo, in cui si raccontava che uno scrittore aveva tentato un colpo di Stato. È così che Grigorij Čchartišvili, vero nome di Boris Akunin, iniziò a interessarsi al Giappone. O almeno è così che da allora egli spiega la sua passione per questo Paese.

Nel tempo, lo scrittore è passato attraverso una serie di importanti metamorfosi che l’hanno radicalmente cambiato. In un primo momento, la sua storia ricordava la tipica biografia di un letterato umanista: la scuola speciale in inglese, gli studi all’Università Statale di Mosca (precisamente all’Istituto dei Paesi Asiatici e Africani), e i primi lavori come traduttore. Akunin traduceva dal giapponese all’inglese, e raggiunse la notorietà grazie alle traduzioni delle opere di Yukio Mishima, lo stesso scrittore che, con il suo tentativo fallito di colpo di Stato, lo aveva tanto ispirato da studente, quando raccoglieva ritagli di giornale. Nel 1980 e nel 1990 grazie agli sforzi di Akunin e di altri studiosi di Giappone in Russia inizia la moda nipponica. Ed è qui che …

“Volevo cambiare vita. Ero stanco e stufo di tutto quanto avevo in quel momento. Sentivo il bisogno di trovare un’attività che fosse più in linea alle mie esigenze interiori. Con la traduzione avevo raggiunto l’apice. E l’idea di continuare per altri 50 anni con la stessa attività, agli stessi livelli, non faceva per me. Avevo bisogno di nuovi stimoli mentali”, spiega in un’intervista alla rivista Russkij Reporter. Molti sognano di cambiare vita, ma sono ben pochi quelli che riescono a realizzare questo sogno. Akunin ci è riuscito, e da celebre traduttore è diventato un popolare scrittore e romanziere.

Nel 1998 iniziò a scrivere un romanzo storico, sotto lo pseudonimo di B. Akunin, composto da un’iniziale e un cognome, che assieme si leggono Bakunin. Tuttavia, i lettori hanno decifrato, senza autorizzazione, la prima iniziale e l’hanno ribattezzato Boris Akunin. 

Alla metamorfosi in scrittore, il nostro si è avvicinato con un approccio scientifico. Egli stesso cita alcuni degli ingredienti che hanno reso celebri le sue opere: un protagonista carismatico, la narrativa seriale, e, infine, la presenza di alcuni giochi letterari. Protagonista delle sue opere è Erast Petrovich Fandorin, una sorta di Sherlock Holmes russo, con radici tedesche, intellettuale e atleta, infinitamente magnanimo e onesto. A Erast Fandorin, Akunin ha dedicato 14 libri. Di romanzo in romanzo, il protagonista e gli altri personaggi maturano e cambiano il loro carattere: Fandorin impara a vincere i fantasmi del passato, e le vicende delle prime edizioni hanno delle ripercussioni sulle ultime. Nei libri su Fandorin non mancano, inoltre, giochi letterari e allusioni: molte descrizioni sono impreziosite di citazioni tratte da classici russi. Il risultato è un’opera con più livelli di lettura, che può essere letta come si trattasse di un semplice romanzo di avventura, o cercando di decifrare a quale classico lo scrittore abbia attinto per i vari episodi.

Akunin ha azzeccato anche l’epoca in cui sono ambientate le vicende dei suoi testi: la seconda metà del XIX secolo. Un’epoca, molto vicina a noi, ma ancora intrisa di un romanticismo storico, dove perdura l’onore nobiliare, gli uomini si battono in duelli, e le fanciulle sono fragili e belle.  Un’epoca che più o meno tutti conoscono attraverso i libri di scuola di letteratura. All’improvviso questo periodo conosciuto diventa materiale per un’opera di finzione: una finzione di altissima qualità.

