Andare oltre la strage di Katyn

Donald Tusk e Vladimir Putin a Katyn  Foto di Alexei Nikolsky, RIA Novosti

Donald Tusk e Vladimir Putin a Katyn Foto di Alexei Nikolsky, RIA Novosti

Mercoledì 7 aprile la foresta di Katyn ha visto di nuovo viva la memoria di tutti i suoi prigionieri involontari. Il primo ministro russo e il suo collega polacco si sono riuniti nel luogo della morte di 12 mila e 500 persone. La questione dell'esecuzione di cittadini russi e polacchi ha già settant'anni, ma la politica sta iniziando ad avvicinarsi ad essa solo ora, così come i tentativi di comprendere quanto accaduto.

A 18 chilometri da Smolensk (circa 400 chilometri in direzione ovest a partire da Mosca – n.d. Rossija Segodnja) si trova il memoriale “Katyn”, che rappresenta, come recita l'iscrizione all'ingresso, il primo monumento internazionale in Russia dedicato alle vittime dello stalinismo. Lì riposano i resti di 8150 cittadini sovietici, fucilati tra il 1918 e il 1941, e di 4421 cittadini polacchi, assassinati tra aprile e maggio del 1940. Il gruppo di lavoro creato nove anni fa in base ad accordi tra i Ministeri degli Interni per occuparsi delle questioni delicate relative alle relazioni russo-polacche fin'ora non ha fatto altro che esaminare la questione di Katyn senza successo. Nemmeno la visita di Vladimir Putin dello scorso anno a Danzica, dove il 1° Settembre 1939 è iniziata la Seconda Guerra Mondiale, è riuscita a sciogliere il nodo delle contraddizioni. In quella occasione i principali partecipanti alle iniziative di commemorazione, il cancelliere tedesco, il primo ministro russo e quello polacco, arrivarono a Danzica con diverse percezioni della verità storica e se ne andarono senza averle mutate.

L'anniversario della tragedia di Katyn è stato ora commemorato senza la partecipazione della delegazione tedesca. Putin e Tusk si sono incontrati faccia a faccia, e con loro c'erano due popoli, due storie complicate, sentimenti contrastanti. I Polacchi si aspettavano che il premier russo dicesse: “Perdonateci”. Questo però non è successo. Vladimir Putin, al contrario, ha chiesto di non riversare le colpe del massacro di Katyn sul popolo russo, perché - ha detto - “sarebbe una menzogna e una mistificazione esattamente identica a quella con cui per decenni di ciniche bugie hanno tentato di nascondere la verità sulle fucilazioni di Katyn'”.

Della stessa opinione il Commissario per i Diritti dell'Uomo nella Federazione Russa Vladimir Lukin. “La Russia non è complice di questo crimine. I funzionari dell'NKVD (l'organo dell'URSS per gli affari interni e la sicurezza dello Stato, attivo dal 1934 al 1946 - n.d. Rossija Segodnja) hanno solo seguito gli ordini della dirigenza politica. Non vedo i motivi per chiedere perdono: qui non c'è il compagno Stalin, non abbiamo più il compagno Merkulov (Vsevolod Merkulov, uno dei dirigenti dell'NKVD – n.d. Rossija Segodnja), né tutti quelli che hanno assassinato queste persone. Il Paese di allora non esiste più, oggi c'è la Russia”, ha dichiarato Lukin al corrispondente della Rossijskaja Gazeta. Anche se, secondo la sua opinione, i cittadini russi, coloro i quali sono “nati in Unione Sovietica”, provano un grande dolore nel cuore a causa delle fucilazioni di Katyn.

Vladimir Putin ha affermato durante la cerimonia che non ci sono e non ci posso essere giustificazioni dei delitti compiuti dal regime staliniano. “Nel nostro Paese è stata data una chiara valutazione politica, giuridica e morale dei crimini del regime totalitario, e tale valutazione non verrà sottoposta ad alcuna revisione”, ha sottolineato il capo del governo russo, aggiungendo successivamente che è necessario che entrambi i Paesi evitino di finire in un punto morto nelle eterne discussioni sull'argomento e insieme comprendano gli avvenimenti tragici della Storia. Solo la Russia e la Polonia, come nessun altro Paese d'Europa, hanno vissuto tutti gli orrori del XX secolo, “pagando un prezzo eccessivamente alto a causa di due guerre mondiali, di conflitti fratricidi, della crudeltà e della bestialità del totalitarismo”. Inoltre, Putin ha espresso la convinzione che la cerimonia di commemorazione del 7 aprile 2010 possa portare gli avvenimenti tragici al di fuori della vita politica e che non permetta più a nessuno di speculare su di essi.

“Qui, a Katyn', dobbiamo avere il coraggio e la forza di dire che la nostra via alla riconciliazione è quella di non chiudere nulla, dobbiamo trovare in noi stessi le forze per aprire tutto, dobbiamo ricordare i nomi di tutti, affinché questo percorso verso la riconciliazione sia facile e più breve” - ha dichiarato Donald Tusk.

Camminando attraverso il memoriale, Tusk ha raccontato al primo ministro Putin la storia di una certa Janina Lewandovska, diplomatasi all'istituto musicale e a quello militare, diventata inoltre la prima donna europea a lanciarsi col paracadute dall'altezza di 5000 chilometri. Il 22 aprile 1940 doveva festeggiare il suo compleanno, ma “l'ha fermata un colpo alla nuca”. Putin ha compreso il messaggio di Tusk, dicendo: “Chiniamo il capo di fronte a coloro i quali qui hanno coraggiosamente incontrato la morte, le cui aspirazioni, speranze, talenti vennero spietatamente calpestati, di fronte a quelli che li hanno attesi invano, ma che da sempre conservano nel loro cuore il ricordo delle madri, dei figli, dei propri cari”.

Ogni nome, ogni cognome, ogni tomba è importante per i Polacchi, ha spiegato Tusk, che ha ringraziato in anticipo per qualsiasi informazione. “Noi tutti, polacchi, in un qualche modo rappresentiamo la grande famiglia di Katyn'”, ha precisato il premier polacco. Non di rado nel corso del suo intervento ha fatto riferimento a Solzhenitsyn, il quale usava dire che la “verità” ha dietro di sé tutto il mondo. La menzogna necessita della violenza ed entrambe non possono esistere senza l'altra, ha aggiunto.

“Katyn” è una parola dolorosa, che per anni è stata coperta dal silenzio e dalla menzogna”, ha scritto ancora Donald Tusk nel libro degli ospiti d'onore del memoriale. “E' il nostro dolore condiviso. Ma abbiamo la verità, la responsabilità e il rispetto reciproco”, ha aggiunto nello stesso libro Vladimir Putin.

Oltre ai funzionari statali e ai giornalisti di entrambe le parti nella foresta di Katyn erano presenti anche i familiari delle vittime, oltre a persone desiderose di esprimere il proprio cordoglio. Insieme a sacerdoti della chiesa ortodossa, cattolica e ebraica hanno recitato il Padre Nostro nella parte polacca del memoriale, dove è stata eretta un'enorme croce di ferro. Nella parte russa del memoriale è stata invece celebrata la messa funebre per i soldati e gli ufficiali sovietici.

“Agire è importante e necessario, anche se, detto chiaramente, si sta agendo con ritardo - ha confessato alla Rossijskaja Gazeta Vladimir Lukin. - E' male che la verità venga rivelata tardi, ma è importante dire tutta la verità senza riserve...

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