A piazza Navona balla la cultura popolare russa

Foto: Ria Novosti

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Nella ricorrenza della “Giornata della Russia”, a Roma, il 12 giugno si è svolto il Festival “Costellazione della Russia”: danze e canti tradizionali da ogni parte della Federazione

Foto: Lavinia Parlamenti

In una delle date più significative per la Federazione, quella del 12 giugno che celebra la festa nazionale della Russia, a Roma, nella suggestiva cornice di piazza Navona, si è svolto il primo Festival di Cultura Popolare Russa “Costellazione della Russia”, un grandioso evento che ha portato in Italia l’eccellenza della cultura popolare russa: undici gruppi artistici russi hanno dato vita a uno spettacolo senza precedenti.

La kermesse è stata organizzata dall’Agenzia Federale per gli Affari della Csi RosSotrudnicestvo, in collaborazione con il Comune di Roma e con la partnership di Gazprom. Alla presenza di molte autorità, tra le quali l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Meshkov e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il Festival si è aperto con il discorso inviato dal presidente russo Dmitri Medvedev, che ha sottolineato l’importanza dell’evento per i rapporti culturali tra i due Paesi e il valore della cultura popolare nella conservazione del patrimonio artistico nazionale.

Tutti sanno che una costellazione si ottiene dall’incontro di un gruppo di stelle, e, a piazza Navona, di stelle ce n’erano tante. Ad aprire la kermesse è stato l’Ensemble di danza popolare Statale Accademico Igor Moiseev Città di Mosca, che ha proposto una coreografia sulle note della canzone “Leto”, estate. Il gruppo, noto anche come Igor Moiseev Ballet, è stato fondato dal geniale coreografo Igor Moiseev, al quale si deve la creazione del primo ensemble professione di danza popolare del mondo. Il Balletto di Igor Moiseev ha poi omaggiato l’Italia con un’interpretazione della tarantella e con la “Canzone dei Marinai”, in ricordo dell’eroica azione dei marinai russi in occasione del terremoto di Messina del 1908.

Dal momento che la Russia è da sempre un Paese multinazionale e multiculturale, i gruppi artistici provenienti dalle varie regioni della Federazione hanno portato sul palco le loro tradizioni, i costumi, le danze e i canti che si tramandano di generazione in generazione. Dalla natura incontaminata della Penisola di Kamčatka arrivava l’Ensemble coriacco accademico di stato di danza “Mengo”, fondato da Alexandr Ghil’, che ha proposto una suggestiva danza ancestrale legata alla terra coriacca.

Dal Nord della Russia, e precisamente dalla città di Archangelsk, è giunto il Coro Popolare Russo Accademico di Stato del Nord; dalla Repubblica di Baškortostan, l’Ensemble Accademico di Stato di danze popoli “Faizi Gaskarov” Città di Ufa, che ha proposto una delle tipiche e colorate danze bashkire.

Dalla Repubblica di Calmucchia, città di Elista, ecco l’Ensemble calmucco di Stato di canto e danza “Tjul’pan”,mentre, proveniva dalla Repubblica del Tatarstan, l’Ensemble Accademico di Stato di canto e di danza città di Kazan’, che ha fatto conoscere al pubblico romano la bellezza delle danze e dei costumi del popolo tartaro.

La Repubblica di Inguscezia è stata rappresentata dall’Ensamble nazionale di danza popolare “Inguscezia”, che ha mostrato i costumi, i riti, le danze e la musica folkloristica del popolo inguscio. Dalla città di Groznij, Cecenia, l’Ensemble ceceno di stato di danza “Vajnach”, ha proposto una bellissima coreografia basata sul folklore ceceno, per far conoscere al pubblico romano le tradizioni di questa terra caucasica: non a caso la parola “vajnach”, in ceceno vuol dire “nostro popolo”.

Non potevano mancare i soldati russi per eccellenza, i cosacchi, rappresentati dall’Ensemble di Stato “Cosacchi della Russia”, dalla città di Lipeck, sulle rive del fiume Don, la regione considerata loro patria storica; l’ensemble ha proposto canti popolari cosacchi accompagnati dalle tipiche danze cosacche.

Non ultimi il Coro Popolare Russo Accademico di Stato “Mitrofan Pjatnickij”, che quest’anno festeggia il suo centenario, con le canzoni tradizionali russe, tra le quali la famosissima “Katjusha”, in una suggestiva interpretazione che ha scaldato la piazza romana, e l’Ensemble “Campane della Russia”, con la tradizione ortodossa della musica delle campane.

Gran finale con un commovente inno alla Russia, eseguito dall’artista popolare Jan Osin, insieme a tutti gli ensemble che hanno partecipato al Festival: standing ovation da parte di una piazza Navona gremita di gente ed entusiasta per un spettacolo monumentale che ha portato in Italia il meglio della tradizione popolare e culturale russa.

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