Il cinema italiano conquista Mosca

Dopo una settimana di proiezioni, cala il sipario sul festival Nice. Pienone in sala, duemila biglietti venduti solo nei primi due giorni della manifestazione. La regista Isotta Toso: “Questo pubblico ci ha emozionato”.

Si è improvvisato fan dei suoi stessi fan, mettendosi a fotografare lui stesso, divertito, la folla intorno a lui. E’ stato infatti Edoardo Leo l’attore più filmato, più rincorso e più applaudito di questa 14esima edizione del Nice, New Italian Cinema Events, il festival del cinema italiano che, sotto la direzione di Viviana Del Bianco, quest’anno ha fatto tappa in Russia, portando con sé i migliori lungometraggi degli ultimi due anni. Dopo il recente successo di San Pietroburgo, i film proiettati dal 9 marzo al cinema “35mm” di Mosca (domani l’ultima serata) hanno collezionato cifre da tutto esaurito: sold out per l’inaugurazione, oltre duemila biglietti venduti soltanto nei primi due giorni della manifestazione. E poi ancora:  8 film in programma, 15 proiezioni, 2 attori, 2 registi e un producer presenti alle serate, per un totale di oltre 300 persone sedute in sala ogni sera. Numeri che rischiavano di essere un terno al lotto, perché “prima di dire che è andata bene, bisogna fare i conti con la reazione del pubblico russo”, come ha spiegato alla vigilia del festival Adriano Dell’Asta, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, fra gli organizzatori dell’evento.

Ma basta dare un’occhiata alla coda alle casse per capire che, nonostante tutto, il cinema italiano ha ancora le capacità per smuovere il pubblico. E per confermare il successo di un festival che, dal 1991, promuove  in giro per il mondo le nostre pellicole, dagli Stati Uniti al Marocco, dall’Olanda alla Russia, passando per Francia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna.

I FILM


La passione che si intreccia con la solitudine, l’incontro tra culture diverse, la riappacificazione con il proprio passato: sono queste alcune delle tematiche dei film scelti dal comitato di selezione Nice, proposti per l’edizione moscovita del festival (purtroppo privata della commedia sentimentale “Dieci inverni”, presentata solo a San Pietroburgo, poiché già distribuita nei mesi scorsi nelle sale della capitale).

Il festival si è aperto con la proiezione del pluripremiato “La prima cosa bella” di Paolo Virzì, candidato all’Oscar 2011 come miglior film straniero. Si sono poi susseguiti “18 anni dopo” di un brillante Edoardo Leo, le cui scene sono state più volte applaudite dal pubblico durante la proiezione, “Matrimoni e altri disastri” di Nina di Majo, “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio” di Isotta Toso, “Meno male che ci sei” di Luis Prieto, “Alza la testa” di Alessandro Angelini, “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti, che si è aggiudicato il David di Donatello 2010 come miglior film, e stasera sarà la volta del corto vincitore del Taormina Film Festival “Rec stop & play” di Emanuele Pisano.

Isotta Toso


IL PUBBLICO


Fra il pubblico soprattutto volti giovani. Tanti, tantissimi gli studenti di italiano. Alcuni di loro hanno addirittura comprato i biglietti di tutti i film. Altri, per paura di non trovare posto per l’inaugurazione, hanno giocato d’anticipo, presentandosi ai botteghini tre settimane prima dell’inizio della rassegna.

In sala anche tanti italiani, impossibili da confondere: manager, diplomatici, universitari arrivati nella capitale per studiare la lingua di Pushkin e Tolstoj. E poi le donne: signore russe di mezza età, elegantissime nelle loro pellicce di visone, che al debutto del festival si sono lasciate commuovere dalla storia della super mamma creata da Virzì, interpretata nel film dall’amata, anche se qui poco conosciuta, Stefania Sandrelli. E non mancano nemmeno i grandi artisti locali: Vladimir Naumow, celebre attore e regista del periodo sovietico, oggi ultraottantenne, fiero della storica amicizia con Fellini, osserva divertito il chiasso di fan all’ingresso. “Volete sapere cosa proprio non sopporto al cinema? – borbotta allegramente – La gente che mangia i pop corn! Ne salta fuori un baccano incredibile!”.


Edoardo Leo


GLI OSPITI


E poi loro, i veri protagonisti del Festival: il primo a fare il bagno di folla è Benedetto Habib, produttore de “La prima cosa bella”, applaudito con tanto di standing ovation durante la prima serata della rassegna. “E’ una cosa incredibile – dice emozionata Anita Kravos, al fianco di Sergio Castellitto in “Alza la testa” – Non mi aspettavo tutta questa partecipazione, questo interesse”. E invece il pubblico interviene, fa domande. Pungola e a volte critica gli artisti, “ma sempre con grande rispetto”, come precisa la regista Isotta Toso. E il brusio della folla si scioglie in una risata quando Edoardo Leo, all’ennesimo complimento ricevuto per l’interpretazione (ben riuscita) del suo personaggio, tenero e balbuziente, ringrazia con un altrettanto zoppicante “s-s-s-spasibo”. L’unica parola, come confessa lui stesso, che conosce del russo.

“Avete visto che la gente qui rideva alle nostre stesse battute? Ciò significa che il nostro umorismo non è poi così tanto diverso dal loro” commenta Alessandro Sperduti, giovanissimo attore di “Meno male che ci sei”, dove recita al fianco di Claudia Gerini e Chiara Martegiani, oggi al lavoro in un film che uscirà a breve in televisione. “Interpreto sempre ruoli molto positivi – dice – E non nego che in futuro mi piacerebbe ritrovarmi nei panni del cattivo di turno, e vedere come me la cavo. Hollywood? Sì, è un sogno anche per me. Ma non mi illudo. Per adesso mi godo il mio successo qui, e mi preparo alla vita da turista per le strade di Mosca, visto che in questa città non ci sono mai stato e non vedo l’ora di visitarla”.

Alessandro Sperduti

IL CRITICO


Dopo una settimana di proiezioni, il festival è arrivato praticamente al rush finale, riconfermandosi nuovamente “un’occasione unica per promuovere il cinema italiano anche oltre i confini”, così come spiega Anton Dolin, giornalista e critico cinematografico, autore anche di diversi libri, uno dei quali sul regista giapponese Takeshi Kitano. “Bisogna rendersi conto – dice - che la maggior parte del pubblico russo è ancora legato al neorealismo italiano. E non vede oltre. De Sica, Visconti, Fellini: sono questi i nomi più conosciuti. Certo – aggiunge – anche Sofia Loren e Monica Bellucci vantano una buona popolarità. Ma il cinema italiano non è solo questo. Al giorno d’oggi c’è ben altro, che vale la pena di esser promosso, anche per aiutare le produzioni locali a competere con i colossi di Holliwood, che qui in Russia coprono quasi il 90% del nostro mercato, schiacciando tutto il resto”.

Per leggere un'intervista con Anita Kravos, clicca qui

Foto: Ruslan Sukhushin

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