La perestrojca? Ha portato le festività

Foto da Kinopoisk

Foto da Kinopoisk

Durante il regime sovietico sul calendario non c’erano giorni segnati in rosso. Ma oggi il partito anti-vacanze comincia a farsi sentire, mentre ci si prepara al Capodanno.

Se chiedete a un russo quali sono state, nella sua vita, le conseguenze positive portate dalla perestrojka, probabilmente riceverete una risposta di questo tipo: la possibilità di viaggiare per il mondo e le vacanze di Natale. Tutto il resto, la libertà di parola, la democrazia, la possibilità di guadagnare, non sempre sono considerate conseguenze positive, possono anche presentare degli svantaggi. Invece sugli effetti benefici delle vacanze e dei viaggi nessuno ha dubbi.

 

Adesso fa paura a pensarci, ma ai tempi dell’Unione sovietica di vacanze non se ne parlava neanche (forse è per questo che è crollata?). Il 31dicembre era un normale giorno lavorativo, anche se a orario ridotto. Il 1° gennaio era festivo e il 2 se ne tornavano tutti quanti allegramente al lavoro. Poi è arrivata la perestrojka, e lì, ci hanno preso gusto. All’inizio hanno fatto diventare festivo il 7 gennaio, il giorno di Natale secondo il calendario ortodosso.

Poi ci hanno pensato un po’ e hanno deciso che, dato che l’intervallo tra le feste di capodanno e quelle di Natale era molto breve, poteva diventare festivo anche quello. Il popolo era d’accordo all’unanimità. E’ stato solo un miracolo se non hanno fatto diventare festivo anche il 13 gennaio, il capodanno secondo il calendario prerivoluzionario. Comunque, anche questa data di solito viene festeggiata. In pratica, tutti i colleghi e soci in affari stranieri, sanno per certo che a gennaio è impossibile fissare appuntamenti coi russi. Meglio rimandare a febbraio.

 

Non si può dire che questa sia una situazione che lascia tutti soddisfatti. Si trovano anche delle teste calde che di tanto in tanto propongono di annullare le vacanze di Natale. A sostegno di questa proposta vengono riportati vari esempi spaventosi. Infatti molte persone, non sapendo come passare il tempo libero durante le vacanze, si sentono spinte a bere e poi risentono delle sbornie durante tutto il periodo delle vacanze. E poi, vacanze così lunghe hanno anche un effetto rovina-famiglie. Mariti e mogli nel giro di due settimane riescono a infastidirsi l’un l’altro a tal punto che, finite le vacanze, invece di andare al lavoro, vanno direttamente dall’avvocato per il divorzio. Sicuramente, queste tristi storie hanno un certo fondamento, ma si vede che non è niente di così terribile perché le persone a favore dell’annullamento delle vacanze continuano a essere troppo poche.

 

Le vacanze fanno impigrire?

A questo punto, il partito anti-vacanze tira fuori l’ultimo argomento a sostegno delle sue tesi, e cioè che durante vacanze così lunghe, il russo medio si impigrisce definitivamente e poi non vuole più andare a lavorare. Il mito della pigrizia russa è talmente radicato che vale la pena di soffermarsi un po’. Anche perché le radici di questo mito sono da ricondurre all’amore del popolo per le feste. I russi, effettivamente, amano molto festeggiare in modo generoso, con compagnie rumorose riunite intorno a tavole opulente.

Ma cosa c’entra allora la pigrizia? Un popolo pigro non sarebbe riuscito a diffondersi sull’enorme territorio che va da San Pietroburgo alla Siberia, costruendo strade e città. Il nodo della questione è un altro e sta ancora una volta nella diversa visione del mondo di russi ed europei e nel loro rapporto col lavoro. Per l’europeo, educato nella fede protestante, il lavoro è prima di tutto un’opera di bene, grazie alla quale si guadagna il dovuto rispetto e riconoscimento sociale. Per il russo, abituato a faticare tutto l’anno in condizioni climatiche alquanto dure, il lavoro non è affatto un valore morale, ma solo una necessità funzionale alla sopravvivenza.

