A Milano il cinema di Tarkovskij

L’omaggio al maestro russo in una rassegna dei suoi film girati in Italia e in una raccolta di fotografie scattate con la Polaroid regalatagli dal poeta e amico Tonino Guerra. Un evento unico

Ottanta polaroid scattate in Russia e in Italia, incorniciate in bianco, da guardare da molto vicino per coglierne i particolari che vanno sbiadendosi con il passare del tempo. Sono questi scatti, molto intimi, il cuore della mostra fotografica “Andrej Tarkvoskij. L’immagine dell’assoluto”, dedicata al grande maestro della cinematografia russa del Novecento, che è stata inaugurata lo scorso 12 maggio allo spazio Oberdan di Milano, dove resterà fino al 12 giugno. Alla mostra è associata la retrospettiva completa, dal 16 maggio al 9 giugno, dell’opera cinematografica del regista che trascorse in Italia gli ultimi quattro anni della sua vita.

 

Sobria l’inaugurazione della mostra milanese a lui dedicata che è stata organizzata dall’Istituto internazionale Andrej Tarkovskij e dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Milano in collaborazione con la Cineteca Italiana. A tratteggiare la figura del grande regista è stato Andrej Andreevich Tarkovskij, curatore della mostra e figlio del maestro che amava l’Italia tanto da stabilirvisi dopo le riprese di “Nostalghia”, film del 1983 girato nella campagna toscana. Fu allora che Tarkovskij, dopo che gli venne negato il permesso di rimanere all’estero per sviluppare i propri progetti artistici, decise di restare in Italia dove aveva trovato un amico come Tonino Guerra che con lui aveva sceneggiato proprio “Nostalghia”.

 

A Tonino Guerra si deve anche, in qualche modo, la genesi della mostra “Andrej Tarkvoskij. L’immagine dell’assoluto”. Il motivo lo spiega Andrej Andreevich Tarkovskij. “Fu Tonino Guerra a regalare a mio padre la Polaroid con la quale realizzò gli scatti esposti che servirono per preparare il set di Nostalghia”, ricorda il figlio del maestro, del quale quest’anno ricorre il venticinquennale dalla morte, sottolineando l’unicità della mostra milanese.

 

“Questa è una esposizione che non avrà duplicati perché le polaroid sono molto delicate, non possono essere ristampate e col tempo sbiadiscono”, continua Andrej Andreevich. Per questo il format originario della mostra proposto inizialmente dall’Istituto Internazionale Tarkovskij alla Provincia di Milano era diverso e non comprendeva l’esposizione delle preziose polaroid, diventate invece il perno dell’“Immagine dell’assoluto”. “Sono stato felice di aderire, attraverso la Fondazione dedicata a mio padre, al nuovo progetto che ha dato vita a questa mostra che si completa con la retrospettiva di tutti i suoi film che saranno proiettati in copie nuove e in versione originali con sottotitoli in italiano”, spiega Andrej Andreevich Tarkovskij.

 

Alle polaroid si aggiunge una serie di scatti di Lev Gornug: 70 foto dell’infanzia di Andrej Tarkovskij tratte dall’archivio personale del regista che trascorse gran parte di quel periodo a Zavrazie, piccolo villaggio sulle rive del Volga dove c’era la casa dei suoi nonni materni e dove lo stesso Tarkovskij era nato. Indicativa la citazione dello stesso Tarkovskij scritta sul muro bianco all’ingresso della sala: “Apriamo una scatola di cartone che una volta conteneva le conserve e ci resto sopra immobile come sull’orlo di un abisso: la c’è il tempo, la mia infanzia, la giovinezza di mia madre e di mio padre. Nella scatola ci sono le fotografie”. Le foto di Gornug, infatti, sono state quelle utilizzate dal regista per la preparazione del suo film autobiografico “Lo specchio” e sono state ristampate da negativi in vetro degli anni 1920-1930. Raccontano pur in maniera familiare la Russia del primo Novecento, il mondo letterario del padre del regista, il poeta Arsenij Tarkovskij, i primi giochi dello stesso Andrej e della sorella Marina.

 

“Un racconto per immagini di un luogo che adesso non esiste più perché inondato da una diga artificiale, tanto che mio padre era solito dire che gli avevano rubato anche l’infanzia”, dice Tarkovskij junior, che ricorda l’illustre regista più come genitore che come artista. “Era molto tenero e molto presente come padre”, conclude invitando tutti, in particolar

3 curiosità riguardanti l’artista

1. Firenze è sede dell’Istituto Internazionale Andrej Tarkovskij, luogo principe per l’attività e lo studio dell’opera artistica del regista  

2 Nel 1980 Tarkovskij riceve il David di Donatello per il film “Lo Specchio”  

3 Visse da esule e la sua salma riposa nel cimitero russo di Sainte-Geneviève-des-Bois

modo i giovani, a visitare la mostra e a seguire la rassegna. “Non credete a chi afferma che i film di papà sono difficili da capire: lui diceva sempre che bisognava usare l’emozione e lo sguardo libero come quello di un bambino”.

 

Soddisfatto Claudio Martino, direttore del settore Cultura della Provincia di Milano: “Volevamo fare una riflessione su un uomo che è stato un grande Maestro del ‘900. Questa mostra non è una celebrazione ma una testimonianza del suo modo di vedere le cose, il suo scolpire del tempo attraverso le immagini che comprendesse i due poli della sua esperienza artistica, quella orientale e quella occidentale, il suo desiderio di mettere al centro l’uomo nel rispetto del collettivismo”.

 


Biografia

Andrej Tarkovskij

NAZIONALITÀ: RUSSA

PROFESSIONE: REGISTA

PRIMO FILM: GLI UCCISORI

Andrej Tarkovskij nasce a Zavrazie il 4 aprile 1932. Studia all’Istituto cinematografico di Mosca dove si laurea con encomio nel 1961. Negli studi di Mosfilm nasce la maggior parte delle sue pellicole. Nel 1982 si trasferisce in Italia per girare “Nostalghia”. Non tornerà più in Russia. Muore a Parigi nel 1986 per un cancro.

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