La Russia si accasa nelle dimore sabaude

Foto: Lorenzo Passoni

Foto: Lorenzo Passoni

A Torino si è conclusa la decima edizione del Festival Teatro a Corte: per l’Anno di interscambio una vetrina per 7 compagnie della Federazione e un film

Grande successo di pubblico a Torino per la decima edizione del festival Teatro a Corte ideato e diretto da Beppe Navello, nella meravigliosa cornice di sei dimore sabaude del Piemonte. “Senza confini è il territorio dell’anima europea, oltre le sue frontiere politiche, percorso da secoli dai carri dei comici che molto prima dei banchieri e dei mercanti, hanno fatto ritrovare ai popoli europei un’identità comune nel segno di un linguaggio comprensibile a tutti… il linguaggio dell’arte -, spiega Navello -, e questo è anche il progetto creativo del Festival”.

Tre week end densi di eventi nel capoluogo piemontese, 29 compagnie da 11 Paesi, alcuni spettacoli creati appositamente per il luogo in sintonia con le architetture, dove saloni e giardini diventano  parte integrante dello spettacolo. Unico elemento imprevedibile è stato il tempo, che a volte è diventato nemico. La pioggia ha cancellato una delle due performance della compagnia francese Ieto all’aperto. Poetico il “Murmures des murs” di Aurelia Thierrée, la nipote di Charlie Chaplin, energici gli inglesi Balletboyz.

In occasione dell’Anno dei rapporti culturali Italia-Russia, Teatro a Corte è stato protagonista di un ampio progetto di scambio realizzato con Tsekh, con una vetrina russa a Torino e una vetrina italiana al Festival Tsekh a dicembre a Mosca.  E anche una co-produzione della compagnia italiana Zerogrammi e del gruppo russo Dialogue Dance Company, lo spettacolo di danzaPunto di fuga”, realizzato questo inverno (a -25° centigradi) a Kostroma, ispirato al “Tieste” di Seneca.

La coreografa Olga Pona ha presentato con successo la sua ultima creazione “Continuous Interruptions”, uno sguardo sulla Russia di oggi tra trasformazione e tradizione, con giovani danzatori che sono stati anche i protagonisti di un altro evento del festival, “Tankograd”, un film del regista danese Boris B. Bertram che intreccia le vite del Chelyabinsk Contemporary Dance Theater della Pona al racconto di uno dei più drammatici incidenti nucleari avvenuto 50 anni fa a Chelyabinsk.

In scena a Torino anche Tatiana Gordeeva con Evgeny Pankratovin un simpatico duo dal titolo “New Geometry”, i Do Theatre, gruppo russo di stanza in Germania, che tuffa gli spettatori nelle atmosfere dark di “Upside Down”, vincitore al Fringe Festival di Edimburgo, ispirato al celebre dipinto di Rembrandt “La lezione di anatomia del dottor Tulp” e al Frankenstein di Mary Shelley.

  

Atmosfere surreali si respiravano in “Gobo. Digital glossary” dell’Akhe Engeneering Theatre, gruppo dalla poetica unica, a cavallo fra mimo e teatro di figura. E dal panorama più underground arrivavano due lavori di breve formato: “Ultimate Illusion” di e con Elena Prishvitsyna e Vladislav Morosov e “Continuous curve” di e con Pavel Semchenko e Maxim Didenko. Dedicata a Mosca la performance di Berlin, #4Moscow, dove sotto un tendone rosso e sulle note di un quartetto d’archi che suonava dal vivo, il pubblico osservava sei video che raccontano la Mosca di oggi.

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