 

E cos’è che può aiutare a risollevarsi dalle dure giornate di lavoro? Ma certamente, le feste. Se si presenta la possibilità di organizzare anche solo una piccola pausa dal lavoro, il russo medio no se la lascia sfuggire. Solo un’altra rivoluzione socialista potrebbe costringerlo a rinunciare.

 

Buon Anno e Buon Bagno!


Ma torniamo al Capodanno. Ci sono diversi rituali legati a questa festa. Ad esempio, bere lo champagne al suono di un carillon. Questa tradizione risale agli anni ’20 del secolo scorso, quando la Russia iniziò a produrre i propri vini frizzanti. Per l’uomo sovietico, non abituato al lusso, era un rito associato all’idea di “dolce vita”. Dopo tutti ci hanno fatto l’abitudine e cercano di non infrangere la tradizione, anche se di solito preferiscono tutt’altro tipo di bevande.

 

Ma la tradizione più intrigante, anch’essa risalente all’epoca sovietica e ormai in auge da più di trent’anni, è sicuramente la visione di Capodanno del film “L’ironia del destino, oppure Buon Bagno!”. Se ci fosse un qualche straniero che avesse voglia di conoscere più a fondo la proverbiale “misteriosa anima russa” deve assolutamente vedere questo film. All’inizio non capirà nulla, ma poi molte cose gli diverranno chiare.

La trama è questa. Quattro amici vanno al “banja” (la versione russa della sauna) alla vigilia di Capodanno: un rito molto popolare, che serve a lavare via tutti i problemi dell’anno che se ne va. Lì si ubriacano al punto che il protagonista si ritrova per errore su un aereo diretto a Leningrado (l’attuale San Pietroburgo). L’ora di volo non gli basta per tornare in sé e, all’uscita dell’aeroporto, in modo meccanico chiede al tassista di portarlo al suo indirizzo di Mosca. Ma, destino vuole, che anche a Leningrado ci sia la stessa via con una casa simile. Addirittura la chiave entra nella serratura, visto l’abuso sovietico dell’edilizia standardizzata che riempiva il Paese di case identiche.

A causa della sbronza, il protagonista non si rende conto di trovarsi a casa di estranei e si mette a dormire. Ovviamente , dopo un po’ arriva la padrona di casa, una giovane donna molto simpatica. Invece di chiamare la polizia come ci si aspetterebbe, la donna inizia a parlare col suo ospite ubriaco. Dopo un po’ inizia a provare tenerezza e simpatia per lui, tanto che gli permette di fermarsi a casa sua. Per di più c’è anche un fidanzato nella storia, uomo di solidi principi. Alla fine la protagonista, Nadia, decide di lasciare il suo fidanzato, bravo, ma noioso, per raggiungere a Mosca l’inconcludente eroe del film, Zhenja.

 

Quando un mio conoscente italiano ha visto il film per la prima volta, ha reagito con un “roba da matti!”. Dal punto di vista della logica occidentale è assolutamente incomprensibile che si cambi un fidanzato astemio con un ubriacone, distruggendo una vita tutto sommato tranquilla. Ma raramente i russi si fanno guidare dalla logica, preferiscono le emozioni. E dal punto di vista delle emozioni Nadia ha preferito lasciar perdere una vita di routine per un amore imprevedibile dalle conseguenze misteriose. Sinceramente credo che ogni russo, in fondo all’anima, sogni di fare la stessa cosa. Forse non tanto inseguendo l’amore, quanto il miracolo che può mandare all’aria la banalità della vita di tutti i giorni.

 

Gli uomini sognano di incontrare, nella notte di Capodanno, la loro Nadia, bella e comprensiva. E le donne sperano di ritrovarsi in casa non il solito personaggio noioso, ma l’affascinante, anche se all’inizio un po’ brillo, Zhenja. E’ proprio per questo che i russi raramente fanno progetti a lungo termine. I partner occidentali la chiamano “inaffidabilità” e si innervosiscono parecchio. Ma a noi piace semplicemente lasciare un po’ di spazio al caso, al destino.

 

Il mio brindisi di Capodanno è dedicato a quell’ironia del destino capace di portare cambiamenti felici nella nostra vita! Anche se la saggezza popolare ci ricorda che tutto è bene quel che finisce bene. Solo che di solito non arriviamo subito a capirlo.

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