Queste sono state le ragioni del suo successo: alla fine degli anni 1990-2000 la società era priva di esempi di letteratura mainstream di qualità. Una letteratura di svago, da leggere in metropolitana o sul treno, senza vergognarsi di se stessi e degli altri. O da portare con sé in vacanza. Inizialmente le vicende di Fandorin erano seguite perlopiù da un’élite di intellettuali. “Questi romanzi gialli, sono scritti da un traduttore di giapponese, da uno di noi, e quindi può essere letto. Non leggerei mai i gialli di uno scrittore qualsiasi”, una coetanea della famiglia del professore ha giustificato la sua scelta all’autore di questo articolo. Ben presto, tuttavia, gli scritti di Čchartišvili iniziano a circolare tra fette più ampie di lettori. I romanzi di Fandorin sono diventati un vero e proprio universo parallelo. Accanto alla serie principale, ne sono sorte altre, di contorno, come ad esempio Letture extrascolastiche, sugli antenati e discendenti del protagonista, o Pelagija, una serie a sé, incentrata sulla figura di una suora detective.  Si sospetta poi siano di Čchartišvili un altro paio di libri attribuiti a un certo Anatolij Brusnikin, come Geroj inogo vremeni (A Hero From A Different Time), romanzo scritto nello stile della letteratura del XIX secolo. L’autore, inoltre, ha le stesse iniziali (A.B.), dello pseudonimo principale di Čchartišvili. Come se non bastasse, Brusnikin è comparso dal nulla con una prosa storica eccellente e nel lancio delle opere sono stati fatti investimenti colossali. Gli editori avrebbero investito in una persona sconosciuta, se questa non fosse stata Akunin? La vicenda puzza molto di macchinazione, ma è significativa: se qualcuno di famoso pubblica sotto pseudonimo, alla fine affiora sempre la versione secondo cui si tratti dell’ennesima reincarnazione di Čchartišvili.

Ciò nonostante, lo stesso scrittore sembra essere interessato a ben altre cose adesso. A quanto pare, nella letteratura, come anche nella traduzione, ha raggiunto l’ennesimo apice. Dalla fine del 2010, Čchartišvili cura un blog su Live Journal, dove scrive su temi storici. Pubblica fatti divertenti che ha scoperto lavorando ai suoi romanzi, fornisce paralleli storici con il presente, posta immagini insolite e fotografie, cita racconti, diari e parabole. Alla fine del 2011 dal blog è stato tratto un libro, e ancor prima una raccolta, dedicata ai lettori del blog, di foto-haiku con storie tratte dalla vita della sua famiglia.

Sarebbe ora possibile concludere questo profilo biografico se non fosse che, durante la stesura di questo articolo, il nostro Grigorij non avesse subito la terza metamorfosi. Lo scrittore non ha mai nascosto di essere un aperto sostenitore di idee liberali. Nel blog, e nel corso dell’intervista ha più volte espresso la sua insoddisfazione nei confronti di Vladimir Putin e dell’attuale sistema politico russo, sottolineando che il processo di Michail Chodorkovsij sia politico e scandaloso. Ciò nonostante, come anche la maggioranza dei cittadini russi, fino a dicembre 2011, Čchartišvili non si sentiva molto coinvolto in politica. Tuttavia, le recenti elezioni, la protesta in Piazza Čistye Prudy il 5 dicembre e in seguito la dispersione della manifestazione in Piazza Triumfal’naja il 6, hanno portato Čchartišvili, intorno al 10 dicembre, all’ennesima metamorfosi: da scrittore e blogger è diventato un politico pubblico.    

Questa è la versione che impazza sui blog della Rete, condita con dettagli inverosimili: Čchartišvili era nella sua casa di Saint-Malo, impegnato a scrivere il suo nuovo romanzo, quand’ecco che scatta in piedi, salta in macchina, percorre 500 chilometri fino a Parigi, prende un aereo fino a Mosca e partecipa alla manifestazione di piazza Bolotnaja, dove più di 50 mila persone ascoltano con entusiasmo il suo discorso. Il 10 dicembre 2011 l’intervento dello scrittore è stato, a detta di molti, il migliore.

“Non avrei mai pensato che un giorno avrei parlato a una manifestazione. È difficile immaginare qualcosa di più estraneo al mio temperamento”, ha condiviso con i lettori del suo blog dopo l’intervento in piazza Bolotnaja.

Nel suo discorso Akunin ha proposto di creare un consiglio di coordinamento per l’opposizione, in cui partecipa egli stesso. Inizialmente su base temporanea, e in seguito permanente. Per il momento, il nuovo ruolo gli calza a pennello.

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